Lettera di Lorenzo Lanciotti

Giovedì 10 giugno sono entrato nel vostro negozio per chiedere un taglio di capelli. Per tutta risposta mi avete mostrato un foglio su cui era scritto che “a causa del covid non serviamo gli stranieri”. Inizialmente non capivo il nesso tra covid e non essere ungherese, e per assicurarvi vi ho mostrato la mia tessera di vaccinazione. Ma voi l’avete rifiutata. L’avete rifiutata senza neanche guardarla. Non capisco perché colleghiate il fatto di non essere nato in Ungheria all’avere il Covid ma non c’è una ragione logica per il vostro comportamento. Una persona vaccinata non ungherese non è più “pericolosa” di una persona vaccinata ungherese. Quindi, per favore, non usate il Covid come scusa.

Non credo che facciate questa illogica discriminazione perché siete volutamente razzisti o xenofobi visto che sono già stato un vostro cliente un paio di volte. L’unico motivo che mi viene in mente per giustificare il vostro comportamento è che avete molta paura di prendere il covid e per qualche strano motivo pensate che le persone non nate in Ungheria siano pericolose in questo senso, anche se vaccinate. Non so se ne siate consapevoli ma questo significa essere razzista, perché, senza un logico motivo, attribuite agli ungheresi un valore piú grande rispetto alle persone di qualsiasi altro paese del mondo, qualunque esso sia: India, Giappone, Polonia o Italia, il paese da dove vengo.

Sono nato a Roma. Non so se avete avuto modo di visitare il mio paese o la mia città. Se non l’avete ancora fatto, spero che un giorno ci andrete. E magari deciderete di entrare in un ristorante per mangiare una gustosa pizza italiana. E a quel punto spero vivamente che le persone che lavorano nel ristorante non si comperteranno come avete fatto voi, non vi manderanno via solo perché non siete italiani, ma vi accoglieranno e vi tratteranno come normali clienti, come semplici persone.

Ora lavoro in Ungheria. Insegno ai giovani ungheresi la mia lingua in un liceo. Insegno tutti i giorni ad adolescenti che potrebbero essere i vostri figli o nipoti. Durante le mie lezioni racconterò quello che avete fatto. Dirò loro quanto sia stato degradante, doloroso e umiliante essere considerato non una normale persona, ma uno “straniero”. Racconterò questa spiacevole esperienza nella speranza che la nuova generazione di ungheresi sarà migliore di come voi vi siete comportati con me quel giorno.

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