István Bibó è stato il più grande pensatore democratico ungherese del Ventesimo secolo. Ebbe un ruolo fondamentale negli avvenimenti della Rivoluzione del 1956. Dal 2019 è onorato come Giusto nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano.

 Essere democratici significa soprattutto non aver paura: non aver paura dell’altro con opinioni diverse, di coloro che parlano lingue diverse, delle altre razze, della rivoluzione, dei complotti, delle intenzioni ignote e cattive del nemico, della propaganda ostile, dello svilimento e in generale di tutti quei (…) pericoli che diventano pericoli reali perché ne abbiamo paura.

Un grande pensatore democratico

István Bibó fu uno dei dissidenti più importanti della Rivoluzione ungherese del 1956, giurista, primo ministro per un giorno e grande pensatore. Ma non solo.

Nell’ultima fase della Seconda Guerra Mondiale, durante l’occupazione tedesca, era funzionario ministeriale e rilasciò numerosi lasciapassare agli ebrei. Il 16 ottobre 1944, subito dopo la salita al potere delle Croci Frecciate, venne arrestato e poco dopo liberato, ma costretto a nascondersi fino al termine della guerra. Dal 1945 al 1947 diresse il dipartimento di amministrazione pubblica del Ministero dell’Interno ed  ebbe un ruolo determinante nella redazione della legge elettorale e nella preparazione delle elezioni del 1945.

Bibó ha scritto molti testi e saggi di analisi politica e sociale, fondamentali per il pensierio politico moderno ungherese. La questione ebraica in Ungheria dopo il 1944 è l’opera più citata in cui sviluppa una profonda analisi sulla responsabilità della società ungherese nell’annientamento degli ebrei. Ricorda le persecuzioni attuate dai nazisti con la complicità delle Croci Frecciate e fa appello alla coscienza civile della nazione affinchè questa ammetta le proprie responsabilità per una purificazione morale e per ritrovare la dignità smarrita. Bibó era convinto che la vera parola umana, il confronto imparziale con la nostra storia e la comprensione critica rendano il nostro mondo migliore, più sopportabile e significativo.  

Bibó István statua

Statua di István Bibó lungo il Danubio a Budapest. Foto: nepszava

L’attività politica

Al momento dell’ascesa del Partito Comunista era professore all’Università di Szeged, ma venne ben presto privato della cattedra e costretto ad accettare un lavoro di bibliotecario. Gli arrivò proprio qui la notizia degli avvenimenti e dell’insurrezione del 1956. Il 2 novembre entrò nel governo di Imre Nagy. Quando due giorni dopo apprese la notizia dell’aggressione sovietica si recò subito al Parlamento, trovando però solo pochi politici e il Primate Mindszenty, i quali, all’avvicinirasi dei soldati cercarono rifiugio presso le ambasciate straniere. Bibó fu l’unico a non scappare dalle truppe sovietiche e l’ultimo a lasciare l’edificio del Parlamento.

Venne arrestato il 23 maggio 1957 e subì un importante processo politico, minore solo a quello di Imre Nagy nella lunga fila di ritorsioni successive alla rivoluzione del 1956. Il secondo imputato nel suo processo fu Árpád Göncz, successivo Presidente della Repubblica, anch’egli condannato all’ergastolo. La colpa principale di Bibó fu quella di rappresentare attivamente la causa della rivoluzione anche dopo il 4 novembre del ’56. Sia lui che Göncz furono condannati all’ergastolo per „attività di spionaggio al fine di rovesciare il governo democratico popolare dello Stato”. Secondo alcuni Bibó e gli altri evitarono la condanna a morte solo per l’intervento diretto del primo ministro dell’India.  

Uscì dal carcere nel 1963 grazie a un’amnistia e continuò a lavorare come bibliotecario fino al pensionamento. Contrariamente a molti intellettuali coinvolti nella rivoluzione, Bibó rifiutò sempre qualsiasi compromesso con il potere e per questo subì l’ostracismo delle autorità e non potè pubblicare i propri scritti.

L’eredità di István Bibó

Il suo pensiero risultò però fondamentale per tutti i gruppi dell’opposizione democratica. Ne è testimone il Libro in memoria di Bibó con cui più di settanta rappresentanti della vita intellettuale ungherese resero omaggio alla sua opera e alla sua memoria dopo la morte avvenuta a Budapest nel 1979.

Il libro è uno dei documenti decisivi della letteratura samizdat ungherese e fu considerato un simbolo dell’autodeterminazione dell’opposizione e della cultura politica democratica. L’iniziativa riuscì ad aggregare un gruppo significativo di pensatori. Molti videro in essa il risveglio della coscienza storica dell’intellighenzia ungherese.

Dal 14 marzo 2019 a István Bibó è dedicata una targa nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano.

Bibó István Giusto

Il Giardino dei Giusti di tutto il mondo a Milano. Foto: milano.cityrumors

Con la morte se ne andò il più grande pensatore politico ungherese della seconda metà del Ventesimo secolo. La sua grandezza è accresciuta dalle dure condizioni in cui è stato costretto a vivere e a lavorare. Le pressioni morali e politiche dell’occupazione straniera, la sua destituzione, la prigione e la censura, che hanno attraversato come un filo rosso tutta la sua epoca, costituiscono le circostanze in cui Bibó, l’analista critico dello sviluppo sociale ungherese, non ha mai potuto esprimersi in modo completamente libero.

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Foto di copertina: biboszabadegyetem