Articolo di Gian Marco Moisé per eastjournal.net

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Per il secondo anno consecutivo, l’Ungheria si colloca in fondo alla classifica dell’Indice Sanitario Europeo del Consumatore (ECHI), a pari merito con Polonia, ma dietro ad Albania e Montenegro, stati che nonostante gli sforzi per entrare a farne parte, non sono ancora membri dell’Unione Europea.

L’Indice Sanitario Europeo del Consumatore (ECHI)

L’Indice Sanitario Europeo del Consumatore è un’analisi comparativa dei sistemi sanitari dei vari paesi europei dal punto di vista del consumatore, considerando tempi di attesa, accesso e qualità alle medicine e alle informazioni. La Centrale del Consumatore della Sanità (Health Consumer Powerhouse) è un think tank di origine svedese specializzato nel paragone delle prestazioni sanitarie dei diversi paesi. Visto dalla Commissione europea come il principale strumento di misurazione delle prestazioni sanitarie nazionali, ma inviso dal British Medical Journal che l’ha criticato per l’assegnazione eccessivamente arbitraria dei punteggi.

L’indice attribuisce un punteggio complessivo a ciascun paese in cui il minimo sono 333 punti e il massimo sono 1.000. Nel 2006, l’Ungheria aveva conseguito un punteggio di 600 punti, ma da quell’anno le prestazioni sono calate costantemente. L’anno scorso il paese aveva ottenuto 575 punti, undici in più rispetto a quelli assegnati alla Polonia.

L’Ungheria ha uno dei peggiori tassi di sopravvivenza di persone con tumore in tutta Europa, con un tasso di sopravvivenza per 5 anni poco al di sopra del 40% contro i 70% di Norvegia, Svizzera e Islanda. Lunghissimi i tempi di attesa per le TAC, il paese era in fondo alla classifica anche per la contrazione di infezioni in ospedale. Solo l’Albania ha superato l’Ungheria in fatto di “piccole donazioni” fatte a medici per l’ottenimento di cure più attente. Il paese però, eccelleva per una copertura quasi totale di bambini vaccinati contro le otto malattie più diffuse, e per il numero di ore di educazione fisica richieste a scuola.

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La tabella di EHCI del 2016. Fonte: quotidianosanita.it

Il risultato di quest’anno

Così come l’anno scorso, l’Ungheria si è collocata 30esima su 35 paesi esaminati (29esima su 31 se si considerano i paesi con lo stesso punteggio). Stupisce in particolar modo come nonostante le riforme restrittive volute dalla Polonia in ambito contraccettivo, i paesi siano arrivati a pari merito. La spiegazione che ne è stata data dagli autori è che: “Non c’è alcun tipo di correlazione tra accessibilità alla sanità e denaro pubblico speso.” Anzi, è persino meno costoso avere un sistema senza liste d’attesa perché: “Il sistema sanitario è fondamentalmente un processo industriale. Come ogni manager professionale di questo sistema certamente saprà, procedure lisce con un minimo di pausa o interruzione sono la chiave per tenere i costi bassi.”

Il problema sembra essere di natura culturale rispetto alla capacità di concepire il sistema sanitario. Infatti, Viktor Orbán già quand’era all’opposizione aveva dichiarato che: “Il sistema sanitario non è un business.” Lo stesso presidente dell’Associazione Medica Ungherese, István Éger ha chiarito che: “Non ci si occupa di consumatori, ma di pazienti.”

Il problema è generazionale

Mi permetterete il gioco di parole nella misura in cui si faccia notare che essendo pazienti, gli si richieda che aspettino pazientemente in fila il loro turno, per ore, settimane e mesi. In linea di principio è giusta la distinzione tra sistema sanitario e business, ma se si andasse al di là della strumentalizzazione delle parole e si guardasse alla realtà dei fatti, forse si potrebbe notare che un sistema ibrido che favorisca l’ingresso dei privati in ambito sanitario potrebbe rendere più soddisfatti i pazienti, e allo stesso tempo alleggerire il bilancio statale. Prova ne è il fatto che il Montenegro in un anno è passato dal 34esimo al 25esimo posto, e la Slovacchia è migliorata di 71 punti dal 2016.

Quello che urta di più della linea politica di Orbán è che è fatta di vecchie inefficaci soluzioni per problemi nuovi e complessi. Montesquieu scriveva che: “Il potere corrompe e il potere assoluto corrompe assolutamente.” Orbán è stato corrotto, anzi corroso fino all’osso da anni al potere. È invecchiato, e nonostante abbia anagraficamente solo 54 anni, si comporta come un leader sovietico. In gioventù si opponeva a un regime illiberale, oggi parla dei benefici della “democrazia illiberale”, vede nemici ovunque e focalizza l’attenzione pubblica sui rifugiati invece che concentrarsi sul migliorare il sistema sanitario del paese.

 

 

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Foto di copertina: blikk.hu