Ad inizio novembre abbiamo incontrato Mónika Szilágyi, titolare della casa editrice Anfora, alla quale abbiamo posto alcune domande sulla sua iniziativa editoriale, volta a far conoscere al pubblico italiano la ricchezza della letteratura ungherese, in ogni sua sfumatura.

Come e perché nasce Edizioni Anfora?

E’ una domanda che mi fanno in molti. Originariamente Edizioni Anfora nasce nel 2003 come casa editrice di nicchia, con l’obiettivo principale di pubblicare libri italiani e stranieri non ancora presenti nel mercato nazionale. Poi, nel 2015 ho ereditato dall’editore la proprietà della casa editrice, e nel settembre del 2016 sono usciti i primi titoli della “nuova” Anfora, ossia “Per Elisa” ed “Il Momento” di Magda Szabó , della quale nel 2017 si è celebrato il centenario della nascita.

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Come siete arrivati all’idea di pubblicare titoli ungheresi?

All’inizio l’obiettivo di Edizioni Anfora era anche quello di pubblicare libri con a tema la psicoanalisi, anche se poi il progetto è naufragato. Poi, un giorno, camminando con l’editore di allora in Viale Rákóczi a Budapest, siamo passati davanti alla vetrina della libreria Fókusz, la quale teneva esposti i grandi classici della letteratura magiara. Così, dato che all’epoca dei fatti, ossia il 2003, l’Unione Europea si stava per allargare all’Europa Centrale ed orientale, mi viene in mente l’idea di dedicare parte del nostro catalogo alla letteratura ungherese, in maniera tale da far conoscere al pubblico italiano questa parte di Europa. Nell’arco di due settimane riuscimmo a firmare diversi contratti, e partimmo con le prime pubblicazioni, tra cui “L’Affresco”, primo romanzo di Magda Szabó , mai tradotto in lingua italiana prima di allora.

Avete tradotto sei libri, cinque di Magda Szabó  ed uno di Kosztolányi, cosa avete in programma per il futuro?

Agli inizi di Dicembre, in occasione della kermesse “Più libri, più liberi” di Roma, presenteremo “La notte dell’uccisione del maiale”, di Magda Szabó. Poi vorrei stampare la seconda edizione di “Lolò, il principe delle fate”, sempre di Szabó . Mentre per quanto riguarda le novità, nel corso del prossimo anno vogliamo pubblicare “1945 ed altri racconti” di Gábor T. Szántó, dal quale il regista ungherese Ferenc Török ha ispirato il suo film “1945”. E poi ci sono ancora alcuni libri che abbiamo in programma di pubblicare, ma non possiamo ancora rivelarne i titoli… Mentre nel 2019 sicuramente ristamperemo i racconti “Il Sacrificio della Regina” ed il romanzo “Le campane di Einstein”, vincitore del premio Acerbi 2006, entrambi di Lajos Grendel, scrittore ungherese originario della Slovacchia.

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Come risponde il lettore italiano alla letteratura ungherese?

Sempre con più grande entusiasmo, specie adesso che iniziano a conoscere Edizioni Anfora. Spesso quando si entra in una grande libreria, per quanto riguarda i libri stranieri, sugli scaffali si trovano sempre scrittori inglesi, francesi, tedeschi, e difficilmente si riesce a trovare qualcosa di diverso, mentre la letteratura centro-europea in generale, e ungherese nello specifico, ha molto da offrire al pubblico italiano.

Che conoscenza hanno gli italiani della letteratura ungherese?

Quelli che seguono la casa editrice hanno sicuramente le idee un po’ più chiare rispetto alla media, in quanto se è arrivato a noi probabilmente è perché era già interessato o vicino alla tipologia di letteratura che proponiamo. In generale, invece, direi che il lettore italiano medio non ha una grande conoscenza della letteratura magiara. Per fare un esempio, una volta un conoscente mi disse che non aveva mai letto niente di un autore ungherese, al che gli dissi, sorpresa: “Ma neanche i Ragazzi della Via Pal?”, al che, stupito, mi rispose: “Ah! Quello si!”, non avendo la minima idea che si trattasse di un capolavoro di un autore ungherese.

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Perché un italiano dovrebbe avvicinarsi alla letteratura ungherese?

Sicuramente per conoscersi meglio, e per rispecchiarsi in qualcosa che è tutto fuorché esotico, a contrario di quanto si possa pensare all’inizio. La letteratura ungherese è molto variegata, bella e dovrebbe far parte della grande memoria culturale dell’Europa del novecento. D’altronde, la letteratura dell’Europa centrale ha in sé tutte le caratteristiche della grande letteratura europea, e ciascuno di noi può ritrovare in essa una parte di sé.



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Foto: Edizioni Anfora