Katalin Karikó (chiamata anche KK), classe 1955, è una biochimica e ricercatrice ungherese, oggi vicepresidente senior di BioNTech, la società tedesca che ha sviluppato il vaccino contro il Covid-19. Famosa per aver sviluppato la tecnologia che è alla base dei vaccini di Pfizer/Biontech e di Moderna/Nih, la Karikó ha dedicato la sua carriera alla messa a punto di questa terapia genica basata sull’mRNA. Dal 2014 è titolare di diversi brevetti.

La formazione in Ungheria

Katalin Karikó è cresciuta a Kisújszállás, a un centinaio di chilometri da Budapest. Figlia di un macellaio, dichiara che le piaceva osservare le viscere, il cuore degli animali, da cui è probabilmente nata la vocazione scientifica. A otto anni vince un concorso sullo studio della fauna selvatica e durante il liceo ottiene un riconoscimento come migliore studentessa di biologia. Nel 1973 si iscrive all’Università di Szeged. Laureatasi nel 1978, si specializza in biochimica presso il Szeged Biological Research Center dove inizia i primi studi sull’mRNA. Per alcuni anni lavora grazie a una borsa di studio dell’Accademia ungherese delle scienze, ma nel 1985 viene licenziata a causa di tagli al personale. In questo articolo de Il Giornale.it si possono leggere alcuni estratti delle sue interviste dove KK parla anche della sua infanzia.

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Il documento universitario di Katalin Karikó

Karikó verso la Terra Promessa 

Sono gli anni del Muro di Berlino e di un’Europa divisa. Superare le cortina di ferro per emigrare all’estero è un ostacolo non indifferente, ma Katalin e il marito Béla Francia sono decisi a raggiungere gli Stati Uniti. Così, vendono la loro auto al mercato nero, ricavandone l’equivalente di 1.200 dollari che nascondono nell’orsacchiotto della figlia Susan Francia, futura vincitrice di due medaglie d’oro olimpiche con la nazionale statunitense di canottaggio.

Negli Stati Uniti

Negli Stati Uniti, Karikó lavora presso la Temple University di Filadelfia fino al 1989, prendendo parte a una sperimentazione clinica in cui pazienti con AIDS e malattie ematologiche vengono trattati con RNA a doppio filamento (dsRNA). Successivamente entra a far parte della Pennsylvania University dove conduce una ricerca sulla terapia genica basata sull’mRNA, ipotizzando che l’mRNA possa essere utilizzato nel trattamento degli ictus, del cancro e di malattie come la fibrosi cistica. Negli anni ’90, la terapia genica era pericolosa perché si basava sulla modificazione permanente del DNA cosa che con il tempo poteva generare mutazioni anche letali, provocando la morte dei pazienti. I vaccini basati sull’Rna messaggero non riuscivano a produrre abbastanza proteine e potevano generare un’importante o letale infiammazione dovuta al sistema immunitario.

Ostacoli e rifiuti

Questi tremendi effetti collaterali hanno fatto sì che la scienziata ricevesse numerosi rifiuti di finanziamenti e i suoi progetti siano stati spesso minacciati di cancellazione perché ritenuti troppo rischiosi. Nel 1995 la biochimica viene addirittura declassata dall’Università della Pennsylvania, che le assegna un ruolo inferiore a quello ricoperto fino a quel momento all’interno dell’organico di ricercatori e docenti. Come se non bastasse, in quel periodo le viene diagnosticato un tumore, mentre il marito è trattenuto in Ungheria per sei mesi a causa di problemi col visto. Situazioni gravi che hanno messo a dura prova la tenacia della scienziata.

La svolta Drew Weissman

A partire dal 1998, grazie alla collaborazione con Drew Weissman, immunologo all’Università della Pennsylvania, la ricerca della Karikó può ripartire. Nel 2005 i due scienziati pubblicano sull’autorevole rivista Immunity una serie di articoli nei quali illustrano un metodo vincente basato sulla modificazione di uno dei quattro nucleosidi dell’mRNA, attraverso il quale è possibile scongiurare la risposta infiammatoria del sistema immunitario.

Il brevetto e la BioNTech

Weissman e Karikó brevettano le loro tecniche e le cedono all’azienda Cellscript. I diritti sui brevetti sono poi acquistati da Moderna che in pochi anni riceve centinaia di milioni di dollari di capitale privato, di cui molti da AstraZeneca. Anche BioNTech acquista alcuni brevetti sull’Rna modificato per trovare un vaccino contro il cancro. Karikó viene quindi assunta nel 2013 dalla BioNTech e ne diventa presidente.

katalin kariko vaccino

Vaccino anti COVID-19 e il Premio Nobel

Nel 2020 la tecnologia di Karikó e Weissman viene impiegata all’interno di un vaccino anti COVID-19 prodotto congiuntamente da Pfizer e BioNTech, di cui si è già parlato in questo articolo. Alcuni influenti scienziati, tra cui Richard Dawkins e Derrick Rossi, hanno chiesto che i due studiosi ricevessero il Premio Nobel per la chimica, riconoscendo il ruolo di primo piano della ricercatrice ungherese. Nell’attesa che questo prestigioso premio le venga effettivamente conferito, citiamo gli altri riconoscimenti ricevuti da KK dal 2009 al 2021: Cittadino onorario di Kisújszállás (2009), il Premio Public Media Man of the Year (2020), Cittadino onorario della contea di Csongrád-Csanád (2021), Cittadino onorario di Szeged (2021), Premio Rosenstiel (2021), Dottore onorario dell’Università di Szeged (2021), Premio per la dignità umana (2021), Premio Széchenyi (2021).

Quando finirà la pandemia?

In una recente intervista le è stato chiesto quando finirà la pandemia. Katalin Karikó ha risposto che è prevedibile negli USA che si possa raggiungere la fine di questa situazione di emergenza all’inizio dell’estate, mentre negli altri continenti alla fine dei mesi estivi. Speriamo di cuore che abbia ragione e che presto, grazie anche al suo contributo determinante, si possa tornare alla normalità.



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Foto: people.com, u-szeged.hu, die zeit