Dallo scorso mese, gli Stati membri dell’Unione Europea hanno iniziato a presentare alla Commissione i piani nazionali per la ripresa per accedere al Recovery Fund, il pacchetto finanziario da 750 miliardi di euro approvato alla fine del 2020 per aiutare i Paesi duramente colpiti dal coronavirus.

All’Ungheria spetterebbero 16.83 miliardi di euro, di cui 7.17 miliardi sotto forma di sussidi a fondo perduto e 9.66 miliardi sotto forma di prestiti, con un tasso vicino allo zero ma da ripagare nei prossimi trent’anni. Ricordiamo anche che, secondo le regole della Commissione, il 37% dei fondi ricevuti deve essere speso per progetti sulla transizione energetica, mentre il 20% per la digitalizzazione.

Il piano nazionale ungherese prevede l’allocazione di fondi in 9 categorie, definite dal governo ungherese come fondamentali per la ripresa economica del Paese.

EDUCAZIONE E UNIVERSITÀ

I primi due punti riguardano l’educazione. Innanzitutto quella primaria e secondaria, dove la didattica a distanza ha portato a galla diversi limiti tecnologici. L’obiettivo del governo per i prossimi anni è quello di supportare una transizione digitale (e verde) nelle scuole cosicché anche le famiglie più svantaggiate possano avere accesso a dei buoni servizi per i loro figli. Concretamente si parla di migliorare la connessione internet, i servizi online delle scuole (inclusi i siti web che non sempre forniscono informazioni adeguate) e una maggiore formazione digitale per gli insegnanti. La transizione energetica gioca un ruolo importante anche a scuola, perciò si prevedono delle ristrutturazioni in modo da rendere gli edifici più sostenibili. È in vista anche un percorso di studi sul cambiamento climatico e la protezione della natura, per educare sin da piccoli quelli che saranno i leader di domani.

Altro punto è quello che riguarda le università. Negli ultimi anni abbiamo assistito a diverse riforme in seno al sistema universitario, riforme che hanno portato al trasferimento della CEU (Central European University) a Vienna e alla più recente protesta degli studenti dell’Università di arti teatrali e cinematografiche di Budapest (SZFE) che hanno occupato l’edificio a seguito della nomina governativa di Attila Vidnyánszky, già direttore del teatro nazionale e fedelissimo di Fidesz, come nuovo direttore del consiglio di amministrazione, scelta che a detta dei protestanti, minerebbe l’autonomia dell’Università stessa.

Nel piano nazionale, il governo continua a parlare di riforme del sistema universitario per aumentare la competitività del Paese e della regione (termine già usato, competitività, durante la ristrutturazione dell’Accademia delle scienze, la cui ricerca scientifica è passata de facto sotto il controllo del governo proprio per una questione di “mancata competitività”, una decisione anche questa che ha dato il via a numerose proteste). Al centro delle nuove riforme soprattutto i centri di ricerca medica e i progetti di tirocinio per i nuovi medici. Da rivedere anche l’educazione per adulti, dal momento che oggi non è in linea con il mercato del lavoro e servono persone sempre più specializzate: il governo pensa di raggiungere questo obiettivo attraverso nuovi corsi, collaborazioni con aziende, laboratori eccetera.

PICCOLE CITTÀ

Il terzo punto del piano nazionale per la ripresa va a vantaggio dei piccoli centri: 300 città e villaggi, fra quelli più svantaggiati verranno selezionati attraverso criteri oggettivi come la posizione geografica e lo status economico e sociale. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità della vita di questi abitanti, garantendo un maggiore accesso al mondo del lavoro e un alto livello di servizi sanitari. Anche questo punto è fortemente legamento alla transizione energetica: molti di quesi paesi potrebbero infatti essere i luoghi ideali per la costruzione di pannelli solari che da una parte aiuterebbero il Paese a rimanere in linea con gli obiettivi europei sul clima e dall’altra parte creerebbero posti di lavoro.

IL SETTORE TRASPORTI

Sempre per evitare la crescita di emissioni di anidride carbonica, il governo sta pianificando un aumento (in senso di quantità) dei mezzi di trasporto disponibili per evitare il più possibile l’utilizzo di macchine. Un miglioramento anche in senso qualitativo, soprattutto di stazioni e carrozze per garantire viaggi confortevoli a tutti i passeggeri. Il piano nazionale prevede la creazione di un sistema unico, suburbano e interurbano, che fa riferimento a un unico sito web e un unico sistema di biglietti. Si parla anche di ecomobilità: più mezzi pubblici sì, ma sostenibili, con tram, metro e HEV totalmente elettrici o ibridi.

TRANSIZIONE ENERGETICA

Un punto a sé è dedicato alla transizione energetica in generale per decarbonizzare il sistema energetico del Paese e raggiungere gli obiettivi del 2030 (una riduzione di CO2 almeno del 55%). Tre saranno le principali aree di intervento: aumentare la flessibilità della rete elettrica promuovendo l’integrazione di rinnovabili; nuove misure di efficienza energetica; promuovere maggiori investimenti per rinnovabili nel settore residenziale.

ECONOMIA CIRCOLARE

La parola transizione ritorna anche in altri due punti, quelli che riguardano il passaggio da una economia lineare a una economia circolare. In particolare, il governo prevede un miglioramento della gestione delle risorse idriche e dei rifiuti, specialmente nei piccoli centri con meno di 2000 abitanti. Si pensano diverse campagne promozionali a favore del riciclaggio di rifiuti con incentivi economici da una parte e restrizioni per inceneritori dall’altra. Diversi incentivi saranno disponibili anche per le donazioni di cibo per evitare gli sprechi.

Per quanto riguarda la situazione idrica, il governo pensa a un ritorno della competitività del Paese in materia di agricoltura, riducendo l’impatto climatico allo stesso tempo. Per un ritorno glorioso all’agricoltura sono però da eliminare diversi ostacoli soprattutto amministrativi per lavoratori e servizi, attraverso anche la creazione di un sistema di supporto.

DIGITALIZZAZIONE

Gli ungheresi devono essere pronti alle nuove tecnologie, soprattutto l’intelligenza artificiale, si legge nel piano per la ripresa. Diversi settori necessitano di una digitalizzazione, come quello dei trasporti e dell’agricoltura. Da sviluppare anche le conoscenze tecniche dei cittadini e delle aziende.

SISTEMA SANITARIO

In ultimo troviamo un punto dedicato al sistema sanitario, duramente provato dalla pandemia che ha fatto emergere diversi problemi, legati al personale sanitario ma soprattuto alla condizioni in cui versano molti ospedali del Paese. Nel piano nazionale, il governo punta molto sulla prevenzione, importantissima nel mondo di oggi. Si parla anche di riforme infrastrutturali degli edifici per creare un “sistema moderno, adatto al 21esimo secolo”. Il maggior pilastro della riforma sarà la fusione della cura di base con quella specialistica, permettendo ai medici di base di utilizzare anche le loro conoscenze specialistiche: in questo modo, i pazienti con determinate richieste potranno semplicemente rivolgersi al proprio medico di famiglia invece che recarsi in ospedale.

LA RISPOSTA DALLA UE E DA BUDAPEST

Per una risposta dalla Commissione si dovrà attendere, dal momento che sono adesso in corso le revisioni.

Nel frattempo, il sindaco di Budapest Gergely Karácsony non si è detto molto d’accordo con il piano presentato dal governo e ne ha da poco presentato uno alternativo, sviluppato dall’Unione di comuni (MÖSZ).

Secondo Karácsony, l’Ungheria sta “perdendo un’occasione storica”, fallendo nel distribuire giustamente i 6,000 miliardi di fiorini che le spettano. Al contrario, il piano elaborato dal MÖSZ spenderebbe questi soldi per i cittadini con l’aiuto dei consigli locali, invece che finanziare la creazione di una piccola cerchia di oligarchi.

Secondo Karácsony 2,705 miliardi di fiorini (ossia il 45% dei fondi) dovrebbero essere allocati per progetti sociali, 2,070 miliardi per il cambiamento climatico, 725 miliardi per la digitalizzazione e 500 miliardi per l’economia. Nel primo punto rientrerebbero progetti come quelli per lo sviluppo edilizio, l’eradicazione della povertà infantile e l’aumento dei sussidi di disoccupazione e per chi cerca lavoro.

Gli autori di questo piano alternativo si sono detti consapevoli che genereranno un dibattito ma si sono anche detti pronti a dialogare con il governo affinché i fondi vengano distribuiti per un Paese che guarda al futuro.



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