Sta facendo il giro del mondo la storia (ignorata dai media ungheresi) della nuotatrice e rifugiata siriana Yusra Mardini, che è tornata dopo 2 anni a Budapest per partecipare ai Mondiali di Nuoto in corso in questi giorni nella capitale magiara.
L’aveva promesso a sé stessa in uno dei momenti più difficili della sua vita, mentre dormiva per terra nella stazione ferroviaria Keleti di Budapest, in attesa di raggiungere la Germania: sarebbe tornata nella capitale magiara, ma non da rifugiata. Ed è quello che è avvenuto in questi Campionati Mondiali di Nuoto.
La fuga dalla Siria e il gesto eroico di Yusra
Stiamo parlando della diciannovenne siriana Yusra Mardini, scappata con la sua famiglia due anni fa dalla Siria in guerra e già resa famosa dalle cronache per l’eroismo dimostrato durante la difficile ed estenuante traversata del Mediterranneo, quando da una zattera di fortuna che rischava di colare a picco al largo della Grecia, lei, nuotatrice che aveva rappresentato la Siria ai Mondiali di Nuoto in Vasca Corta in Turchia nel 2012, si getta in mare insieme a sua sorella (anch’essa nuotatrice) e ad altri due uomini, spingendo il natante per oltre 3 ore nelle acque gelide dell’Egeo e portando così in salvo fino alla costa greca la sua ed altre famiglie.
L’arrivo a Budapest da rifugiata e la nuova vita a Berlino
Grazie a questo eroico gesto la famiglia Mardini raggiunge la Grecia e da lì intraprende l’ormai famosa via balcanica: Macedonia, Serbia e Ungheria, dove Yusra con i suoi familiari si ritrovano a dormire nella stazione Keleti nell’estate 2015, in attesa come altre migliaia di persone di poter raggiungere l’agognata Germania. Yusra e la sua famiglia sono tra i fortunati e giungono così a Berlino, dove la nuotatrice siriana riprende la sua attività agonistica che le permette di partecipare, sotto le insegne degli atleti rifugiati, prima ai Giochi Olimpici di Rio 2016, e adesso ai Mondiali di Nuoto di Budapest 2017.
L’opinione di Yusra sull’Ungheria
Nonostante il trattamento poco accogliente ricevuto dal Paese danubiano nell’estate del 2015, Yusra ha oggi un atteggiamento comprensivo che non lascia spazio al rancore:
“All’epoca consideravo gli ungheresi particolamente maleducati ed ostili e il mio allenatore (di Berlino ndr) si è preoccupato quando gli ho comunicato che sarei tornata a Budapest, ma adesso, dopo essere tornata a Budapest per i Mondiali di Nuoto, ho capito che ho fatto la scelta giusta ed ho cambiato opinione sugli ungheresi: capisco ora la loro paura dell’epoca, anche se avrebbero dovuto provare ad aprirsi di più”
E conclude infine:
“Non dico che tutti i rifugiati siano meravigliosi o siano tutti degli angeli. Dappertutto nel mondo c’è gente buona e gente cattiva. Semplicemente questo vale anche per i rifugiati.”
Parole che però non hanno trovato eco sui media governativi ungheresi, che hanno volutamente taciuto la sua storia, in quanto poco compatibile con il martellante storytelling anti-immigrazione, ad uso interno, del governo locale.
Nel frattempo qualcuno già progetta un film sull’incredibile storia di questa giovane e coraggiosa siriana, ma il vero sogno dichiarato di Yusra è un altro: tornare a nuotare un giorno per i colori della sua amata e martoriata Siria.
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