A 40 km da Budapest, immerso nella campagna della valle di Váli, si trova il paese di Felcsút, un piccolo agglomerato rurale con una comunità di poco inferiore alle 2.000 persone. Felcsút non sarebbe che un semplice villaggio di campagna come molti altri se non fosse che al numero 169 di via Fő nasconde una perla di architettura sportiva unica nel suo stile: la Pancho Aréna.

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Lo stadio così chiamato in onore di Ferenc Puskás, stella della magica Ungheria e del Real Madrid negli anni ‘50, deve la sua denominazione proprio al nome con cui veniva affettuosamente chiamato Puskás nella capitale spagnola. Il suo progetto è invece opera di un’altra personalità di spicco nel Paese: Imre Makovecz, fervido sostenitore dell’architettura organica e creatore di edifici dallo stile inconfondibile tra i quali il campus dell’università Pázmány Péter e la chiesa cattolica romana di Paks. Nei suoi lavori, Makovecz ha sempre perseguito l’opera e le idee degli architetti dell’ art nouveau ungherese e del romanticismo nazionale. Ed è proprio dalla sua ricerca dello stile tradizionale ungherese abbracciato all’idea dell’architettura organica, che vuole gli edifici parte integrante e dialogante con l’ambiente naturale circostante, che nasce lo stadio di Felcsút. Makovecz non ebbe la possibilità di vedere la sua creazione visto che i lavori terminarono nel  2014, tre anni dopo la sua scomparsa. Il progetto fu portato a temine da Tamás Dobrosi e dallo studio Doparum Architects di Budapest seguendo fedelmente le indicazioni del piano originale.

SCELTA A

La maestosità di questa opera è oggi giorno visibile a tutti e cattura i suoi osservatori fin dal primo sguardo. Collocata sul fondo della valle, non impatta il panorama circostante in quanto le sue dimensioni risultano essere contenute ed accompagnate dalle dolci e tradizionali curve della copertura seguite, sul lato ovest, da tre torrette che consentono l’accesso alla tribuna principale. Ed è proprio la magnificenza del tetto, con le sue deliziose volte in legno che lascia senza parole il tifoso al seguito della squadra. Quasi 1.000 tonnellate di legno sono state impiegate per realizzare quello che agli occhi dello spettatore appare come una foresta di alberi che, con i loro rami volti verso il cielo, sostengono la copertura che ripara i 3.500 posti a sedere. Alberi che con l’illuminazione artificiale trasformano le spoglie fronde in rami in fiore come allo sbocciare della primavera. L’effetto televisivo rende ancora meglio questo risveglio stagionale. La ricerca architettonica non dimentica però la funzione primaria dell’edificio, ovvero al sua natura calcistica. La Pancho Aréna, cosa più unica che rara viste le sue contenute dimensioni,  è stata classificata dalla Uefa come Elite Stadium, riconoscimento concesso solo agli stadi che superano una scrupolosa selezione basta su precisi requisiti tecnici e relativi al confort ed ai servizi a disposizione degli spettatori. La distanza tra le file a sedere di 100 cm e i 55 cm tra i sedili sono ai massimi livelli della classe. I 420 posti VIP riprendono l’atmosfera intima ed accogliente del campus che circonda lo stadio seguendo lo stile dell’architettura organica.  Sette skybox posti sopra la zona VIP offrono piena comodità per gli sponsor. A completare il tutto troviamo una sala conferenze in grado di ospitare 50 persone ed una tribuna stampa attrezzata con 70 postazioni.

SCELTA B

Come si può intuire, seguire una partita della Puskás Akadémia, la squadra che gioca su questo campo, è qualcosa di molto particolare che va oltre il match stesso. La sola ricerca dei dettagli come la cancellata esterna dello stadio, la particolare conformazione delle curve sul lato corto del campo ed i corridoi accompagnati da archi in cemento armato che armoniosamente si coniugano con la volta in legno soprastante, permetto di assistere ad uno spettacolo sportivo in una ambiente assolutamente inusuale ed affascinante.

Lo stadio, inaugurato il 21 aprile  2014 con l’incontro tra la locale squadra dell’Akadémia e l’under 17 del Real Madrid, partita voluta per ricordare le due anime di Puskás di cui una maglia originale da lui indossata con le Merengues è gelosamente conservata nello stadio, ha voluto sancire la natura di tutto il complesso che circonda la struttura e destinato allo sviluppo del calcio giovanile in Ungheria. Il campus, che segue lo stile del suo principale attore, offre ai giovani calciatori tutte le migliori strutture per poter  conciliare studio, attività fisica e la crescita sportiva delle nuove stelle magiare. Ad ulteriore conferma di questa aspirazione, è qui che si tennero alcune partite dell’Europeo Under 19 del 2014 tra cui la semifinale tra Portogallo e Serbia.

SCELTA C

Questo stadio gioiello, in tutte le sue sfumature, diventa esso stesso un’attrazione sia per i locali e che per gli stranieri. Assistere ad una partita al suo interno diventa una esperienza che va oltre il calcio, fondendo la ricerca dello stile con il piacere del gioco. Altresì, la sua posizione a ridosso della città mette a disposizione di tutti la possibilità vivere questo connubio architettonico-sportivo.

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La Pancho Aréna rende omaggio nel migliore modo possibile a quello che fu il più forte giocatore magiaro di sempre rispecchiandone il carattere ribelle che spinse Puskás a lasciare il paese durante gli anni del socialismo sovietico, rischiando tutto per portare con se la sua famiglia e riservando un posto nel cuore alla sua patria, nella quale rientrò appena gli fu possibile. Così anche lo stadio di Felcsút con determinazione e coraggio è andato oltre l’idea classica degli impianti da gioco restando fedele alla tradizione architettonica ungherese intrinseca tra le sue mura.



Foto: 24.p3k.hu, player.hu, meva.hu