Il Parlamento Europeo, riunito in assemblea plenaria a Strasburgo, si è espresso: l’Ungheria di Viktor Orbán  viola i principi dello Stato di Diritto. Con 448 voti a favore, 197 contrari e 48 astensioni, i parlamentari europei hanno così approvato il Rapporto della deputata verde olandese Judith Sargentini, che richiedeva un voto favorevole di almeno i due terzi dell’assemblea. E’ la prima volta dall’adozione del Trattato di Lisbona che il Parlamento Europeo si pronuncia su una questione delicata come l’articolo 7 e le sanzioni ad un paese membro per violazioni dei diritti fondamentali dell’Ue.

20922638_44355eca312c34295aa9bbb9d07b891e_x

Judith Sargentini al termine della votazione al Parlamento Europeo

“L’Ungheria ha imbavagliato i media indipendenti, limitato il settore accademico, ha sostituito i giudici indipendenti con giudici più vicini al regime, ha reso la vita difficile alle ONG. Nulla è migliorato da quando questa relazione è stata votata a giugno, anzi”, ha dichiarato l’On. Sargentini, relatrice del Rapporto contro l’Ungheria,  nel corso della seduta plenaria di martedì. “Dal 2010 il Parlamento europeo ha invitato la Commissione e stati membri ad agire, ma non hanno fatto nulla e ciò ci delude molto. Noi tutti abbiamo il compito di tutelare i cittadini europei per farli vivere nei valori della solidarietà, della parità tra uomini e donne, giustizia, come dice l’articolo 2 del Trattato di Lisbona”, ha proseguito poi l’esponente del Partito dei Verdi Europei.

Tuttavia, a rispondere alla Sargentini ed agli esponenti del Parlamento Europeo, ci ha pensato lo stesso Orbán , volato a Strasburgo per affrontare la discussione della plenaria. Nel suo discorso, le parole chiave sono state più o meno le stesse di sempre: patria, sangue, frontiere, migranti, libertà. Non a caso, l’arringa del premier magiaro è iniziata con le seguenti parole: “l’Ungheria da mille anni è membro della famiglia europea. Sono qui per difendere la mia Patria”, proseguendo poi: “L’Ungheria sarà condannata perché ha deciso che non sarà patria di immigrazione. Ma noi non accetteremo minacce e ricatti delle forze pro-immigrazione: difenderemo le nostre frontiere, fermeremo l’immigrazione clandestina anche contro di voi, se necessario. L’Ungheria sarà condannata perché ha deciso che non sarà patria di immigrazione”.

parameter

Viktor Orbán al Parlamento Europeo

Un esito, quello del parlamento europeo, tutt’altro che scontato. Infatti, nella giornata di martedì la discussione a Strasburgo aveva spaccato in due il Partito Popolare Europeo, il più grande dell’emiciclo e del quale fa parte lo stesso FIDESZ, che alla fine aveva deciso di lasciare ai propri membri libertà di coscienza nella votazione. Tanto che, ad esempio, gli eurodeputati di Forza Italia avevano optato per la linea filo-Orbán, amico personale di Berlusconi, nella votazione finale. Tra gli altri italiani a favore di Orbán , si sono registrati gli eurodeputati della Lega Nord e di Fratelli d’Italia, mentre contro il Primo ministro ungherese si sono esposti la sinistra ed il Movimento 5 Stelle, segnando così un’altra frattura con l’alleato di governo.

In ogni caso, a poco è servita la libertà di voto concessa dal Partito Popolare Europeo, dato che alla fine il rapporto ha raggiunto l’obiettivo dei due terzi, necessari affinché possa approdare al Consiglio Europeo, che avrà l’ultima parola sul tema. Infatti, se i 4/5 degli stati membri in seno al Consiglio Europeo voteranno a favore della risoluzione, l’Ungheria rischierà di vedere applicate una serie di sanzioni, le quali possono portare alla sospensione del voto in seno al Consiglio Europeo e dei fondi comunitari. Un’ipotesi difficilmente realizzabile, dati i saldi rapporti tra i paesi Visegrád, ma che comunque dovrebbe preoccupare Budapest, la cui economia risentirebbe pesantemente dell’assenza dei fondi europei.

visegrad post

Foto di gruppo dei leader di Visérad

In ogni caso, le reazioni dall’esecutivo di Budapest non si sono fatte attendere. Il primo a parlare pubblicamente del voto del Parlamento Europeo è stato il Ministro degli esteri Péter Szijjártó, il quale ha dichiarato che: “La decisione del Parlamento europeo di adottare il rapporto Sargentini non è altro che una vendetta meschina dei politici pro-immigrazione, vendetta perché noi abbiamo provato che l’immigrazione può essere fermata”.

La decisione finale spetterà dunque alla riunione dei paesi membri. Tuttavia, il voto del Parlamento Europeo lascia un solco nella storia politica comunitaria e lancia un importante monito al governo di Budapest: i diritti fondamentali non si calpestano. La nostra Unione si basa su dei principi inviolabili ed universali, che nessun paese membro può permettersi di violare. Se ad Orbán piacciono i soldi europei, rispetti anche le regole democratiche fondamentali. In caso contrario, la porta è aperta.

 

© Riproduzione riservata

Foto: hirstart, Visegrad Post, Parameter