Dopo un lungo braccio di ferro tra il governo di Kiev e quello di Budapest, qualche giorno fa l’agenzia di stampa ucraina UNIAN ha fatto sapere che il Presidente Petro Poroshenko avrebbe ufficialmente ritirato il decreto sulla doppia cittadinanza. La legge in questione prevedeva il ritiro della cittadinanza ucraina per tutti quei cittadini che utilizzassero il passaporto di un paese straniero per l’espatrio e/o per la partecipazione alle competizioni elettorali.

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Il ministro degli esteri ungherese Szijjarto con l’omologo ucraino

Nato come arma di dissuasione per gli abitanti della Crimea, la cui stragrande maggioranza ha ormai optato per la cittadinanza russa, il decreto, fosse entrato in vigore, avrebbe colpito anche tutte le altre minoranze linguistiche e nazionali presenti sul suolo nazionale, tra cui gli ungheresi della Transcarpazia. Un po’ come la legge che vieta l’insegnamento nelle lingue minoritarie: nata all’inizio per ridurre l’utilizzo del russo, ma divenuta poi arma contro tutte le altre entità nazionali.

Le reazioni da parte ungherese di fronte alla decisione del Presidente ucraino non si sono fatte attendere. Infatti, da una parte, l’associazione culturale degli ungheresi di Transcarpazia (KMKSZ) ha tirato un sospiro di sollievo, sostenendo come “tutti gli ucraini che posseggono anche la cittadinanza di un paese europeo, rappresentano un ponte tra l’Ucraina e la sua integrazione nell’Unione Europea”. Tuttavia, dall’altra parte, il ministro degli esteri ungherese Szijjarto, in un comunicato stampa, ha sostenuto come il decreto, fosse entrato in vigore, avrebbe rappresentato il “terzo colpo contro la minoranza ungherese”, riferendosi alla legge sull’educazione e sulle lingue minoritarie. Il ministro degli esteri magiaro ha fatto sapere inoltre che la mossa di Poroshenko non è altro che un primo passo verso l’accessione del paese alla NATO e all’UE, che l’Ungheria continua a bloccare con un veto.

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Mappa delle lingue parlate in Ucraina

Inoltre, venerdì scorso, in occasione della prima seduta del consiglio dei ministri del IV governo Orbán, è stato deciso di inviare un memorandum sulla minoranza ungherese della Transcarpazia a tutti i governi e ministri della difesa dei paesi appartenenti all’Alleanza Atlantica. La proposta del governo magiaro sarebbe quella di chiedere all’Ucraina, in cambio del suo ingresso nella NATO, un’esenzione dalle leggi che infrangono i diritti delle minoranze, per le comunità nazionali di paesi appartenenti all’Alleanza.

Insomma, nonostante Kiev abbia ritirato il decreto, la situazione delle minoranze nazionali e linguistiche nel paese rimane preoccupante. Infatti, se da una parte lo stato e le sue leggi minacciano costantemente le minoranze presenti sul suo territorio ed i loro diritti acquisiti, dall’altra il dilagante nazionalismo, rinato perlopiù a causa dalla guerra iniziata nel 2014, minaccia fisicamente e moralmente i membri delle suddette realtà minoritarie. In questo contesto, la cittadinanza di un paese straniero può rappresentare l’unica via di uscita per vivere in libertà la propria identità.

 

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