Da oggi si apre un nuovo scenario per le misure contro il Coronavirus in Ungheria: inzia la fase 2! Mercoledì 29 aprile è arrivato il tanto aspettato messaggio di Orbán: “la fase uno è terminata!”. Il premier ha poi continuato “grazie al lavoro di tutti oggi il sistema sanitario ungherese è pronto ad affrontare l’eventualità di contagi di massa” ed ancora “ci prepariamo al peggio ma speriamo per il meglio”. Da oggi l’Ungheria viene divisa in due zone: da una parte Budapest e la contea di Pest dove ci sono più casi e dove continuano le misure restrittive, il resto del paese dove si allentano i provvedimenti.

La situazione del coronavirus in Ungheria

Oggi in Ungheria, dopo 61 giorni dal primo caso, ci sono 3.035 contagiati (più 37 rispetto a ieri), 630 guariti (più 1), 351 vittime (più 11), e più di 10.000 persone in quarantena.

Come si evince dai due grafici qui sotto che testimoniano il numero dei casi di coronavirus totali e i nuovi casi giornalieri per ora non c’è stata la tanto temuta esplosione di casi, e non c’è stata alcuna crescita esponenziale, la curva dei nuovi contagi procede inesorabilmente verso l’alto ma in maniera lenta e costante. Nell’ultima settimana i nuovi casi giornalieri sono stati sempre meno di 100 al giorno e in diminuzione costante.

 

In particolare i casi di coronavirus in Ungheria si concentrano a Budapest dove è presente quasi il 50% dei casi, e considerando la contea di Pest, adiacente alla capitale arrivano quasi a due terzi. Sono queste proprio le zone dove continuano le misure restrittive. In questa maniera il governo spera di restringere l’area di diffusione del virus facendo però ripartire il resto del paese.

La sanità ungherese

Il premier ha ribadito che la sanità ungherese è pronta per l’evenzienza. Ha voluto quindi sottolineare la giustezza delle misure intraprese nei giorni scorsi che hanno liberato il 60% dei posti letto negli ospedali. Misure fortemente criticate dall’opposizione e da numerosi medici. Con queste misure infatti migliaia di pazienti ungheresi sono stati rispediti a casa e quindi sono stati affidati alle cure dei propri famigliari. Un’altra critica mossa al governo si è concentrata sul fatto che ora gli ospedali ungheresi hanno migliaia di letti vuoti, inutilizzati. I pazienti bisognosi sono a casa ma per ora il numero dei pazienti di covid non ha registrato nessuna impennata, ovvero in Ungheria ad oggi ci sono “solo” 983 persone infette da coronavirus che necessitano cure ospedaliere, di queste 49 necessitano respiratori (fonte). Tra l’altro numeri in diminuzione negli ultimi giorni.

La misura del governo evidentemente prevede che in futuro, forse proprio per l’allentamento delle misure, il numero di pazienti ospedalizzati potrebbe aumentre vertiginosamente, ma queste rimangono per ora solo previsioni. La situazione di oggi vede quindi un sistema sanitario pronto con migliaia di letti vuoti per un’emergenza, quella da coronavirus, che per ora non c’è, e centinaia di malati cronici per altre malattie che invece non possono accedere ai posti letto negli ospedali.

Per i più maligni la politica del governo ha solamente approfittatto della situazione per modificare una struttura sanitaria, quella ungherese, che a differenza di quelle più moderne conserva una politica di ampi posti letti destinati alla degenza dei malati, mentre in altri paesi questa viene fatta a casa o in cliniche specialistiche, non pesando quindi sugli ospedali pubblici. In questo modo, dicono i critici, il governo ha tolto dagli ospedali una serie di pazienti che pesavano sulle casse degli istituti.

In realtà la politica di svuotamente degli ospedali ha sicuramente una conseguenza positiva, la diminuzione del rischio di contagio. Come avvenuto in Italia e in altri paesi, il rischio di contagio negli istituti ospedalieri è molto alto e riguarda una fascia di popolazione estremamente a rischio. La diminuzione dei malati presenti negli ospedali può quindi evitare il contagio tra le persone più a rischio.

Un’altro punto critico riguarda sicuramente il numero di decessi per contagiati. In Ungheria è molto alto, supera il 10%. 351 vittime su 3035 contagiati. Come si evince dalla mappa qui sotto una percentuale molto più alta rispetto ai paesi confinanti. Tre possono essere i motivi. Il sistema ospedaliero ungherese, e quindi le cure, sono pessime e quindi il numero delle vittime è maggiore.  Il virus si è diffuso in situazioni particolari contagiando persone particolarmente deboli (ospedali o case di cura). Il numero ufficiale dei contagiati è molto minore rispetto a quello reale, e questo ovviamente aumenta la percentuale di decessi. L’Ungheria rimane infatti uno dei paesi che ha effettuato il minore numero di test, appena  8691 ogni milione di abitanti.

Ecco un grafico che mostra a sinistra il numero di test giornalieri fatti in Ungheria e a destra il numero di positivi. I test totali sono 83.958 ma in realtà il numero di persone coinvolto è molto minore (circa 50.000), in quanto ad una persona vengono fatti più test. Ricordiamo che solo il Veneto (5 milioni di abitanti) ha effettuato 378.000 tamponi.

 

Budapest vs Vidék

“Proviamo a far ripartire l’Ungheria ma in maniera attenta e cosciente” sono state le parole di Orbán. Nella pratica dividere il paese in due, da una parte Budapest dall’altra il resto del Paese. Viene riproposto l’eterno scontro tra Budapest e la campagna. Due aree differenti per quanto riguarda storia, cultura, economia, politica, società ed ora anche per le misure restrittive sul coronavirus. La divisione del paese in due è una conseguenza ovvia. A Budapest e nei dintorni si concentrano i due terzi dei contagiati del paese, quindi è ovvio che si prendano misure differenziate rispetto ad altre regioni. Pensiamo solo alla regione di Bács-Kiskun 23 contagiati in una regione di 8.500 kmq. Ovvero ogni 340 chilometro quadrato si trova un contagiato di un virus che ha una letalità del 10% in Ungheria. Sarebbero difficilmente spiegabili le misure di restrizione alla popolazione residente e forse anche poco sensate. Quindi dal 4 maggio esistono due Ungherie, quella della campagna “Vidék”, che può muoversi, lavorare e divertirsi più facilmente e che è sempre stata fedele politicamente al partito di Orbán ed ha chiaramente una visione conservatrice, e quella della grande città Budapest, liberale e socialista che proprio le ultime elezioni amministrative ha punito il premier dove muoversi liberamente è vietato. Questa situazione non potrà che portare anche a screzi politici, perchè nonostante le dichiarazioni di cooperazione tra il Sindaco di Budapest e il governo, è ovvio, e quasi normale, che in secondo piano si stiano portando avanti strategie politiche con l’obiettivo di mettere in difficoltà l’avversario.

L’Ungheria comunque va avanti nella fase 2 e mentre i politici iniziano a pensare alle misure economiche da mettere in campo, i virologhi si concentrano sul vaccino da creare, gli abitanti vedono con un po’ più di ottimismo il futuro anche se a Budapest le persone sono costrette a vedere la primavera dalla finestra, mentre nella campagna ungherese tra poco si farà la fila per andare a farsi un bagno nelle piscine all’aperto.

 

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