Nel pomeriggio di sabato 14 Ottobre 2017 numerose associazioni non governative, gruppi di pressione e cittadini ungheresi si sono dati appuntamento nella piazza Déak di Budapest per protestare contro il governo di Viktor Orbán accusato di aver aumentato le disuguaglianze sociali sin dal suo insediamento nel 2010.

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L’incontro in Deák Ferenc Tér

I luoghi e le facce della protesta:

La marcia è stata aperta dalle rappresentanze delle Ong che si occupano di tutela delle disabilità, di integrazione delle minoranze etniche in Ungheria, dalle associazioni di famiglie e lavoratori e dagli attivisti del movimento Lgbt. Al termine del corteo i manifestanti si sono raccolti nel cuore di piazza Kossuth dove ha sede il Parlamento formando con i propri corpi una grande casa, simbolo di questa giornata. Studenti ungheresi e stranieri, lavoratori di ogni settore, pensionati, disabili, genitori, figli e minoranza rom (la più numerosa in Ungheria) hanno denunciato le violenze che povertà ed emarginazione stanno inevitabilmente producendo sulla società magiara.

 

 

Sulle richieste e sulle esigenze:

Il fulcro delle richieste dei cittadini verte su una domanda fondamentale: come è stato speso il budget che era destinato agli investimenti pubblici e sociali? Centinaia di persone hanno sollecitato che venga istituita un’assicurazione sociale strutturata che impedisca alle famiglie che perdono il lavoro di essere divise dai figli poiché colpevoli della propria povertà,  un iter semplificato per l’ottenimento della residenza (che a sua volta faciliterebbe l’accesso a benefici sanitari e sociali) e la costruzione di un piano casa che impedisca la vertiginosa crescita dei senzatetto per le strade.

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L’arrivo dei manifestanti davanti al Parlamento

La perseveranza dei cittadini:

Solo nei giorni precedenti alla dimostrazione il primo ministro ha definito i manifestanti come burattini manipolati da George Soros, un’affermazione che però non trova alcun riscontro reale. Le stesse associazioni hanno precisato la loro natura indipendente invitando a non cedere alle strumentalizzazioni create dalla macchina di propaganda trainata dal governo. Infatti il corteo del 14 ottobre fa parte di una serie di eventi e libere iniziative che in questi mesi hanno cercato di sottolineare le responsabilità dello Stato sulla frammentazione della società ungherese, iniziative che ascoltando le parole dei manifestanti non si fermeranno con l’autunno.

 

 

Foto: Margherita Ricci