“Casa vostra non è la Romania, andatevene!” era l’enorme slogan che campeggiava tra i tifosi dello Steaua Bucarest durante la partita giocata fuori casa contro la Sepsi OSK nella serie A romena. La Sepsi OSK è arrivata quest’anno, per la prima volta, nella massima divisione ed è la squadra di calcio della città di Sfantu Gheorghe (Sepsiszentgyörgy in ungherese), città abitata prevalentemente da secleri, comunità ungherese di Transilvania. Con l’arrivo della squadra seclera in serie A sono aumentati slogan e insulti razzisti e discriminatori contro gli ungheresi. Tanto che la dirigenza della Sepsi OSK ha chiesto ufficialmente alla Liga romena di prendere provvedimenti e di creare un codice contro questi comportamenti.

Nella partita giocata lo scorso primo ottobre a Brasov (lo stadio della Sepsi non è ancora idoneo ad ospitare partite) i tifosi di Bucarest hanno innalzato un grande striscione contro gli ungheresi e ripetutamente scandito slogan razzisti. La reazione dei tifosi di casa è stata quella di scandire il coro “Ria Ria Ungheria”.

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La Sepsi OSK

Mercoledì scorso la Liga romena ha preso provvedimenti decidendo di multare entrambe le squadre con 5.000 lei (circa 1.000 euro). La Steaua per gli slogan discriminatori dei suoi tifosi, il Sepsi in quanto responsabile dell’ordine dello stadio. La società seclera non ha commentato il provvedimento, ma da più parti si è alzata la voce per chiedere un maggior impegno della Federazione romena contro gli slogan anti-ungheresi che non riguardano solo il calcio ma in generale tutti gli sport. L’anno scorso grande fu infatti la polemica scoppiata nella massima serie di basket femminile, la cui squadra campione è proprio della comunità seclera.

 

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