Il coronavirus in Italia e Ungheria ha storie diverse. I due paesi sono difficilmente confrontabili visto la differenza di tutta una serie importante di caratteristiche che possono favorire o ritardare un’epidemia come la struttura socio-economica, la densità di popolazione, etc. Visto il dibattito che si è creato sul web abbiamo però pensato sia necessario mettere in evidenzia i dati e le misure di contenimento applicate nei due paesi in maniera tale da avere un quadro il più possibile completo.

Il primo caso di coronavirus in Italia, ricordiamo che ci basiamo solo su dati ufficiali, è stato scoperto il 21 febbraio a Codogno. Dal primo caso è passato solo un giorno per la prima vittima, registrata in Veneto. In Ungheria il virus è arrivato il 4 marzo, a Budapest. Il primo decesso nel paese magiaro dovuto al coronavirus è registrato il 15 marzo. Aiutiamoci allora con questa tabella proposta dal quotidiano Politico il 31 marzo per comprendere le misure di contenimento adottate e il momento in cui sono state prese.

 

Da questo raffronto possiamo vedere come l’Italia sia stato in numerosi settori il paese che ha reagito più lentamente al diffondersi del virus. Questo da un certo punto di vista è ovvio, in quanto è stata proprio l’Italia il primo paese europeo a dover affrontare questa crisi. Gli altri paesi hanno quindi avuto più tempo per prepararsi ma soprattutto hanno avuto modo di poter osservare quello che succedeva nel paese cha ha subito prima le conseguenze dell’epidemia, l’Italia. L’Italia quindi ha sofferto questo ruolo di “prima vittima”.

L’Ungheria invece si situa tra i paesi che hanno reagito più velocemente. Gli eventi sono stati sospesi prima che nel paese ci fosse la prima vittima da coronavirus, così anche la chiusura delle scuole. Misure restrittive che però non sono state ovvie. Le restrizione sono state adottate in Ungheria nel weekend del 14-15 marzo quando ormai il virus era diffuso in tutta l’Europa centro-orientale e ormai tutti i paesi confinanti avevano adottato misure simili. Anche la chiusura delle scuole è stata prima negata dal premier Orbán, poi invece decisa con una veloce retromarcia.

Le differenze sulle misure di contenimento adottate riguardano:

  • Ripristino dei controlli ai confini. In Ungheria ripristinati il 17 marzo, mentre in Italia non sono stati ancora presi provvedimenti di questo tipo.
  • Cessazione della produzione non essenziale, ovvero la chiusura di numerose fabbriche, in Italia decisione presa del 26 marzo, in Ungheria per ora non ci sono decisioni a riguardo e le attività produttive continuano a lavorare. Anche le misure sulle attività commerciali sono di impatto differente. Ad esempio n Ungheria i parrucchieri hanno sempre potuto continuare la propria attività, ed anche i ristoranti nella forma del servizio d’asporto hanno sempre continuato a lavorare.
  • Limitazione della mobilità. In Italia, come in altri paesi, esistono severe limitazione alla mobilità delle persone che possono uscire di casa solo per motivi di necessità e con una autocertificazione. Numerosi sono i controlli e le denuncie. In Ungheria invece seppur presenti queste limitazioni sono più blande e i controlli sono più sporadici.
  • Attività sportiva. In Italia era possibile svolgere attività sportiva nel raggio di 200 metri da casa, poi aumentato, ma comunque era sconsigliato. In Ungheria invece il governo consigli di svolgere attività fisica all’aperto, mantenendo le distanze di sicurezza. Questo perchè l’attività fisica e lo stare all’aperto migliora il sistema immunitario.

Confrontiamo i dati riguardanti l’epidemia tra i due paesi

Contagiati per 1 milione di abitanti: 2.960 Italia, 205 Ungheria

Tamponi per 1 milione di abitanti: 22.436 Italia, 4.975 Ungheria

Vittime per 1 milione di abitanti: 391 Italia, 21 Ungheria

Evidente la differenza di portata che l’epidemia ha raggiunto nei due paesi. Non è un caso se nei dati ufficiali l’Ungheria risulta essere uno dei paesi meno colpiti d’Europa e in diversi studi internazionali viene considerato, ad oggi, uno dei più sicuri, a differenza dell’Italia che in queste classifiche si situa nelle ultime posizioni. Da tenere a mente però che in Ungheria si è in ritardo con la diffusione dell’epidemia di almeno tre settimane rispetto all’Italia.

Ovviamente su questi dati c’è un fiorente dibattito. E’ ben visibile come il numero di tamponi effettuati in Ungheria sia molto basso rispetto a quello italiano, anche se in linea con gli altri paesi dell’Europa orientale. Questo basso numero di tamponi può portare anche ad un ridimensionamento dei casi positivi nel paese. Nella stessa Italia però è ampio il dibattito sul fatto che in realtà il numero dei contagi siano numerose volte più alto rispetto a quello riportato dalle cifre ufficiali.

Sicuramente nel diverso sviluppo dell’epidemia hanno contribuito anche fattori socio-economici dei due paesi. Il virus in Italia si è sviluppato nei primi focolai in Lombardia e in Veneto, due regioni altamente popolate con un alto grado di mobilità, tanto è vero che il virus si è diffuso rapidamente in tuta l’Italia settentrionale. In Ungheria invece il virus è concentrato a Budapest anche perchè la struttura demografica dell’Ungheria sembra proteggere le altre aree del paese. Ovvero in Ungheria vi è una unica grande città: Budapest. Poi vi sono piccoli centri urbani distanziati l’un l’altro da decine di chilometri di niente, di campagna non abitata. Una struttura demografica molto diversa da quella dell’Italia settentrionale dove ampie aree della pianura sono fortemente abitate e ricche di centri urbani che si susseguono l’un altro.

Concludiamo questo articolo esponendo qui sotto l’andamento dei casi totali di coronavirus nei due paesi (fonte worldometers). Ma ricordiamo che un’analisi completa e dettagliata su come l’epidemia si sia diffusa in Italia e Ungheria, ma anche negli altri paesi, sarà possibile solo a conclusione dell’epidemia stessa e con una serie di dati e di fonti meno influenzabili e discutibili rispetto a quelli di cui si è in possesso ora.

 

 

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