Da giorni in Ungheria si susseguono proteste contro il governo. La scintilla che ha fatto scendere in piazza i cittadini di Budapest ma anche di molte altre città del paese è stata la “legge schiavitù” che aumenta le ore di straordinario e ne ritarda i pagamenti. Ma l’indignazione dei cittadini ungheresi nasce in realtà da cause diverse. La società civile si era già mossa, seppur con manifestazioni meno consistenti, per la libertà di studio e di ricerca (i casi della CEU e dell’Accademia delle Scienze), contro l’elevato tasso di corruzione, in solidarietà a senzatetto e rifugiati politici. Tutte queste rivendicazioni si sono unite negli ultimi giorni mettendo in campo una forza “di protesta” che non si vedeva da anni nelle strade ungheresi.

Gli attimi più concitati si sono avuti la notte tra il 16 e il 17 dicembre di fronte alla sede della Tv statale. Il pomeriggio del 16 dicembre infatti migliaia di persone avevano manifestato per le strade della capitale fino al Parlamento. Una volta terminati gli interventi dal palco i manifestanti hanno deciso di dirigersi verso la sede della Tv di stato accusata da più parti di travisare la realtà e non informare i cittadini. La libertà di stampa e il diritto ad avere un’informazione corretta sono così diventati uno degli elementi che più uniscono oggi le varie rivendicazioni della società civile. Non è un segreto infatti che nella “democrazia illiberale” prospettata del governo ungherese i mass media nazionali devono essere chini ed ubbidienti alle forze di governo.

L’Ungheria in otto anni di governo di Viktor Orban è precipitata nella classifica della libertà di stampa dalla 23^ posizione alla 73^, poco sotto la Mauritania e la Mongolia. E il trend sembra presagire un posizione ancora inferiore per il 2019. I dati statistici dell’organizzazione “Reporters Without Borders” che stila questa classifica annuale sono più che mai supportati dalle esperienze quotidiane.

Le televisioni pubbliche ungheresi riproducono costantemente da anni ormai un leitmotiv di appoggio al governo e diniego dell’opposizione. Nei telegiornali le voci dell’opposizione sono poche ed in generale vengono inserite in contesti di montaggio tesi a screditarle. Nello stesso momento le voci governative sono sovradimensionate in maniera quasi ridicola. Una qualsiasi rissa tra stranieri in un paese europeo può quasi trovare una edizione straordinaria nelle reti statali. Una propaganda alquanto rude e quasi goffa, che farebbe ridere i più, se e solo se non avesse questa grande potenza nel creare consenso in particolare nelle zone rurali dell’Ungheria. La ripetizione costante e invasiva degli slogan governativi e della colpevolezza di Soros ne sono una testimonianza.

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Un altro meme che gira molto sui social

Il 16 dicembre quindi migliaia di persone si sono messe in cammino, un cammino lungo durato qualche ora, dal Parlamento alla sede della Tv di stato dove insieme ai propri parlamentari volevano che nelle trasmissioni fossero lette le 5 rivendicazioni del movimento di protesta. Un copione non nuovo nella storia ungherese, molte situazioni rivoluzionarie sono nate in questo modo, nel 1956 gli studenti andarono alla sede della Radio, nel 1989 e nel 2006 di fronte la sede della Tv.

L’edificio della Tv magiara la notte del 16 è stata però blindata dalle forze di polizia in assetto antisommossa. A passare questa barriera sono stati solo i deputati dell’opposizione che con il loro pass posseggono il diritto di entrare in tutti i luoghi pubblici. I deputati dell’opposizione hanno aspettato ore per incontrare un responsabile della TV che non si è mai presentato. Invece alle prime ore dell’alba si è presentata la security che in malo modo ha sbattuto fuori dall’edificio i parlamentari.

Di tutti questi eventi, manifestazioni, proteste, “assedio alla Tv” con scontri e cariche nella televisione di stato non è stato riportato praticamente niente. E così mentre migliaia di persone protestavano e arrivavano a scontri con la polizia fuori dagli uffici della Tv ungherese, negli studi si continuava a parlare di ricette natalizie e di crisi dei migranti.

A rafforzare la convinzione che ci sia qualche problema con la libertà di stampa in Ungheria vi è anche il comunicato ufficiale della “Associazione nazionale dei giornalisti ungheresi” (MUOSZ). Questi hanno stilato un comunicato stampa, inviandolo alla Tv di stato e chiedendo di renderlo pubblico durante le trasmissioni. Ma la Tv si è rifiutata di leggerlo adducendo che non possono leggere opinioni che criticano la stessa Tv di stato.

La situazione della Tv ungherese, e dei suoi giornalisti, è alquanto critica agli occhi dell’opinione pubblica. Opinione ben diffusa dai numerosi meme che si sono diffusi nella rete, unico vero spazio libero, per ora, in Ungheria.

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Un meme sulla manifestazione del 16 dicembre riguardante la Tv di stato con scritto: “Anche quest anno in molti hanno apprezzato le illuminazioni natalizie”

La situazione non è migliore nella carta stampata. Nei gironi scorsi una grande manifestazione a Szombathely, nell’Ungheria occidentale, si è conclusa di fronte alla sede del quotidiano locale Vas Nepe, di proprietà di un oligarca vicino al premier. Tra i giornali regionali, 19 su 20, sono nelle mani di persone legate al partito di governo. I giornali nazionali di opposizione, Nepszabadsag e Magyar Nemzet, hanno chiuso. Rimane solamente il Nepszava che però ha una tiratura limitata. Praticamente nella provincia ungherese se si entra in un supermercato a comprare un giornale non si trova un giornale critico con il governo.

La situazione della libertà di stampa e di informazione in Ungheria è arrivata ad un punto critico. Non è una novità per il paese avere problemi del genere, il tasso di autocensura e compiacimento dei giornalisti ungheresi al governo è un problema di lunga durata. Però nel paese non si era mai registrata una situazione di così grande chiusura nella libertà dei mezzi di comunicazione tradizionali da almeno trent’anni.

 
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