Dopo una fuga degna di un film di James Bond che ha coinvolto ben cinque Paesi, l’ex primo ministro macedone Nikola Gruevksi ha ricevuto asilo politico in Ungheria. Le circostanze che hanno portato Gruevski ad attraversare il confine ungherese sono poco chiare. E con tutti gli occhi ancora puntati addosso dopo il report Sargentini, l’Ungheria rischia di dare il via a uno scandalo diplomatico di importanza considerevole.

Ma andiamo con ordine.

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Nikola Gruesvki e Viktor Orbán

Nel mese di maggio, la corte macedone condanna Gruesvki a due anni di carcere, dopo aver acquistato illegalmente una mercedes di lusso dal valore di 600 mila di euro.

Il 9 novembre avrebbe dovuto presentarsi di fronte alle autorità macedoni e iniziare a scontare i due anni di carcere dal 12. Ed è dal 9 novembre che di Gruevski si perdono le tracce. Il 13 novembre, dal profilo Facebook dell’ex primo ministro macedone si ha la prima notizia: “nei giorni scorsi ho ricevuto diverse minacce di morte, perciò al momento mi trovo a Budapest dove ho richiesto asilo politico alle autorità ungheresi.

Cosa sia successo fra il 9 novembre e il 13 non è ancora certo. La commissione ungherese di sicurezza nazionale ha convocato immediatamente un consiglio straordinario per analizzare la situazione. Nessun membro appartenente a Fidesz si è presentato, dichiarando di non essere coinvolti in alcuno modo e che quindi la loro presenza non fosse necessaria. Nello stesso momento però, il Ministro degli affari esteri Péter Szijjártó tiene una conferenza stampa nel quale conferma il coinvolgimento delle ambasciate ungheresi. Veniamo quindi a conoscenza che Gruevski ha attraversato diversi Stati a bordo di macchine diplomatiche ungheresi: Albania, Montenegro e Serbia. La Macedonia ha accordi bilaterali con tutti i Paesi Balcani non membri dell’Unione Europea, ed è perciò facile attraversare confini con la sola carta di identità. Come Gruesvki abbia oltrepassato il confine ungherese rimane un mistero.

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Gruesvki durante il processo a Skopje

Ufficialmente il governo ha dichiarato di aver dovuto aiutare Gruesvki in quanto in fuga da George Soros, la cui campagna negativa era stata suggerita da Gruesvki stesso. L’opposizione invece si pone qualche domanda in più, chiedendo l’intervento anche dell’Unione Europea. Se l’Ungheria è tanto contraria ai migranti, com’è possibile che Gruevski non ha aspettato al confine come tutti gli altri?”, si è chiesto Márton Gyöngyösi, vice presidente del partito d’opposizione Jobbik.

Diversi membri di Fidesz hanno investito in affari (soprattutto legati alla sfera dei media e dell’informazione) a Skopje e Szijjártó in persona aveva partecipato a numerosi eventi organizzati dal partito di Gruevski durante la campagna elettorale.

Ma quali che siano i motivi dietro alla concessione del diritto d’asilo, una cosa è certa: Gruevski è oggi libero di circolare in Ungheria e in tutta l’Unione Europea. Non si conosce l’esatta posizione dell’ex primo ministro e diversi enti, tra cui Transparency International, hanno chiesto all’Ungheria di proseguire con l’estradizione, attenendosi alle norme europee.

 
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