Sono crollati i casi di nuovi contagi in numerosi paesi dell’Europa centrale. Tanto che alcuni paesi già stanno studiando ipotesi per salvare la stagione turistica. La Croazia infatti sta pensando ad aprire corridoi per fare arrivare i turisti nelle proprie spiagge. Il turismo ha un’importanza troppo alta per l’economia del paese, perdersi un’estate potrebbe costare troppo. Zagabria ha quindi già avviato contatti con Slovenia, Austria, Germania, Cechia e Ungheria per capire come procedere. Si pensa anche all’introduzione di un passaporto sanitario che renda conto dei test effettuati per rendere evidente la negatività da coronavirus. Esclusa invece, per ora, l’Italia che probabilmente sarà l’ultimo paese a essere preso in considerazione per una riapertura dei confini per motivazioni turistiche.

Austria: dal 17 aprile meno di 100 i nuovi casi giornalieri di coronavirus. Il paese ha già allentato le misure, la fase 2 a Vienna è iniziata il 14 aprile. Il picco dei casi attivi è stato il 3 aprile più di 9.000, oggi sono meno di 2.000. Il paese sembra avere sotto controllo la pandemia, un sistema sanitario all’avanguardia e misure restrittive adeguate, hanno portato questi benefici. Non è un caso se l’Austria figura come terzo paese europeo per sicurezza contro il virus secondo un recente studio.

Anche in Repubblica Ceca la fase due è già iniziata. Le riaperture graduali sono partire da fine aprile. Dall’ 11 maggio è prevista la riapertura dei ristoranti. Il 2 maggio si sono registrati appena 18 nuovi casi, il 27 marzo erano 354. Il picco di casi attivi raggiunto a metà aprile ha iniziato a calare costantemente.

In Croazia il 2 maggio si sono registrati solo 3 nuovi casi, e in Istria è già da due settimane che non ci sono nuovi casi. Il paese che aveva adottato misure restrittive forti e in anticipo sembra stia procedendo a ritmo spiegato per la riapertura del turismo estivo. I casi attivi sono meno della metà del picco di metà aprile.

La Slovenia ha pagato più degli altri la vicinanza all’Italia e l’epidemia l’ha raggiunta in maniera massiccia già a marzo. Dal 18 aprile però i nuovi casi giornalieri sono fortemente calati, e il 3 maggio per la prima volta non si sono registrati nuovi casi. Il virus sta chiaramente perdendo la sua forza di trasmissione ma nonostante questo il numero dei casi attivi nel paese si mantiene costante.

La Slovacchia invece ha avuto il picco più tardi degli altri paesi, a fine aprile. Ma le misure introdotte dal governo, tra cui il divieto di uscire di casa durante le vacanze pasquali hanno dato i frutti sperati. Dal 26 aprile si registrano meno di 10 casi nuovi al giorno e il tasso di mortalità più basso della regione, appen l’1,1%.

In Ungheria la situazione è diversa. Qui infatti i casi attivi di coronavirus sono ancora in aumento e il picco era previsto proprio per oggi 3 maggio. Un picco che però non è mai arrivato, ovvero nel paese continuano ad aumentare i nuovi contagi in maniera lenta ma costante, senza un vero e proprio picco. Dal 24 aprile però i contagi giornalieri sono sotto le 100 unità e si concentrano in maniera preponderante a Budapest, mentre da domani inizia la fase due nel resto del paese. Il gruppo operativo nazionale ha fatto presente che forse nel paese non si presenterà il contagio di massa, ma saranno le prossime settimane a dirlo. Quello che preoccupa di più però è l’alto tasso di mortalità, più del 10%, di molto superiore alla media regionale.

 

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