A continuazione del bell’articolo apparso di recente sul tema Folk e Mitologia Ungherese a firma della padovana Elena Zanchetta – senza escludere quello altrettanto interessante sul Garabonciás – il presente articolo intende offrire una visione sintetica d’insieme soffermandosi a descrivere i vari personaggi, gli ambienti e le atmosfere che caratterizzano e rendono unica la mitologia ungherese. La quale, sia ben detto, trae origine, fonte ed ispirazione dai tratti fondamentali che componevano l’antica religione pagana magiara, “az Ősmagyar Vallás” di epoca pre-cristiana, anteriore cioè all’anno 1,000 D.C., anno in cui Stefano venne incoronato come primo re cristiano d’Ungheria.

ORIGINI PAGANE 

Il credo dell’antica religione pagana ungherese rappresentava una realtà a se stante ed era basato su nozioni di natura mitologica in cui gli esseri, le idee, l’origine, la struttura e il funzionamento del mondo facevano parte di un complesso e intricato sistema spirituale e morale popolato da esseri e figure che sfuggono alle nostre moderne categorie concettuali.

Nell’antica concezione magiara il mondo era strutturato in Tre Regni, (Három Világ: Felső, Közepes, Alsó). Quello Superiore, ultraterreno, era abitato dagli dei e dagli spiriti buoni. Quello di Mezzo rappresentava l’immanente, la realtà fisica conosciuta e sperimentata e perciò popolata dagli uomini ed altri esseri viventi inclusi quelli soprannaturali. Infine, in quello Inferiore, extraterreno, risiedevano gli spiriti maligni, ossia i demoni (Ördögök).

Abitando nel Mezzo, l’uomo quotidiano doveva necessariamente essere in grado di mantenere i contatti con coloro che esistevano oltre il suo mondo fisico presenti negli altri due mondi, popolati da esseri che per definizione erano influenti e potenti. Per far ciò si ricorreva al Taltos (Sciamano) in grado di stabilire e regolare i vari legami. A quest’ultimo era assimilabile la figura del Garabonciás con la differenza che questo esercitava le facoltà divinatorie dopo averle apprese con la pratica mentre il Taltos le possedeva dalla nascita.

Il Taltos aveva l’abilità di contattare gli spiriti attraverso speciali rituali e preghiere che spesso includevano riti sacrificali con differenti animali. Sapeva interpretare i sogni, rimuovere le maledizioni e i sortilegi oltre a richiamare a se le anime perdute. Il più famoso era sicuramente Göncöl, sciamano leggendario, ritenuto in grado di curare ogni malattia e ogni tipo di disturbo.

LE PRINCIPALI FIGURE DIVINE

Tra le deità e figure divine varie si annoverano l’Arany Atya (sorta di Zeus) marito di Hajnal Anyácska (Madre Aurora) e padre di Hadúr (Signore della Guerra), Napkirály e Székirály (rispettivamente Re Sole e Re Vento).

Anche l’acqua e il fuoco quali elementi naturali primari avevano le loro deità sia al maschile che al femminile (Tűz Anya/Tűz Atya, Víz Anya/Víz Atya). C’era infine l’Ördög, il Diavolo, signore delle tenebre e della morte, con poteri di infliggere malattie e malvagità.

Tra gli animali prodigiosi vanno annoverati il Grifone e lo Sárkány (Drago) oltre ai famosi Csodaszarvas (Cervo Magico) e Turul Madár (Falcone Turul) la cui importanza merita un separato articolo. Tra gli spiriti, tanti e sempre attivi che caratterizzavano l’Antica Religione magiara vanno invece ricordati Boszorkány e Bába (le Streghe): la prima sicuramente malefica mentre la seconda, originariamente la Fata Buona, subendo un maleficio e le fatture della prima si tramutò in strega cattiva.

La Szépasszony invece (Bella Donna), con i lunghi capelli biondi era adusa sedurre gli uomini danzando sotto la pioggia nel bel mezzo di temporali con tanto di fulmini e grandine. A questa si contrapponeva la Vadléany (Ragazza Selvatica), spirito sfuggente della foresta. Anche lei con lunghi capelli e perlopiù nuda, seduceva i pastori indebolendone le forze con il suo sensuale danzare ondeggiante e prolungato.

C’erano poi Bubus e Mumus, spiritelli non ben definiti nel carattere, oltre ai terribili e negativi Guta e Fene capaci di infliggere terribili malattie. Il primo era associato ai colpi apoplettici, agli infarti e alle paralisi e lo si trova ancor’oggi nella tipica espressione: “Megüti a guta” (prendere un colpo). Del secondo é rimasto il detto “”A fene egye meg!”, che letteralmente significa “Che possa essere divorato dal Fene!” usato soprattutto quando qualcosa va storto. Fene veniva considerato anche una sorta di luogo frequentato dai diavoli e per questo lo si trova ricorrente in un’altra tipica espressione ungherese: “Menj a fenébe!” (Vai all’inferno!)

Il più difficile da descrivere rimane comunque il Lidérc unico nel suo genere all’interno del ricco patrimonio mitologico ungherese: essere soprannaturale, era solito materializzarsi in tre diverse forme tipiche: come un pollo magico, Csodacsirke, un demonio terreno, Földi Ördög, oppure come un amante satanico, Ördögszerető.



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Foto: aminoapps.com