Non passa giorno che la capitale ungherese non viene coinvolta da proteste contro l’esecutivo di Viktor Orbán. Domenica 9 aprile in piazza erano scesi in 80.000, ieri molti di meno, ma la tenacia dei manifestanti fa pensare che le proteste continueranno.

Mercoledì 12 aprile in migliaia si sono ritrovati in piazza degli Eroi chiamati dalle ONG ungheresi per chiedere il ritiro della legge che prevede restrizioni per le associazioni che ricevono finanziamenti dall’estero. I manifestanti dalla grande piazza si sono diretti prima al Parlamento e poi in piazza Oktogon dove sono rimasti fino a tarda notte.

Durante le proteste più volte sono stati scanditi slogan a favore della CEU e dell’Unione Europea. Le manifestazioni che stanno coinvolgendo Budapest erano partite proprio contro la chiusura dell’Università americana. Ormai è però evidente come le diverse rivendicazioni si siano unificate in un unico obiettivo: colpire il governo del Fidesz accusato di essere anti-UE e corrotto.

A sostenere le manifestazioni non solo la società civile e i partiti del centro-sinistra ungherese ma anche la destra radicale di Jobbik che ha deciso di appoggiare la richiesta dei verdi (LMP) per mandare alla Corte costituzionale la legge contro la CEU.

A un anno dalle prossime elezioni il clima si sta facendo più difficile per il Fidesz di Viktor Orbán.

 



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