Il leader dello Jobbik Gábor Vona ha presentato la scorsa settimana l’iniziativa popolare su uno stipendio comune europeo. Durante la conferenza stampa ha parlato abbondantemente anche della situazione in vista delle elezioni politiche del 2018.

Per Vona la sfida del 2018 vede unicamente due concorrenti, il Fidesz di Orbán e lo Jobbik. Continuità vs cambiamento. Sono queste le uniche alternative. Il leader dello Jobbik ha sottolineato come tra l’opposizione al governo solamente lo Jobbik sia una forza credibile, stabile e pronta a governare. “Le altre forze, in particolare i socialisti, sono deboli, instabili” ha dichiarato, ricordando gli innumerevoli cambiamenti alla leadership del partito socialista. “Corrono senza alcuna possibilità di vincere, la loro lotta politica punta unicamente alla spartizione delle poltrone post-elezioni all’interno della sinistra” ha sottolineato.

Vona, presidente dello Jobbik dal 2006, ha ribadito come non ci sia alcune intenzione di creare un’alleanza tra il suo partito e le forze del centro-sinistra. Ipotesi di alleanza che circola da diversi mesi su media e nei dibattiti politici e che effettivamente potrebbe essere l’unica speranza per scalzare Orbán dal potere. Ma il leader del partito radicale ungherese è stato chiaro: “Non programmiamo alleanze con il centro-sinistra. Se lo facessimo perderemmo tutta la nostra credibilità!” e ancora “un vero partito non cerca alleanze con altri partiti, ma con la gente”. Su questo punto infatti si è concentrata la campagna dei manifesti contro la corruzione che infatti lanciano la proposta politica di un “Partito popolare” (Néppart in ungherese).

Dura la critica al governo attuale. Vona ha dichiarato che Orbán ha fallito e che il Fidesz è un partito anti-democratico e corrotto. Nel paese, sempre per il leader di Jobbik, si registra aria di cambiamento e questo cambiamento porterà Orbán a uscire di scena. Secondo Vona però la critica dello Jobbik al governo è diversa di quella dei partiti del centro-sinistra che criticano tutti i provvedimenti. Vona ha sottolineato come ci siano dei provvedimenti di questo governo che sono apprezzati dallo Jobbik e che verranno mantenuti, in particolare le sovvenzioni per le famiglie e la politica macro-economica.

Ormai da diversi mesi è chiaro il cambio di paradigma che ha riguardato lo Jobbik. Nato nel 2006 come partito della destra radicale ungherese con tinte neanche troppo nascoste che richiamavano all’ideologia fascista e antisemita il partito oggi è cambiato. Cambiamento frutto di una moderazione da parte della leadership dovuta anche al patto siglato con l’importante imprenditore ungherese Simcska che dopo la rottura con Orban ha puntato su Jobbik. Per Vona la “transizione” rappresenta l’arrivo nella politica del XXI secolo. Una politica ben diversa da quella del Novecento, all’interno della quale era nata la loro militanza politica. Ora Jobbik si propone come partito superpartes, né di destra né di sinistra. Partito che ha superato le ideologie del secolo scorso e che mira a “costruire ponti tra le diverse categorie sociali ungherese”. Questa transizione non è però stata indolore. Negli ultimi mesi molte sono state le polemiche e le scissioni in gruppi di potere locale del partito. Quanto Vona sia riuscito a tenere unito il suo elettorato lo si vedrà nelle elezioni del 2018.

Quanto questa transizione sia dovuta dalla necessità politica di ingrandire il proprio spazio elettorale, chiuso in un angolo dalla politica del Fidesz, o dalla forte influenza di Simicska sarà il 2018 a dircelo. Negli ultimi sondaggi lo Jobbik viene costantemente monitorato come secondo partito, stabile ma molto indietro rispetto al Fidesz.



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