Continua a mietere decessi la pandemia da coronavirus. Anche oggi 249 persone, per la maggior parte anziane o con malattie croniche, sono morte. Numeri impressionanti per il piccolo paese danubiano.

Numeri che dimostrano però anche l’inadeguatezza delle misure prese. Da settembre, ormai 7 mesi, in confini ungheresi sono i più chiusi d’Europa eppure questa restrizione è servita a ben poco. Anche le misure di “lockdown soft” introdotte da novembre non hanno fermato l’avanzare della pandemia.

L’Associazione dei medici ungheresi (Magyar Orvosi Kamara) ha ufficialmente chiesto al governo di aumentare le restrizioni in atto nel paese visto la difficoltà a cui è sottoposto il sistema sanitario nazionale. L’associazione dei medici non è nuova a forti critiche verso la gestione da parte del governo della pandemia. Questa “inimicizia” tra l’associazione e il governo nasce anche dal ruolo politico che Kincses (presidente dell’associazione) ha avuto nel governo di centro-sinistra di Gyurcsány (all’epoca era sottosegretario alla sanità).

“Meglio un lockdown breve ma molto restrittivo piuttosto che restrizioni flebili per un lungo periodo”

sono state le parole di Kincses e ancora “oggi in due giorni muore lo stesso numero di persone che è morto durante l’intera prima ondata”.

 

L’Associazione dei medici ungheresi invita la popolazione a:

  • ridurre il più possibile i contatti;
  • andare a fare la spesa solo una volta a settimana;
  • evitare i mezzi di trasporto pubblici;
  • evitare di incontrare parenti a Pasqua.

L’Associazione dei medici ungheresi invita il governo a:

  • limitare il numero di clienti possibili nei negozi;
  • vietare i gruppi di più di 3 persone su suolo pubblico;
  • chiudere i centri commerciali.

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Foto: mok.hu