Nella storia d’Ungheria ci sono momenti che difficilmente possono essere dimenticati. Date che hanno segnato in maniera profonda il corso degli eventi e il 29 agosto è una di queste. La battaglia di Mohács del 29 agosto 1526 e il Trattato di Pace del Trianon del 4 giugno 1920 sono le due date simbolo del “calvario” ungherese. Due momenti storici in cui il paese magiaro ha rischiato l’abisso, ma da cui ha saputo riprendersi anche se le ferite lasciate sono state ricucite solo dopo molti anni, e nel secondo caso il dolore è ancora vivo.

GLI OTTOMANI: UN IMPERO IN RAPIDA ASCESA

Il 29 agosto 1526 in una piccola cittadina dell’Ungheria meridionale si presentò l’imponente esercito Ottomano guidato dal Sultano Solimano I. Migliaia di militari, organizzati ed equipaggiati da uno dei grandi Imperi in ascesa in quel momento. Gli ottomani che avevano conquistato gran parte del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale avevano iniziato il loro progetto di conquista dell’Europa risalendo i Balcani per arrivare fino ai confini del Regno d’Ungheria.

L’UNGHERIA: INIZIO DI UN DECLINO

L’Ungheria all’inizio del Cinquecento stava vivendo un periodo turbolento. Nella seconda metà del Quattrocento la coppia reale di Mattia Corvino e Beatrice d’Aragona, aveva lasciato un Regno florido dal punto di vista economico e culturale. La capitale Buda rifletteva la cultura umanista ed era considerata una delle principali capitali politiche d’Europa. Tra i due consorti però non nascono eredi ed alla morte del “Re Giusto” la lotta dinastica mina le fondamenta dello Stato magiaro. La Corona di Santo Stefano passa alla casata dei Jagelloni prima a Ladislao II e poi nel 1516 ad un bambino di appena 10 anni, Luigi II, Re d’Ungheria e Boemia. Divisioni interne, lotte dinastiche e di potere indeboliscono l’Ungheria in uno dei momenti più importanti della sua storia.

LA BATTAGLIA: UNA SCONFITTA INEVITABILE

 Nel 1526 a Mohács si fronteggiano due grandi eserciti. Il primo, quello ottomano, maggiore nei numeri, quasi il doppio degli effettivi, è un esercito “moderno”, ben organizzato, guidato da esperti comandanti militari. L’esercito ungherese è inferiore nei numeri, diviso al suo interno tra differenti capi feudali, guidato da un Re, allora ventenne, senza grandi esperienze militari.

Il risultato della battaglia era già stato scritto. La sconfitta magiara non ha precedenti. Dei 26.000 uomini ungheresi, 23.000 sono le perdite tra morti e feriti. Gli ottomani trucidano 2.000 prigionieri magiari sul campo di battaglia. Un campo dove la terra si mischia all’acqua della palude e al sangue dei militari. Quel giorno muore gran parte dell’aristocrazia magiare. Il giovane Re Luigi II fugge dal campo di battaglia, ma cade da cavallo nel torrente Csele ed annega in un fiumiciattolo. Crolla uno dei Regni più importanti d’Europa fino a quel momento.

Il ritrovamento del corpo del Re Luigi II. Dipinto di Bertalan Székely, 1860

CONSEGUENZE: LA SCOMPARSA DELL’UNGHERIA

La battaglia ridisegna la cartina politica dell’Europa. Gli ottomani avanzano vittoriosi nella pianura ungherese e nel 1541 conquisteranno anche la capitale Buda da dove verranno cacciati appena 150 anni dopo, nel 1686. Il dominio ottomano rimane uno degli eventi più tragici della storia ungherese. Carestia e povertà, insieme a oppressione e perdita dell’indipendenza segnano per sempre la memoria magiara. Il Regno d’Ungheria verrà diviso in tre parti: la parte centrale diventerà un Vilayet dell’Impero Ottomano, la parte settentrionale passerà sotto l’Austria, mentre le regioni orientali, la Transilvania, potrà fiorire come Principato (semi)indipendente.

Ma nella memoria collettiva ungherese l’occupazione ottomana rimane come un periodo di privazioni e di oppressione. 150 anni di dominio. Dominio intento soprattutto a sfruttare al massimo i territori ungheresi per poter avere le risorse per continuare l’avanzata verso il cuore dell’Europa. Progetto poi vanificato dai due assedi di Vienna, 1529 e 1683, entrambi falliti.

MOHÁCS COME SIMBOLO IDENTITARIO 

Mohács rimane uno degli eventi più importanti della storia ungherese. Uno degli avvenimenti che ne determinano l’identità e la memoria collettiva. Un popolo quello magiaro che nella sua storia ha saputo erigersi a importante protagonista nel continente europeo, ma che ha anche saputo cadere e scomparire in maniera frettolosa. Sono le grandi sconfitte che determinano l’ “essere ungherese” e come scriveva il grande poeta ungherese Ady Endre, “Noi abbiamo bisogno di Mohács“. L’ungherese ha bisogno delle proprie sconfitte per essere in pace con se stesso.

 



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