Dalla collaborazione tra il Centro culturale indipendente Bálint Balassi di Salgótarján e l’Associazione Slovacca dei Creativi e degli Artisti Ungheresi è stata realizzata, per il quinto anno consecutivo, una mostra che ha l’obiettivo di sondare e rafforzare il legame tra gli artisti Ungheresi e Slovacchi.

Intitolata Generation links (collegamenti tra generazioni), la mostra alla Galleria di Arte Contemporanea Limes di Komárno/Komárom. Cosa aspettarsi? Non vi resta che scoprirlo in questo articolo.

La ricerca identitaria

Essere consapevoli della propria identità è uno dei primi passi per comunicare le proprie tradizioni e realizzare un dialogo interculturale. Tuttavia, questo non è sempre facile: i fenomeni storico – politici a seguito delle guerre mondiali hanno definito nuovi confini e quindi identificare le proprie radici diventa talvolta il frutto di una profonda ricerca. È il caso dell’area di Komàrno in Slovacchia, una zona in cui vi è una grande minoranza ungherese: qui vecchie e nuove generazioni hanno costantemente a che fare con una ricerca identitaria che consiste sia nel dialogo con il proprio passato che con l’integrazione e l’accettazione della nuova società con i suoi nuovi insediamenti.

A proposito di questo, proprio ad Agosto alla Limes Gallery era stata realizzata una mostra in merito al censimento della popolazione, operazione che aveva obbligato la popolazione a sancire le proprie radici.

Non è un caso quindi la scelta di Rita Balla, art manager di origini ungheresi e slovacche, di scegliere nuovamente questa location per proporre una nuova mostra, volta a sondare in questo caso le connessioni generazionali tra artisti sia in termini di ricerca artistica che in un’ottica di lasciti generazionali tra artisti affermati e nuove figure emergenti ungheresi e slovacche.

La mostra

Il confronto generazionale presentato si basa sulla considerazione di cinque decenni di materiale artistico, selezionati con lo scopo di mettere in luce sia i punti d’incontro che i contrasti dei linguaggi artistici dei vari artisti selezionati.
L’obiettivo? Presentare visivamente il nesso tra il risveglio del pensieri nazionali collettivi attraverso sia l’autocoscienza che la coscienza comune.

generation links allestimento

Foto: Generation Links. Uno scatto dalla mostra.

Per fare questo, sono state collegate le opere di tre generazioni di artisti dagli anni ’80 ai recenti anni ’20; nello specifico, è stato chiesto agli artisti di mezza età di presentare tre opere ciascuno relative a tre decenni diversi mentre ai più giovani è stata richiesta la loro opera più rilevante nel contesto di questo discorso.

Tra gli artisti ungheresi troviamo: Ferenc Bakos, Babett Birkás, Hajnalka Gedeon, János Gelencsér, Gergely Földi, Péter Handó, Tibor Ispán, Péter Kun, Ildikó Losonczy, György János Orbán.

Gli artisti Slovacchi sono: Péter A. Bak, Szilvia Füzik, Sándor Godány, Tímea Golasz , Zsuzsa Király, Anikó Kovács Csonga, Tibor Kopócs, Ferenc Petrla Señor, Miriama Schniererová, Éva Végh.

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Foto: Generation Links. Dettaglio parete.

Un particolare risalto, per la rilevanza in questa mostra, viene dato dalla curatrice a Babett Birkas, Szilvia Füzik, Ferenc Bakos e Miriama Schniererová.

L’allestimento

Il concept della mostra si riflette anche sull’allestimento espositivo. Cinque piedistalli sono stati distribuiti nello spazio, ognuno dei quali rappresenta un decennio dal 1980 al 2020: un’intrigante grafica sul pavimento collega le varie opere e i pannelli come se fosse una connessione di dati.

generation links dettaglio pavimento

Foto: Generation Links. Dettaglio della grafica sulla pavimentazione.

Il risultato? Un telaio di nastri che si sovrappongono o incrociano, indicando anche a livello visivo come le generazioni hanno interagito, talvolta sovrapponendo il proprio operato e talvolta allontanassi l’un l’altra.

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Foto: utilizzo su concessione degli artisti e della curatrice Rita Balla.