Articolo di Elisa Zanchetta

Il folclore, le tradizioni popolari, sono un elemento fondamentale di ogni comunità. Specialmente in Ungheria il folclore nelle sue diverse forme è rimasto vivo ed ancora oggi ha un ruolo non secondario nel definire la cultura ungherese. Il folclore si può manifestare nella musica e nei balli popolari, nei costumi tradizionali ma anche nella ricca tradizione di fiabe popolari magiare dove abbondano personaggi, miti e simboli di un folclore ricco e peculiare. In questo articolo andiamo a scoprire il garabonciás ovvero la figura del mago.

Il garabonciás: il mago

É il mago, il prestigiatore, il necromante nel folclore magiaro. Spesso presente come garabonciás diák (studente garabonciás). Secondo i racconti popolari, lo studente garabonciás è il figlio della strega (boszorkány).

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Statua di un garabonciás a Szombathely. Foto: szoborlap.hu

La sua storia

Il giovane garabonciás va a scuola come tutti, dopo aver terminato la dodicesima classe* inizia un lungo viaggio in paesi lontani, attraversa mari e corsi d’acqua, affronta numerosi pericoli fino a giungere in una caverna sotterranea. Qui incontra undici compagni con inizia e porta a termine la tredicesima classe, una classe speciale che li porta nel mondo della magia. Finita l’ultima classe ai dodici compagni spetta la prova della ruota. Si siedono tutti su una grande ruota della fortuna che inizia a ruotare velocemente. Hanno paura, si fanno forza l’un l’altro ma sono consapevoli che uno di loro verrà portato via dal diavolo. Nessuno sa però a chi toccherà questa sorte. Coloro che riusciranno a portare a termine questa prova e a scendere dalla ruota continueranno la loro vita con poteri magici, saranno in grado di provocare fenomeni meravigliosi: diverranno gli undici studenti che andranno per il mondo ad esercitare il mestiere di garabonciás.

Espressioni ungheresi collegate al garabonciás nelle fiabe

  • «jár mint a garabonciás diák» (vagabondare come lo studente garabonciás): con la sua figura scarna e stanca, avvolta in un mantello cencioso e con un libro sotto il braccio, viene spesso ritratto mentre vagabonda da un villaggio all’altro, elemosinando pane e latte e guai a chi non glieli offrirà!
  • A coloro che lo ripudiano dirà: «Signora/Padrone! Pentiti di ciò che hai fatto: ti avrei dato gioia, ma ora è tardi!» oppure «se niente c’è, niente ci sarà». Di conseguenza, ovunque egli passi, si sollevano lampi, tuoni, bufere, tempeste, acquazzoni che divelgono i tetti delle case, sommergono vigneti e colture.
  • Nei tempi passati, gli ungheresi erano soliti ravvisare il garabonciás nelle nubi nere che incombevano: dicevano che il garabonciás stava cavalcando lo sárkány (drago), evocato con le formule scritte nel libro segreto a cui solo lui poteva attingere; il mantello svolazzante gettato sulle spalle lo seguiva sotto forma di tempesta che portava distruzione.
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Statua di un garabonciás a Nyíregyháza. Foto: szoborlap.hu

Curiosità

Quando il garabonciás si arrabbiava comparivano tuoni, lampi e bufere. C’era solo un modo per placare la sua rabbia: offrirgli latte dolce appena munto.

 

Note:

*: in Ungheria le classi a scuola hanno un conteggio diverso, la dodicesima equivale alla quinta superiore in Italia.

 

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Foto: szoborlap.hu, magyarno.com