Era il 19 marzo del 1944 quando la Germania occupò l’Ungheria, e iniziò ufficialmente la deportazione degli ebrei ungheresi da parte delle autorità tedesche ed i suoi collaboratori. Nel luglio di quello stesso anno, quando già erano stati deportati un totale di circa 440.000 ebrei dall’Ungheria verso i campi di sterminio in Polonia, Raoul Wallenberg arriva da Stoccolma a Budapest a iniziare quello che sarà uno dei salvataggi più grandi numericamente durante la Shoah in Europa.

Nato il 4 agosto 1912 nella capitale svedese, prima di diventare diplomatico, Raoul Wallenberg fu architetto e uomo d’affari. Prima di arrivare in Ungheria, Wallenberg lavorò come direttore internazionale e co-proprietario della Mid-European Trading Company, azienda di esportazione ed importazione di prodotti alimentari, proprietà di Koloman Lauer, ebreo ungherese. Grazie al suo lavoro Wallenberg riuscì a comprendere il funzionamento della macchina burocratica tedesca all’epoca, il che gli risultò fondamentale per l’opera che svolse in Ungheria.

Un’immagine d’epoca di Raoul Wallenberg a Budapest

 

Nel 1944 la War Refugee Board, organizzazione fondata dal governo di Roosevelt per aiutare le vittime della guerra, venne a conoscenza degli sforzi della Svezia per salvare agli ebrei ungheresi. Così, il rappresentante a Stoccolma dell’organizzazione convocò un comitato affinché questo individuasse una figura che potesse condurre un’operazione massiccia di salvataggio a Budapest. Tra i membri del comitato figurava proprio Koloman Lauer, collega e socio d’affari di Wallenberg, che suggerì la nomina dello stesso Wallenberg, sottolineando che grazie alle sue attività commerciali, conosceva bene l’Ungheria.

Quando Wallenberg arrivò a Budapest, vi rimanevano soltanto 230.000 ebrei.

Wallenberg iniziò subito a distribuire certificati di protezione (rilasciati dalla missione svedese) agli ebrei a Budapest, e non solo. L’inviato svedese creò anche ospedali, asili nido, mense, e più di trenta “case sicure” che formarono il cosiddetto “ghetto internazionale” di Budapest. Così, anche grazie agli sforzi di Wallenberg e della missione diplomatica svedese più di 100.000 ebrei di Budapest sopravvissero alla Shoah.

Foto di Wallenberg. Aveva solo 32 anni quando morì.

Il 17 gennaio 1945 Wallenberg fu visto per l’ultima volta in compagnia di ufficiali sovietici, e da allora si sono perse le sue tracce. Si ritiene che le autorità sovietiche l’abbiano arrestato con l’accusa di spionaggio. Aveva soltanto 32 anni. Intorno alla sua morte ci sono varie teorie, e nonostante siano passati tanti anni della sua scomparsa, ed il governo sovietico abbia dichiarato ufficialmente la sua morte nel 1956, avvenuta nel 1947 nella prigione di Lubyanka (Mosca), i dettagli della sua morte non sono stati ancora rivelati. Solo nel 2016 il governo svedese ha dichiarato Wallenberg legalmente deceduto.

Il suo contributo però rimane vivo. Il 26 novembre 1963, Yad Vashem riconobbe il suo contributo per la sopravvivenza del popolo ebraico, conferendogli il titolo di “Giusto tra le Nazioni”. L’albero a lui dedicato a Gerusalemme fu piantato solamente dopo la morte di sua madre nel 1979, in quanto lei rifiutò sempre di ricevere quel riconoscimento nella speranza che suo figlio tornasse.

Tra le varie onorificenze conferite a Wallenberg, vale la pena menzionare la cittadinanza onoraria degli Stati Uniti, promossa del deputato democratico Tom Lántos, sopravvissuto a Budapest durante la Shoah proprio grazie al diplomatico svedese.

Ancora oggi la famiglia Wallenberg è impegnata affinché la memoria e la verità di quanto accaduto continui ad essere tramandato.

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Foto: szoborlap.hu, origo.hu, Kibic Magazin.



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