Qualche giorno fa Figyelő, settimanale vicino al partito del primo ministro Viktor Orbán, ha pubblicato sulle proprie colonne una lista di presunti “mercenari” al soldo di Soros, il filantropo americano da sempre bersaglio della propaganda aggressiva dell’esecutivo magiaro. Secondo il settimanale di Mária Schmidt, infatti, tutte le persone e gli enti presenti nella lista sarebbero da inquadrare nel libro paga del magnate Soros, e di conseguenza da intendere come “nemici” dell’Ungheria.

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George Soros e Viktor Orbán, da anni acerrimi nemici

Oltre a molti professori della Central European University (CEU) e giornalisti indipendenti, nella lista sono state aggiunte anche organizzazioni non-governative ungheresi ed internazionali, quali Amnesty International, Transparency International, il Comitato Helsinki Ungherese e l’Unione ungherese per le libertà civili. Sempre tra le associazioni citate dall’articolo, vale la pena citare Romaveritas, che si occupa della minoranza rom e la fondazione “una possibilità per i bambini svantaggiati”.

Inoltre, a fianco delle associazioni, sono molte anche le persone presenti nella lista, vive o morte che siano. Si, anche i morti possono essere considerati nemici della nazione e del governo. Come, ad esempio, il celebre filosofo del nazionalismo Ernst Gellner, deceduto nel 1995, Yehuda Elkana, rettore della CEU scomparso nel 2012 o István György Tóth, intellettuale dell’Accademia ungherese delle scienze, deceduto nel 2005 a 49 anni. Presenti nella lista anche ex-amici di Orbán, come Attila Chikán, fondatore di FIDESZ e ministro dell’economia nel primo governo Orbán (1998-2002).

Orbán, Chikán

Viktor Orbán e Attila Chikán negli anni ’90

Insomma, una lunghissima lista di proscrizione di sillana memoria, che ha come obiettivo quello di gettare discredito sugli oppositori, veri o presunti, vivi o morti, del regime di Viktor Orbán che, da parte sua, non ha ancora commentato l’accaduto. Ma è facile desumere che non debba essere così dispiaciuto. Infatti, in occasione di un discorso in campagna elettorale, ha annunciato che sono 2.000 le “Spie di Soros” monitorate dalle autorità di sicurezza ungheresi.

La lista è stata ovviamente condannata da una parte dell’opinione pubblica ungherese, quella che ha ancora a cuore i valori del rispetto e della correttezza, oltre che dalle istituzioni inserite nell’elenco. Al coro di condanne si è aggiunta anche la missione diplomatica statunitense a Budapest, la quale ha definito l’iniziativa del settimanale “chiaramente intimidatoria” e pericolosa, in quanto può dare l’avvio ad una vera e propria caccia alle streghe.

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L’ultima pagina del Magyar Nemzet

A tutto ciò, si aggiunge il fatto che la proprietà del settimanale Figyelő, composta dalla storica di riferimento del FIDESZ Mária Schmidt e da suo figlio Péter Ungár, potrebbe essere interessata all’acquisizione del Magyar Nemzet, storico quotidiano ungherese fallito la settimana scorsa, rendendo così il panorama giornalistico ungherese ancora povero di opposizione e ancora più ricco di odio e propaganda.

 

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Foto: Tamas Botos, Nepszava, 24.hu, MTI/Foldi Imre