Il 2021 è l’anno del censimento in Slovacchia. Secondo i dati emersi dalle stime degli anni precedenti, la minoranza ungherese – principalmente concentrata nelle regioni meridionali e orientali del Paese – risulta essere la più corposa, rappresentando circa l’8% della popolazione statale.

Questa regolare rilevazione, che tiene conto anche delle minoranze etniche presenti sul territorio, fa tuttavia venire a galla questioni delicate, mettendo in discussione le identità degli individui legate alla spartizione del territorio Ungherese a seguito del Trattato di Trianon e lasciando scoperte cicatrici che ancora si devono rimarginare…

Queste sono le tematiche affrontate nella mostra Hànyan mèg? inaugurata il 9 luglio 2021 alla Limes Gallery di Komárno in Slovacchia: la città è separata solamente dal Danubio dalla cittadina gemella Komárom, con cui in passato costituiva un’unica conurbazione e per questo motivo, se si considera il tema dell’esposizione, la location svolge un ruolo simbolico.

Hànyan mèg? (Quanti ancora?) – il progetto curatoriale

Il metodo di censimento quest’anno è strutturato come una forma di questionario online, in cui vengono chieste informazioni essenziali come sesso, istruzione, stato civile e nazionalità, voce alla quale è possibile dare una sola risposta: per le minoranze ungheresi si tratta dunque di definire la propria identità come slovacca o ungherese.

Oggi più che mai, l’arte contemporanea si fa portavoce e mette in discussione tematiche fortemente attuali, come la migrazione e le identità nazionali.

La questione dell’identità è proprio il concetto chiave attorno a cui si articolano tutte le opere del programma espositivo realizzato dalla giovane curatrice Rita Balla, progetto da cui emerge la volontà di amplificare la voce delle minoranze ungheresi locali. La ragione per qui vi è il desiderio di affermare “Io sono ungherese” è che, alla fine dell’anno, questa statistica mostrerà l’equilibrio tra le due nazioni, o dovrebbe mostrarlo… Tuttavia è un vero equilibrio?

La mostra

La volontà della curatrice è presentare il vero carattere umano di un individuo attraverso le varie possibilità espressive che offre il ritratto.

Balada-vtakov Madarak balladaja

Dettaglio: Tìmea Golasz, Balada vtakov – Madarak balladaja 150x175cm

Le impronte estetiche dei personaggi presentati in mostra sono i cittadini che hanno ipoteticamente compilato il modulo di censimento per segnare il loro posto nella società. Quando si compila il modulo, le persone sono consapevoli che contiene solo risposte a domande di base e generali – per molti versi questi personaggi vogliono presentarsi come parte di qualcosa di omogeneo, ma che non è stato omogeneo per molto tempo, forse mai.

Kovács Csonga Anikó Stop 2021

Csonga Anikó Kovács. Stop, 2021. Linoleografia su telaio cieco, 115x215cm

Nei ritratti degli artisti Sándor Bugyács, Tímea Golasz , Márta Hajnovics , Tibor Kopócs, Csonga Anikó Kovács, Márta M.Kiss, Emőke Szamaránszky, Marianna Tomovics, János Vámos, l’essere umano non viene mai mostrato come una normale persona oggettivata, alienata. Gli oggetti portano tratti universali che possono essere familiari ad ogni individuo della comunità, come ad esempio la lotta con la solitudine e tratti religiosi, ma anche elementi riconducibili a forme di inclusione.

Vi è la consapevolezza di non avere un quadro reale delle verità nascoste tra i dati reali, non si sa se la convivenza di questi individui anonimi sia confusa o armoniosa.

hanyan meg limes gallery dettaglio

Dettaglio parete espositiva, Limes Gallery

In ogni caso, la scelta dei soggetti sembrerebbe essere importante perché come ultima fase del censimento, le risposte dei partecipanti vengono raggruppate per avere un quadro complessivo di una società variegata che vive in stretta simbiosi.

É dunque lecito domandarsi: Come si possono definire le identità nazionali in un mondo in cui i confini sono creati dall’uomo?.

La scelta di presentare solo ritratti funge da amplificatore di stati d’animo, riflettendo le diversità attraverso figure capaci di “dare del tu” all’osservatore e ricordandogli che dietro ai numeri statistici ci sono individui reali pieni di emozioni. 

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Foto: utilizzo su concessione degli artisti