L’Ungheria ha mille volti differenti, e un solo cuore che canta come un tamburo” scriveva Pablo Neruda. Scoprire l’Ungheria, la sua storia ricca di valorose rivoluzioni quanto tragiche sconfitte, la sua cultura ricca di autorevoli umanisti e geniali inventori, i suoi paesaggi dall’infinita steppa dell’est al lago Balaton, ed infine i suoi sapori “crocevia d’agli e di paprika”, può rivelarsi non così semplice come qualcuno crede. Di sicuro oggi è semplice raggiungere il paese magiaro che grazie al sistema autostradale dista appena 6 ore di macchina da Trieste, o grazie alle compagnie aeree low-cost (la più usata è l’ungherese Wizz Air) è facilmente, ed economicamente, raggiungibile da tutta Italia.

Budapest: la più bella città sul Danubio

Per chi vuole fare un viaggio in Ungheria non si può non partire dalla capitale descritta da Claudio Magris come “la più bella città del Danubio; una sapiente auto-messinscena, come Vienna, ma con una robusta sostanza e una vitalità sconosciute alla rivale austriaca”. Un crocevia di popoli e culture che ben si riflettono nei numerosi stili architettonici che narrano storie intime, spesso con un passato turbolento. Capire l’anima di Budapest non è facile. Forse il metodo migliore è quello di perdersi tra le strette vie del quartiere “ebraico” o di quello “rom”, per poi godersi una vista panoramica dalle colline di Buda. Da non mancare una visita ai famosi “ruins pub” o un giro in battello la sera. Due sguardi differenti: uno sulla città underground e uno sui lussuosi palazzi che si affacciano sul Danubio. Due sguardi che bene riflettono la complessità di questa città. Per districarsi tra queste diverse anime e scoprire storie nascoste può essere conveniente partecipare agli itinerari di Sfumature di Budapest.

Un viaggio dal mare alla steppa ungherese

Ma Budapest deve essere solo la nostra partenza perchè è fuori dalla metropoli magiara che si troverà la “vera Ungheria” quella rurale, fatta di piccoli villaggi contadini e tradizioni arcaiche. La prima tappa potrebbe essere il lago Balaton, conosciuto come “il mare ungherese”, e che in particolare nella sua riva settentrionale nasconde bellissimi villaggi e spiagge rilassanti. Qui si trova la “selvaggia” regione di Bakony, un turismo naturalistico da scoprire in sella a una bici o a un cavallo. Un po’ più a ovest nel Badacsony è possibile gustare freschi vini bianchi dal particolare sapore conferito dalla terra vulcanica. Ma la zona del Balaton può essere interessante anche d’inverno quando nell’adiacente lago di Heviz si radunano flotte di visitatori per provare le acque curative del più grande lago termale d’Europa. Lasciando il Balaton alle nostre spalle, attraversando il Danubio, antico confine dell’Impero romano, ci dirigiamo a est, in quell’Ungheria nella quale la cultura latina ha avuto meno influenza, e dove più forti sono le tradizioni dei magiari. Qui troviamo la grande steppa, i bufali e le coltivazioni di paprika. La visita al villaggio di Hortobagy con annesso uno spettacolo dei Csikos, i cowboy magiari vestiti di nero-azzurro, è qualcosa da non mancare, come anche il parco degli animali ungheresi dove tra gli altri si può ammirare la Mangalica, maiale dai prosciutti prelibati.

Incrocio di gusti e di sapori

La cucina ungherese è un incrocio di culture che unisce vecchie tradizioni locali a metodi internazionali. Dal gulash, aroma nomade che sale dalla steppa”, fino alle prelibatezze della pasticceria create e ridefinite durante l’epopea austroungarica. Durante un viaggio in Ungheria è impossibile non apprezzare la cucina ungherese. Non vi è posto migliore della “csarda” per apprezzarla, parola di origine persiana che in Ungheria indica una locanda con cucina tradizionale. Qui appena seduti troverete ad aspettarvi l’aperitivo ungherese, un bicchiere di acquavite (Palinka), tradizionalmente di prugne o di albicocche. Un aperitivo forte per preparare lo stomaco alle successive portate, quasi sempre a base di carne, per poi concludere con una torta Dobos o un Somloi galuska. Ovviamente i pasti ungheresi sono contornati da grandi bevute di vini, perchè l’Ungheria è una regione storica della viticoltura europea. E’ qui che nel medioevo si produceva il “Re dei vini, il vino dei Re”, il Tokaij. Vino che prende il nome dalla piccola città nel nord-est del paese che vale la pena di visitare se si è amanti dei vini dolci color miele.
Un’altra regione di sicuro interesse enologico si trova a 150/200 km a sud di Budapest. Szekszard e Villany, due luoghi legati ai prelibati vini rossi dove tra dolci colline ci si può godere il lento passare del tempo in queste cittadine lontane dallo stress e dal turismo di massa. Qui è nato il Bikaver, sangue di toro, vino rosso corposo che deve il suo nome agli invasori turchi. Gli ungheresi combattevano infatti con i lunghi baffi ricoperti dal vino rosso che bevevano per farsi forza, ma agli occhi degli invasori la foga con la quale i magiari si difendevano era data dal sangue di toro che pensavano bevessero prima delle battaglie.

Musica ed eventi

Numerosi sono gli eventi e i festival che meriterebbero menzione. Per quanto concerne gli eventi musicali il più importante è sicuramente il Sziget Fesztival, ma non solo. La programmazione di festival estivi è molto ricca. Ma non ci sono solo i festival, quale occasione migliore per scoprire la cultura di un paese se non nelle feste di paese. Per gli amanti dei cavalli e delle tradizioni rurali in luglio a Hortobagy “le giornate dei cavalli”, a settembre il  festival della vendemmia a Szekszard, a ottobre il festival del salame ungherese a Bekescsaba, e a febbraio l’ormai famoso carnevale di Mohacs. Durante l’estate poi, non dimenticate che il 20 agosto è festa nazionale e che Budapest si riempie di attività e concerti.

Letture per un viaggio in Ungheria

Prima di intraprendere un viaggio è sempre utile iniziare ad avvicinarsi al paese attraverso alcune letture. “Ungheria, in un guscio di noce” di Gyorgy Dalos (Beit, 2012) scritto in maniera coinvolgente e limpida è un ottimo testo per scoprire storia e cultura dell’Ungheria dalle origini ad oggi. “Sotto il culo della rana” di Tibor Fischer (Mondadori, 1997) è un bel romanzo per comprendere la mentalità ungherese e le difficoltà degli anni ’50. Per chi vuole capire meglio la situazione politica e sociale di oggi invece consigliamo “L’Ungheria contemporanea” di Adriano Papo e Gizella Nemeth (Carocci, 2008). Ed infine per chi volesse conoscere meglio la cucina ungherese attraverso una vena poetica “Abbiamo assaggiato l’Ungheria” di Pablo Neruda e Miguel Asturias (Sciascia, 1974).

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