Sviluppo economico in rispetto delle diversità culturali e linguistiche. Le regioni con importanti minoranze linguistiche devono avere pari opportunià all’acceso dei fondi della UE. Questo chiede la petizione lanciata da importanti personalità della minoranza ungherese di Transilvania, in particolare dal Consiglio Nazionale Seclero-Siculo. (Per informazione sui Siculi di Transilvania leggi qui).

In Romania vive una folta comunità ungherese, più di 1.200.000 persone. Comunità che ad oggi non gode di alcune forma di autonomia amministrativa e questo in passato ha creato numerosi problemi per l’accesso ai fondi provenienti dalla UE. In particolare le regioni dove risiede la comunità seclera, sono tra le regioni più povere della Romania.

Vogliamo che l’UE contribuisca attivamente al mantenimento della diversità linguistica e culturale, contribuendo al finanziamento delle regioni che possiedono una propria specifica lingua, cultura e identità diverse rispetto alla Stato in cui si trovano” ha dichiarato Attila Dabis, rappresentante del Consiglio Nazionale Seclero, in una recente intervista. L’iniziativa chiede alla UE di riversare un’attenzione particolare alle “Regioni Nazionali” ovvero la Terra dei Secleri, il paese Basco, la Catalogna, il Sud Tirol e ai molti altri casi che si trovano in Europa.

L’iniziativa proposta alla Commissione Europea nel 2013 era stata bloccata da alcuni paesi come Romania, Slovacchia e Grecia e pertanto il processo di raccolta delle firme è partito solo 6 anni dopo. La raccolta delle firme si doveva concludere il 7 maggio, ma è stata posticipata fino al 7 novembre.

Per il successo della petizione servono 1 milione di firme e che in almeno 7 paesi sia superato lo sbarramento. Firme cartacee o dal sito della commissione. Ad oggi le firme raccolte sono più di 1 milione, 3 i paesi in cui si è superato lo sbarramento, Ungheria, Romania e Slovacchia. In altri due paesi si sta procedendo in forza, ma purtroppo mancano ancora molti paesi.

Per firmare bisogna avere il numero di un proprio documento (passaporto o carta d’identità). Possono firmare tutti i residenti nella UE. L’intero processo dura pochi minuti.

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A che cosa servono queste firme? La firma servirà ad obbligare la Commissione Europea a discutere della proposta. Come recita il trattato dell’UE: «Cittadini dell’Unione, in numero di almeno un milione, che abbiano la cittadinanza di un numero significativo di Stati membri, possono prendere l’iniziativa d’invitare la Commissione europea, nell’ambito delle sue attribuzioni, a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini ritengono necessario un atto giuridico dell’Unione ai fini dell’attuazione dei trattati.»

 

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