Il 10 gennaio durante un talk show il primo ministro romeno Mihai Tudose (Partito Social Democratico) ha minacciato di “impiccare” chiunque osi innalzare la bandiera seclera su istituzioni pubbliche in Romania. Parole di inaudita violenza che hanno suscitato forti polemiche.

In Romania esiste una numerosa comunità ungherese, pari a circa il 6,5% della popolazione. Una parte di questa possiede una forte “identità regionale”, è la comunità Székely (Siculi o Secleri in italiano) che risiede compattamente in tre contee. Negli ultimi anni si è assistito ad un rafforzamento dell’identità seclera. Questo ha portato alla condivisione e alla diffusione di simboli identitari, come la bandiera, ed al rafforzamento della richiesta di autonomia territoriale. Rivendicazioni portate avanti già da decenni dai partiti ungheresi di Romania, rivendicazioni che però hanno sempre trovato la ferma condanna di Bucarest che non ha alcuna intenzione di decentralizzare il potere statale in considerazione delle minoranze storiche del paese.

secleri

Manifestazione seclera in Romania

La polemica sulla bandiera seclera non è però nuova. Questa bandiera che viene utilizzata nelle amministrazioni a maggioranza seclera è stata più volte condannata e vietata. Nel 2013 il prefetto della contea di Kovaszna/Covasna ne vietò l’uso suscitando polemiche e proteste. Tanto è vero che per solidarietà con i secleri il governo ungherese decise di innalzare la bandiera sul Parlamento di Budapest.

szekely-zaszlo-a-hosok-teren1-800x533

Manifestazione a Budapest nel 2014 a favore dei simboli secleri

La settimana scorsa però le dichiarazioni del premier romeno sembrano avere superato il senso della decenza. Durante una trasmissione televisiva Tudose ha dichiarato: “Se la bandiera dei secleri sventolerà al vento, sventoleranno a fianco anche i responsabili”. Parole di una violenza inaudita soprattutto considerando il fatto che sono state espresse dal primo ministro in carica di un paese della UE.

26219463_1747446538622096_1889789038609372396_n

Vignetta satirica sulle dichiarazioni di Tudose

Nel dibattito pubblico romeno non sono nuove le posizioni violente espresse da parte di politici del governo contro le minoranze nazionali. Tradizione che però oggi sembra acquisire un peso maggiore sia in quanto pronunciata dal premier sia in considerazione dell’avvicinarsi del centesimo anniversario dell’annessione dei territori della Transilvania alla Romania (1° dicembre 1918). Anzi queste parole, insieme alla mancanza di atti concreti a favore di un’autonomia amministrativa verso la comunità ungherese (autonomia promessa nel 1918), sembrano preparare un anniversario ricco di polemiche.

Nel frattempo non si sono fatte attendere le prese di posizione.  I principali partiti della comunità ungherese hanno espresso unitariamente il proprio disappunto dichiarando “primitive e medioevali” le parole del premier. Kelemen Hunor (RMDSZ) ha chiesto le dimissioni di Tudose, che ora si trova di fronte anche al rischio concreto di perdere il sostegno (esterno) che RMDSZ li aveva fornito fino ad ora.

Dall’altra parte del confine tutti i partiti ungheresi da destra a sinistra si sono uniti nel condannare il governo romeno. D’altronde tra pochi mesi in Ungheria si vota, e la questione è di certo sentita da una parte dell’elettorato, in particolare quello estero. LMP ha dichiarato che è inaudito che nell’UE ci sia un premier che minaccia di impiccare altri cittadini ed ha chiesto al governo di intraprendere tutte le mosse diplomatiche possibili affinché Bucarest si scusi. Scuse ad ora non pervenute. Jobbik in una conferenza stampa tenuta di fronte all’Ambasciata romena di Budapest ha dichiarato: “Questo fatto dimostra come la Romania si prepari all’anniversario del 1° dicembre con una propaganda sciovinista e primitiva”. Il ministro degli esteri ungherese Sziijárto ha chiesto chiarimenti all’ambasciatore romeno e si è chiesto come mai le associazioni civili europee che avevano tanto criticato l’Ungheria per la costruzione della recinzione oggi non dicano niente quando un primo ministro minaccia una minoranza.

szavayistvan180112_01

La protesta di Jobbik di fronte all’Ambasciata romena

Nel frattempo però, come spesso accade in questi casi, è proprio il divieto a contribuire alla diffusione ed al rafforzamento dei simboli identitari. E oggi, come nel 2013, non si contano più le iniziative di solidarietà con la comunità seclera, mentre in centinaia di case della Romania, ma non solo, sventola la bandiera blu con il sole e la luna. Come anche sul banner di Ungheria News.

 

© Riproduzione riservata

Foto di copertina: Aron Coceancig

Foto nell’articolo: szekelyhon.ro, 24.hu, kuruc.info