La seconda settimana di settembre è stata intensa per l’Ungheria di Orbán in termini di relazioni internazionali, specialmente con Paesi vicini come la Serbia e la Polonia.

In occasione della visita del presidente polacco Andrzej Duda e del primo ministro serbo Ana Brnabić, il premier ungherese Viktor Orbán ha trovato un terreno comune con entrambi i leader: che sia la posizione critica nei confronti di Bruxelles, la difesa dei confini contro le ondate migratorie o la cooperazione economica.

UNGHERIA IN DIFESA DELLA POLONIA

Il ministro della giustizia ungherese Judit Varga ha annunciato che il governo è pronto ad adottare una risoluzione per supportare la Polonia contro gli attacchi di Bruxelles. Secondo Varga, la Commissione europea ha interferito con il sistema giudiziario e legislativo polacco attaccando quindi la sovranità di un Paese membro, in una maniera definita “scioccante e inaccettabile”.

Un messaggio su cui possiamo essere tutti d’accordo. La sovranità nazionale di uno Stato va assolutamente rispettata. Quali sono dunque le motivazioni che hanno spinto la Commissione europea ad “attaccare” la Polonia? Se dovessimo entrare nei dettagli, potremmo dire che tutto è cominciato nel 2015 con la vittoria del partito Diritto e Giustizia (PiS) e la sua maggioranza assoluta.

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è la cosiddetta “legge museruola” del 2019 che nell’escludere le questioni politiche dai dibattiti giudiziari e obbligare i giudici a dichiarare pubblicamente la loro appartenenza a qualsiasi associazione, mina l’indipendenza della magistratura e dello stato di diritto. Ed ecco quindi che, dopo aver richiesto varie volte ai leader polacchi di smettere di interferire con il sistema giudiziario, il 7 settembre 2021 la Commissione europea ha preso due decisioni: da una parte ha richiesto alla corte di giustizia di infliggere delle multe giornaliere per ogni giorno in cui la Polonia continua a non rispettare gli ordini della corte di giustizia stessa; in secondo luogo, la Commissione ha deciso di mandare una lettera formale per informare la Polonia che il suo sistema legislativo in questo caso non è conforme alle leggi europee.

Le autorità polacche hanno ovviamente risposto difendendo qualunque azione. Eppure non sembra che dall’ultimo avvertimento (del 14 luglio), le cose siano cambiate. Anzi, proprio di recente, è stata aperta una procedura di investigazione contro un giudice di un tribunale ordinario che aveva fatto ricorso per un precedente caso montato contro di lui, proprio in virtù delle leggi europee.

E anche il primo ministro ungherese Orbán si è detto d’accordo con le parole del ministro Varga, pronto a sostenere gli alleati polacchi. E forse Orbán potrebbe aspettarsi un supporto polacco in cambio. D’altronde, la Commissione aveva richiesto anche all’Ungheria di garantire l’indipendenza del sistema giudiziario nel luglio 2019.

UNGHERIA E POLONIA IN DIFESA DEI CONFINI EUROPEI

La mancata indipendenza della magistratura non è l’unico terreno che accomuna Polonia e Ungheria. Il ministro degli esteri ungherese Péter Szijjártó, a seguito di un incontro con la sua controparte polacca Zbigniew Rau, ha ricordato che Ungheria e Polonia collaborano quotidianamente per evitare che i Paesi dell’Europa occidentale impongano a tutta l’Ue le stesse “pericolose” politiche migratorie, le cui conseguenze si sentono dal 2015. Soprattutto alla luce della situazione precaria dell’Afghanistan.

“Le dichiarazioni dei Paesi europei occidentali, che possono essere interpretate come aperti inviti a tutti gli Afghani, sono irresponsabili,” ha detto Szijjártó. “L’Europa è esposta a delle pressioni migratorie non solo dall’Africa e dal Medio Oriente ma anche dall’est Europa, attraverso la Bielorussia, e una nuova ondata migratoria dall’Afghanistan avrebbe delle conseguenze incalcolabili.”

Un messaggio di nuovo ribadito anche dal primo ministro Orbán, che ricordando i fatti dell’11 settembre del 2001, ha detto che l’Ungheria continuerà a difendere i confini europei, “affinché quello che è successo 20 anni fa a New York, non si ripeta di nuovo.”

UNGHERIA E SERBIA PER UNA COMUNE CRESCITA ECONOMICA

Con la Serbia invece si è parlato soprattutto di economia. Il ministro Szijjártó ha ricordato come le relazioni fra i due Pesi siano eccellenti: il commercio bilaterale è cresciuto del 37% nella prima metà del 2021 e si parla di entrate di oltre 3 miliardi di euro entro la fine dell’anno.

Viktor Orbán ha dichiarato che insieme al premier serbo Brnabić sono state individuate delle aree di cooperazioni chiave fra i due Paesi: relazioni economiche, difesa dei confini e infrastrutture. Sia in termini di trasporti, per collegare ulteriormente i due Paesi, sia in termine di energia. Infatti, il gasdotto che unisce Serbia e Ungheria è in grado di trasportare nel Paese oltre 8.5 milioni di metri cubi di gas, un numero essenziale per la sicurezza energetica dell’Ungheria.

Per quanto riguarda i trasporti, Orbán ha rassicurato i cittadini di entrambi i Paesi che la ferrovia Budapest-Belgrado verrà terminata entro il 2025. Orbán si é anche detto pronto a supportare l’accesso della Serbia nell’Ue, un passo importante sia per l’economia che per le politiche comuni dei due Paesi.

Sembra dunque che il premier ungherese stia rafforzando le sue alleanze con i Paesi vicini. Ciò porterà sicuramente una crescita economica, un aumento della competitività dell’Ungheria e migliori condizioni per le minoranze ungheresi all’estero. La “minaccia” di Bruxelles resta sempre lì, ma appunto rimane solamente una “minaccia”.



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