Ieri, 27 aprile, “question time” al Parlamento ungherese. I parlamentari possono fare domande direttamente al primo ministro. Sicuramente una sorpresa per chi fino a poche settimane fa scriveva che il Parlamento di Budapest fosse stato completamente chiuso. Ma andiamo a vedere i punti salienti del dibattito tra opposizione e governo.

La discussione è iniziata subito con le accuse di Jakab (Jobbik) che ha dichiarato “a pieni poteri corrisponde anche piena responsabilità” e ancora “questo governo ha la responsabilità su 51.000 disoccupati che hanno perso lavoro a causa del coronavirus”. I posti di lavoro persi in Ungheria sono migliaia e sicuramente aumenteranno nel prossimo periodo, anche numerose grandi aziende hanno iniziato a diminuire il personale (Bosch ha dichiarato la riduzione di 800 posti proprio gli scorsi giorni). Lo Jobbik propone una tassa sui miliardari ungheresi, in particolare su quelli legati al governo per aiutare chi ha perso il proprio lavoro. Anche Keresztes (LMP) ha chiesto al premier di attuare interventi a favore del lavoro, in particolare di prolungare l’indennità di disoccupazione che in Ungheria dura solo 3 mesi, la più breve in UE.

Lunghezza del sussidio di disoccupazione nei vari paesi: Hó-Hónap=mese; év=anno; végtelen=infinita.

Il premier Orbán ha risposto che “Tutti avranno un lavoro!”. Ovvero che dopo i tre mesi di disoccupazione prevista dal sistema ungherese tutti troveranno un altro lavoro fornitogli o dal mercato oppure dal governo. Una dichirazione che fa presagire un forte intervento dello Stato ungherese nei settori economici per i prossimi mesi. Cosa non nuova alla politica orbaniana che segue regole stataliste e che già in più occasioni ha avviato programmi di lavori pubblici finalizzati in particolare verso la popolazione rurale e rom. L’Ungheria infatti è uno dei paesi con la maggior percentuale di dipendenti pubblici (22%, quinto paese in UE). 

Kocsis-Cake (Párbeszéd) ha invece sottolineato come in Ungheria a differenza delle parole roboanti del premier sia mancato un aiuto concreto a tanti lavoratori dei settori colpiti, come ad esempio camerieri e guide turistiche. In particolare le guide turistiche che lavorano con P.IVA (KATA) sono lavoratori del turismo, il settore maggiormente colpito, non hanno ricevuto nessun aiuto concreto dallo Stato, neanche l’esenzione sulle tasse da pagare. Situazione ben diversa dai roboanti annunci dei primi giorni in cui il governo prometteva di sostenere tutto il settore del turismo. Situazione molto diversa anche da altri paesi, come per esempio la Rep.Ceca dove lo Stato è intervenuto immediatamente fornendo 1.000 euro a tutte le guide turistiche.

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Foto copertina: Kovács Tamás / MTI