Tra le ragioni che hanno reso Budapest una delle mete turistiche più gettonate d’Europa, vi sono senz’ombra di dubbio i suoi eleganti viali alberati e le sue splendide piazze ottocentesche. Tra queste, una delle più conosciute è Piazza della Libertà, Szabadság tér in ungherese, che si trova nel cuore del quinto distretto, a pochi passi dal ben più noto Parlamento ungherese. Tuttavia, questo luogo è rinomato anche per i suoi monumenti controversi, i quali ripercorrono la storia recente del paese. Infatti, nell’arco di pochi metri, sono presenti il monumento in ricordo dei soldati sovietici dell’Armata Rossa, quello delle vittime della Shoah, la statua del presidente americano Ronald Reagan e, soprattutto, il mezzo busto dell’Ammiraglio Miklós Horthy, che “resse” il paese tra il 1920 ed il 1944.

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Inaugurazione della statua dedicata a Miklós Horthy in Piazza della Libertà

Ciascuna di queste opere pubbliche ha suscitato, per un motivo o per un altro, grandi dibattiti e discussioni in tutto il paese. Tuttavia, particolare enfasi andrebbe posta sul monumento dedicato alla controversa figura di Horthy, reggente dello stato ungherese per 24 anni, inaugurato nel 2013 per iniziativa della chiesa presbiteriana di Piazza della Libertà, davanti alla cui scalinata d’ingresso si trova il mezzo busto del Reggente, e patrocinata dal partito di estrema destra Jobbik.

Come già menzionato, l’ammiraglio Horthy è stato reggente dello stato ungherese, che all’epoca risultava essere una monarchia senza sovrano, dal 1920, in seguito alla breve e drammatica esperienza comunista della Repubblica dei Consigli, al 1944, anno in cui i nazisti lo deposero ed arrestarono per sostituirlo con Ferenc Szálasi, leader del partito neonazista delle Croci Frecciate. Negli anni in cui Horthy mantenne le redini dello stato, impose un regime autoritario e nazional-conservatore, che ebbe tragiche responsabilità politiche, tra le quali le leggi antiebraiche e l’ingresso nel secondo conflitto mondiale al fianco della Germania nazista.

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L’ammiraglio Miklos Horthy assieme ad Adolf Hitler

L’Ammiraglio Horthy morì in esilio in Portogallo nel 1957, per poi essere tumulato nella sua città natale, Kenderes, nella grande pianura ungherese, solo nel 1993, poiché nelle sue ultime volontà lasciò scritto di voler essere seppellito nella sua terra natale solo dopo il ritiro dell’esercito sovietico dall’Ungheria. Infatti, è proprio agli inizi degli anni ’90, in piena fase di transizione, che i simboli e l’ideologia Horthysta tornarono in auge in Ungheria, con la nascita dei primi movimenti revisionisti di estrema destra.

Tuttavia, come già citato in precedenza, la “statua della discordia” è stata esposta davanti alle scalinate della chiesa presbiteriana nel 2013 per volontà del pastore Loránt Hegedűs e sotto gli auspici di Jobbik, unico partito a partecipare attivamente all’inaugurazione. Non a caso, il primo ad intervenire alla cerimonia fu il deputato di Jobbik Márton Gyöngyösi, il quale sostenne come Horthy fosse stato il più grande uomo di stato ungherese del XX secolo e come egli avesse salvato il paese dopo “la sanguinosa furia bolscevica” e la “catastrofe del Trattato di Trianon” dimenticando, però, che fu proprio l’Ammiraglio a firmare quell’atto infamante che ancora oggi si pone al centro del dibattito politico ungherese. Ma negli ultimi anni la figura di Horthy è stata più volte celebrata non solo dalla destra radicale ungherese ma anche dal governo Fidesz ed in particolare dal premier Orbán che non ha esitato a definirlo “grande statista”. Una valutazione del passato che ben evidenzia lo spostamento a destra del premier magiaro.

Hungarian far-right Lajos Major (93) shows his picture from World War II during the ceremonial unveiling of the statue of wartime leader Miklos Horthy in central Budapest

Sostenitore di Horthy mostra una propria foto in divisa militare durante l’inaugurazione

In ogni caso, al di là delle già menzionate personalità pubbliche, l’evento vide anche una massiccia presenza di sostenitori e nostalgici del vecchio regime Horthysta, i quali accompagnarono l’inaugurazione della statua dell’ammiraglio con inni patriottici ed offese a sfondo antisemita rivolte ai contro-manifestanti, che in centinaia si riversarono nella piazza per protestare contro la scempiata iniziativa antistorica della chiesa presbiteriana e dei neofascisti di Jobbik.

In poche parole, la statua che ancora oggi può essere “ammirata” da turisti ignari e passanti casuali, rappresenta chiaramente la difficoltà che molti ungheresi hanno, così come altri popoli dell’Europa centro-orientale, non ultimi i polacchi con la vergognosa legge sulle responsabilità nazionali durante l’occupazione tedesca, nel fare i conti con la propria storia ed il proprio passato, cadendo spesso nella propaganda più ideologica, preferendo il sermone di qualche politico o religioso alla preparazione accademica di chi, quegli eventi drammatici, li ha studiati e compresi veramente.

 

 

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