Affascinante e stravagante sono due degli aggettivi che più descrivono il capolavoro architettonico che ha reso celebre il suo ideatore.

Ungherese non di origini ma di fatto, leggenda nel campo dell’architettura, Antti Lovag è noto per aver ideato la Bubble House a Théoule sur Mer in Costa Azzurra. Questo edificio visionario è spesso associato alla figura di Pierre Cardin, lo stilista italiano che inventò nel 1954 il Bubble Dress e che nel 1992 acquistò il Palais de Bulles che fu, oltre che sua abitazione privata, sede di eventi e sfilate tra cui Dior nel 2016.

CASA DI BOLLE – UN NOME FEDELE ALL’IMMAGINE 

Non si tratta né del set di un film di fantascienza né del risultato delle più recenti tecnologie progettuali in campo edilizio, bensì di una vera e propria abitazione realizzata tra il 1975 e il 1989.

Conosciuta anche come Maison Bernard dal nome dell’imprenditore che ne commissionò i lavori, nella Bubble House (Casa di Bolle) è lo spazio interno il punto di partenza della progettazione dell’intero edificio – gli ambienti interni sono stati studiati per rispondere alle necessità abitative e definiscono automaticamente la forma esterna. Le stanze si susseguono in un percorso ritmico studiato in ogni dettaglio la cui forma esteriore non è altro che il diretto risultato del proprio contenuto: si trattava, secondo Antti Lovag, di creare un’ involucro attorno ai bisogni dell’uomo.

Antti-Lovag

Dettaglio dell’interno della Bubble House.

1,200 metri quadri è la superficie su cui si estende l’armatura metallica autoportante che sorregge il mantello di cemento rosato assecondando le forme naturali senza intervenire su di esse in modo invasivo. Le linee curve e le forme sferiche sono le uniche presenti e tollerate poiché considerate dall’artista più naturali: il loro impiego conferisce all’edificio quella forma bizzarra che ricorda proprio delle bolle a cui l’edificio stesso deve il nome.

ARMONIA TRA ARCHITETTURA E NATURA

Nel progettare l’edificio, l’architetto designer ha tenuto conto fin dall’inizio delle caratteristiche del territorio e delle sue condizioni climatiche. Si auto- definiva abitologo Antti Lovag, termine d’invenzione con il quale faceva riferimento al suo metodo progettuale che si basava sulla risoluzione dei problemi legati agli aspetti del vivere quotidiano in un edificio – da quanto emerge dai vari racconti, egli era solito risolvere le criticità del giorno ogni sera, motivo per cui i suoi progetti sono stati il frutto di un processo in continua evoluzione.

Principi analoghi di creazione di un’equilibrio tra ambiente naturale e artificiale si ritrovano nell’architettura organica che ha visto tra i protagonisti Frank Loyd Wright in America e Alvar AAlto l’artista scandinavo con cui Antti Lovag condivideva le radici culturali poiché la madre era finlandese.

LA FONDAZIONE MAISON BERNARD 

Nel 2010 l’edificio è stato soggetto ad un processo di restauro commissionato all’architetto francese Odile Decq. Gl interventi si sono basati principalmente su una rimodulazione del colore in chiave moderna.

Antti-Lovag

Antti Lovag a lavoro.

Per volere degli eredi dell’imprenditore Pierre Bernard è nata la Fondazione Maison Bernard, con lo scopo di preservare e rendere accessibile al pubblico il lavoro di Antti Lovag e Pierre Bernard. Ogni anno viene indetto dalla Fondazione un concorso per artisti chiamati a realizzare opere coerenti con il capolavoro architettonico: sei mesi è il tempo a disposizione degli artisti per realizzare la loro proposta artistica. Il vincitore del concorso ha l’opportunità di esporre la propria opera finale all’interno della Bubble House.

L’opera di Antti Lovag è stata riconosciuta nel 1998 come membro della lista dei monumenti storici del Ministero della Cultura francese.

A più di trent’anni dalla sua realizzazione questo edificio sembra ancora una costruzione che arriva dal futuro. Non è curioso pensare che il suo ideatore nacque a Budapest nel 1920?



Per rimanere sempre informato sull’Ungheria: clicca qui!

 

© Riproduzione riservata

Foto: vogue.fr, youmanist.it