Con l’avvicinarsi dell’estate e il numero di vaccinazioni in aumento (ad oggi in Ungheria sono 3.87 milioni le persone vaccinate) viaggi e spostamenti in Unione Europea e verso l’Italia diventano una possibilità sempre più realistica. Eppure i dubbi e le questioni aperte sono ancora tante.

Oggi l’UE ha approvato la proposta per la creazione del “certificato verde digitale“, questa proposta ora passerà agli Stati membri che dovranno riceverla. In aggiunta vi è anche la più recente normativa italiana potrebbe rispondere ad alcune domande.

Il regolamento della UE: il certificato verde digitale

Il sistema del certificato verde digitale prevede tre tipi di certificati: vaccinazione, test e guarigione.

Questi certificati possono essere rilasciati e utilizzati in tutti gli Stati membri dell’UE per agevolare la libera circolazione.

Essere vaccinati non costituirà una condizione preliminare per viaggiare: tutti i cittadini dell’UE, indipendentemente dal fatto che siano stati vaccinati o meno, godono del diritto fondamentale di libera circolazione sul territorio dell’Unione. Il certificato verde digitale agevolerà l’esercizio di tale diritto, anche attraverso i certificati di test e di guarigione.

Ma soprattutto si specifica che “uno Stato membro dovrà accettare la prova di vaccinazione rilasciata da un altro Stato membro relativa ai vaccini che hanno ottenuto un’autorizzazione all’immissione in commercio nell’UE“. Ovvero per gli Stati è obbligatorio accettare le persone vaccinate con vaccini approvati dall’EMA.

Non è invece obbligatorio accettare persone vaccinate con altri tipi di vaccini. Quindi ogni Stato potrà decidere autonomamente se accettare o meno come validi i vaccini non approvati dalla UE.

Al momento l’Ungheria utilizza in gran parte anche vaccini non approvati dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA): in particolare il cinese Sinopharm, di cui sono state ricevute 1 milione di dosi e il russo Sputnik, quest’ultimo sotto osservazione dall’EMA dal 4 marzo.

Anche questi cittadini potranno ovviamente viaggiare ma dovranno effettuare i test come se non fossero vaccinati. E’ molto probabile che i paesi legati di più all’economia turistica accettino tutti i tipi di vaccini proprio per favorire l’afflusso di turisti.

Che cosa ha deciso l’Italia

Secondo il decreto legge approvato il 22 aprile e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 23 aprile, data dell’entrata in vigore del provvedimento, sembrerebbe che l’ingresso in Italia sia garantito a chiunque possegga un certificato di vaccinazione valido rilasciato da un Paese membro dell’UE, come l’Ungheria. E tale certificato sembra venga riconosciuto indipendentemente dal tipo di vaccino ricevuto.

Nell’articolo 9, comma 8 si legge: “Le certificazioni verdi COVID-19 rilasciate  in  conformità  al diritto  vigente  negli  Stati  membri   dell’Unione   europea   sono riconosciute, come equivalenti a  quelle  disciplinate  dal  presente articolo e valide ai fini del presente decreto se conformi ai criteri definiti con circolare del Ministero della salute.”

Per certificazioni verdi, lo stesso articolo 9, comma 1 definisce: “Le  certificazioni  comprovanti lo stato di avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2  o  guarigione dall’infezione da  SARS-CoV-2,  ovvero  l’effettuazione  di  un  test molecolare o  antigenico  rapido  con  risultato  negativo  al  virus SARS-CoV-2.”

Stando quindi alla più recente normativa italiana, i certificati verdi ottenuti in qualunque Paese dell’Ue hanno la stessa validità di quelli rilasciati in Italia. Non si fa nessun riferimento alla tipologia di vaccino e questo fa dunque pensare che l’Italia li accetti tutti. 

Nelle prossime settimane però ci potrebbero essere maggiori dettagli e chiarimenti, continuare a seguirci per essere aggiornati.



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