Negli ultimi giorni c’è stato un aumento consistente dei casi di coronavirus in Ungheria. Il paese fino ad oggi era stato uno dei meno colpiti in Europa. Se andiamo a vedere però il numero di macchine per la respirazione assistita presente in Ungheria si potrebbe essere piacevolmente sorpresi. Secondo Hírtv in Ungheria ci sono 163,4 macchine per la respirazione ogni 100.000 abitanti. In rep. Ceca, secondo paese in questa classifica, solo 33, terza la Germania a 30. Potrebbe sembrare una buona notizia ma forse non è proprio così.

L’Ungheria è il paese che ha speso di più per l’acquisto di macchine per la respirazione

Sono state acquistate 16.000 macchine con una spesa di 300 miliardi di fiorini. Numeri da capogiro. Specie considerando il fatto che secondo le stime per poter far fronte all’epidemia all’Ungheria sarebbero servite in totale 8.000 macchine per la respirazione. Il governo ungherese invece, probabilmente con un eccesso di prudenza, ha acquistato un numero superiore di macchinari, il doppio.

Ma forse il problema più grave sta nel prezzo stipulato.  Il prezzo medio per apparecchio acquistato dagli ungheresi è di gran lunga superiore a tutti gli altri paesi europei, pur considerando macchinari simili. In Slovenia le macchine per la respirazione hanno avuto un prezzo medio di 12,7 milioni di fiorini per apparecchio, in Ungheria questo prezzo è di 17 milioni. In Slovenia il prezzo ha scioccato l’opinione pubblica tanto che la procura ha aperto un’indagine per corruzione. In Ungheria non ci sono indagini aperte a riguardo. Un’inchiesta sul costo dei macchinari acquistati dal governo ungherese è stata portata avanti dal sito indipendente direkt36.

L’acquisto di macchinari ospedalieri a prezzi superiore alla media è stato uno dei temi dell’intervista al sottosegretario agli esteri Tamás Menczer andata in onda sull’emittente televisiva filogovernativa Hírtv. Il sottosegretario ha dichiarato che la sinistra ungherese contesta al governo di aver speso troppi soldi per la salute dei cittadini, mentre il governo lo ritiene un merito e non una colpa (per vedere l’intervista clicca qui).

Sempre nella stessa intervista è stato tirato in ballo l’altro problema che ha riguardato il governo ungherese negli ultimi mesi: le vacanze del Ministro degli Esteri Peter Szijjárto. Sziijárto è stato in agosto in uno yacht in Croazia. Scandalo hanno suscitato le sue vacanze all’estero mentre quei giorni il governo coniava lo slogan “Più Balaton e meno Adriatico” per invitare gli ungheresi a rimanere in patria. Ma il problema più grave, è che il Ministro ha passato le vacanze sulla barca di László Szíjj imprenditore con contratti miliardari con il governo ungherese. Anche in questo caso il sottosegretario Menczer si è affrettato a rispondere che la vacanza del ministro non è costata niente ai contribuenti ungheresi, ma forse il nocciolo del problema era un altro.

La corruzione è un problema serio, presente in ogni paese, e anche in Ungheria storicamente la corruzione ha segnato la politica magiara. Negli anni di governo di centro sinistra, 2002-2010, praticamente ogni giorno vi erano casi di corruzione e malgestione del bene pubblico. Oggi però non è più così, in Ungheria non ci sono indagini per corruzione, non ci sono politici dei partiti di governo indagati. O meglio questi casi si contano sulla dita di una mano, l’ultimo risale all’anno scorso, Simonka, un caso minore. Nello stesso tempo è di dominio pubblico come alcuni bandi e progetti abbiano storie “peculiari”. Come ad esempio la costruzione della nuova Galleria Nazionale nel Városliget, che da un costo previsto di 26 miliardi è lievitato a lavori in corso a 72 miliardi di fiorini, lavori non ancora finiti.

I politici ungheresi sono tra i più onesti al mondo oppure qualcosa non funziona

A questo punto due sono le considerazioni, o i politici ungheresi sono tra i più onesti al mondo oppure nella democrazia illiberale qualcosa non funziona come dovrebbe, o forse funziona proprio come dovrebbe. Riprendiamo le parole del filosofo e Rettore dell’Università Corvinus di Budapest András Lánczi:

Ciò che l’opposizione condanna come corruzione è in realtà l’essenza della politica di Fidesz. Il governo intende creare un forte sistema imprenditoriale autoctono, soprattutto in provincia e nel comparto industriale. Accogliamo a braccia aperte gli investitori stranieri che realizzano investimenti produttivi. La tipica risposta è: “Ma questa è corruzione!”. E invece la questione è politica.

 

Per conoscere meglio l’Ungheria di Orbán: il testo di Stefano Bottoni “Orbán. Un despota in Europa”



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