Orbán e Gyurcsány il dualismo che ritorna nella politica ungherese. La notte del 26 maggio sui palchi dei due partiti più votati in Ungheria ci sono loro, i due leader politici più importanti dell’ultimo decennio ungherese. Il primo a festeggiare una vittoria elettorale scontata, il secondo a tornare in sella anche se di fianco alla moglie capolista.

FIDESZ: VITTORIA SCONTATA A CASA, MA IN EUROPA NON TUTTO VA COME SPERATO

Il voto europeo ha confermato l’ovvietà, l’Ungheria continua a essere dipinta di arancione (il colore del Fidesz), ancora più densamente di quanto non lo fosse. Il partito di governo supera il 50%, mobilita i suoi elettori, e conquista tutte le regioni del paese. C’è di che sorridere nel partito di Orbán che non sembra logorarsi dall’ormai quasi decennale esperienza di governo. Anzi proprio grazie alla sua attività di governo incentrata sulla crescita economica, sicurezza, difesa dell’identità, insieme a una forte retorica contro il multiculturalismo e l’immigrazione ha fatto en plein di voti, soprattutto nella campagna. A Budapest infatti il partito è in leggero calo, e questo potrebbe aprire insicurezze per le elezioni comunali di quest anno.

Ma Orbán non può essere entusiasta, perchè anche se le cose nel paese magiaro vanno benone, in Europa non si sono avverate le sue speranze, almeno non per ora. I partiti “sovranisti” avanzano, ma non così tanto da essere determinanti in parlamento. Una possibile alleanza tra il PPE e le forze di destra non ha i numeri e quindi non sarà all’ordine del giorno. Orbán puntava ad essere il traghettatore verso un nuovo campo politico incentrato nella lotta contro i migranti. Un’alleanza politica tra PPE e “la nuova destra” che non potrà ancora avverarsi. Anzi, sarà il tempo a dirlo, ma per il PPE si apre la possibilità di alleanze con i socialisti e l’ALDE due gruppi difficilmente digeribili per Orbàn. Il leader ungherese però non può permettersi di rompere definitivamente con il PPE, rottura che porterebbe nella marginalità l’Ungheria proprio in un momento decisivo per le scelte politiche in Europa, dall’organizzazione dei nuovi finanziamenti europei alla discussione su possibili sanzioni all’Ungheria.

GRANDI CAMBIAMENTI NELL’OPPOSIZIONE UNGHERESE

Dalle urne può tornare a sorridere l’ex-premier ungherese Gyurcsány che con la sua DK raggiunge il 16% dei voti e diventa seconda forza del paese. Una vittoria che però è contrassegnata dal passo laterale fatto da Gyurcsány che per la prima volta si è esposto meno in campagna elettorale, lasciando spazio alla moglie capolista che ora dovrà ritagliarsi un proprio ruolo politico.

Ma la grande sorpresa delle elezioni sono i giovani viola di Momentum che sfiorano il 10% e superano per la prima volta lo sbarramento elettorale. Giovani, liberi, europeisti e pro-globalizzazione. Raggiungono risultati importanti soprattutto nella capitale dove ora sono attesi alla prova del nove delle elezioni amministrative.

Le elezioni di domenica segnano però anche la crisi profonda, e forse definitiva, in cui sono finiti i partiti dell’opposizione “storica” a Orbán. I socialisti ormai in una decennale crisi di consenso stanno lentamente sparendo dalla mappa del paese. Molto più forte e per certi versi “sorprendente” la caduta dei due partiti della nuova scena politica ungherese nata dopo il 2006: Jobbik e LMP. Il primo lacerato da scissioni, perdita di consenso verso il Fidesz e dibattiti interni sulla ricollocazione politica è il partito che ha perso più voti dalle ultime elezioni. Il secondo anche diviso da lotte politiche intestine (i principali leader sono usciti dal partito) ha raccolto addirittura meno voti del partito comico del cane a due code, un risultato che la dice lunga sulle prospettive future, ormai molto fosche.

I risultati elettorali. Fonte: origo.hu

 

© Riproduzione riservata

Foto: 24.hu, origo.hu