Alla Casa delle Traduzioni di Roma si è svolta la presentazione del libro Il Montecristo comunista dell’autrice ungherese Noémi Szécsi che, con grande sorpresa da parte dei magiaristi e degli addetti ai lavori, ha visto la presenza di un folto numero di partecipanti.
L’Italia ha mostrato fin da subito interesse per questo libro e non si capisce cosa abbia attirato maggiormente i lettori italiani nel titolo, se il “Montecristo” o il “comunista” – ha esordito ironica l’autrice, vincitrice del Premio Letterario dell’Unione Europea del 2009 proprio con questo testo. Con lei erano presenti la Prof.ssa Cinzia Franchi, docente di Lingua e Letteratura ungherese all’Università di Padova, la traduttrice, Claudia Tatasciore, e István Puskás, Direttore dell’Accademia d’Ungheria a Roma.
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La scrittrice Noémi Szécsi

 
Il Montecristo comunista narra la storia di un giovane ungherese Sanyi che nel 1919, durante la Repubblica dei consigli, parte per una missione segreta a Vienna. Quando poco dopo l’esperimento comunista fallisce, Sanyi deve far ritorno a Budapest in clandestinità. La storia continua in una sanguinosa tragicommedia fino alla Rivoluzione del 1956, attraversando i rivolgimenti politici ungheresi, tra false identità e missioni segrete, drammi familiari e una domanda ricorrente: chi può dirsi vero comunista?
Ad aprire la serata di presentazione del romanzo è stato il Dott. Puskás con una breve introduzione sulla letteratura al femminile in Ungheria: una letteratura “giovane” che nasce solo nel XIX secolo, a differenza di una più lunga tradizione italiana (in Italia se ne hanno infatti degli esempi già durante il Rinascimento). Il Direttore ha poi posto l’accento sull’ambientazione storica del romanzo che si svolge tra il 1919 e il 1956, anni in cui, a differenza dell’Italia, in Ungheria tutti i ceti sociali hanno subìto forti traumi: dall’aristocrazia al ceto più povero. È proprio di questi traumi che la scrittrice racconta con intelligente ironia e fine sarcasmo, documentandosi sulle vicende di quel tempo e creando i suoi personaggi sulla base di informazioni storiche.
Alla domanda perché ha scelto di parlare di questo arco temporale, la Szécsi ha risposto: avevo 14 anni quando c’è stato il cambio di regime, e per me era difficile elaborare il fatto di essere nata in un’era storica completamente diversa da quella in cui dovevo crescere. Scrivere questo libro ha rappresentato una terapia per me.
A introdurre i lavori precedenti di Noémi Szécsi, la prof.ssa Cinzia Franchi che ha incuriosito gli astanti con la descrizione entusiasta di “La vampira snob” (pubblicato da Baldini&Castoldi e tradotto da Laura Sgarioto), esordio dell’autrice: la Franchi ha spiegato che nella lingua ungherese non esiste il genere e che mentre il titolo originale lascia il lettore nel dubbio che il protagonista sia un vampiro o una vampira, in quello italiano non si è potuto mantenere il “mistero” riguardo al genere, ma si è dovuta fare necessariamente una scelta. La Franchi ha tracciato un excursus della carriera della Szécsi, parlando fra le altre cose anche del suo blog, Halcsontos fűző (in italiano: il laccio del corpetto), che si occupa di storia, letteratura e storia del costume delle donne in primis in Ungheria tra Ottocento e prima metà del Novecento, e della collaborazione con la docente di storia dell’ELTE, Eleonóra Géra, con cui ha scritto due libri sull’argomento, nel 2015 e 2017: “Vita privata di una gentildonna budapestina (1860-1914)” e “La gentildonna budapestina moderna 1914-1939”.
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A prendere la parola sulle difficoltà della traduzione, la dott.ssa Tatasciore: la traduttrice ha confessato che l’elemento più significativo della traduzione è stato il ritmo, vero protagonista del romanzo; un linguaggio incalzante, irriverente, sarcastico, che riuscire a rendere non è stata cosa da poco. La difficoltà principale nella lettura di questo testo, ha spiegato la traduttrice, risiede nella catena degli eventi storici poco noti a un pubblico italiano: per questo motivo si è deciso di ampliare la cronologia in appendice (presente anche nell’originale, insieme a una descrizione dei personaggi che vengono citati). Ha inoltre confessato che l’aspetto più divertente nella traduzione di questo testo è stato tradurre “per immagini”: ad alcuni dei personaggi storici viene dato un nomignolo, per cui nel processo della creazione di un corrispondente italiano vi è stata una ricerca delle immagini di quei personaggi.
La serata si è conclusa con la lettura dell’incipit del romanzo sia in lingua originale che nella bellissima traduzione della Tatasciore. Un grande incontro che denota il vivo interesse per la cultura e la letteratura ungherese in Italia.
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Foto: mimesis-elit.it