La Commissione europea ha pubblicato il primo rapporto annuale sulla condizione dello stato di diritto in Europa. L’Ungheria ne esce ampiamente criticata.

Il rapporto analizza quelli che sono considerati come i quattro pilastri dello stato di diritto: l’indipendenza del sistema giudiziario, la lotta alla corruzione, il pluralismo dei media e tutte quelle dinamiche istituzionali all’interno dell’ordinamento giuridico.

“La democrazia, lo stato di diritto e i diritti fondamentali sono i pilastri su cui si basa tutto ciò che costituisce l’Unione: i nostri diritti, la libertà di stampa e l’indipendenza del sistema giudiziario,” ha dichiarato la Commissaria europea ai Valori e alla Trasparenza Věra Jourová, presentando il rapporto della Commissione.

Due anni fa, le preoccupazioni sulla reale indipendenza del sistema giudiziario in Ungheria erano culminate con la decisione del Parlamento europeo, secondo cui l’Ungheria di Viktor Orbán violava i principi dello Stato di Diritto. È stata la prima volta dall’adozione del Trattato di Lisbona che il Parlamento europeo si è pronunciato su una questione delicata come l’articolo 7 e le sanzioni ad un Paese membro per violazioni dei diritti fondamentali dell’Ue.

Viktor Orbán con la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen

A due anni di distanza, la Commissione riporta che poche cose sono cambiate. In particolare, quello che desta più preoccupazioni è l’incapacità da parte del Consiglio nazionale della magistratura (organo indipendente) di controbilanciare i poteri del presidenti dell’Ufficio giudiziario nazionale (eletto dal parlamento e, sulla carta, sotto il controllo del Consiglio nazionale della magistratura). In realtà, il Consiglio non ha voce in capitolo in diverse decisioni prese dal Presidente. Queste includono proposte legislative che avranno effetti sul sistema giudiziario, le nomine dei giudizi o la gestione del budget.

La Commissione europea aveva già richiesto all’Ungheria di garantire l’indipendenza del sistema giudiziario nel luglio 2019. Ma ad oggi nessuna modifica è stata effettuata. E non solo è stato notato dalla Commissione ma anche dalla popolazione e, soprattutto dagli amministratori delegati di diverse aziende ungheresi. Secondo le ultime indagini europee, solo il 26% delle imprese definisce il sistema giudiziario come giusto. Fra i motivi principali risultano le interferenze e le pressioni economiche da parte del governo e dei politici.

Un sistema giudiziario non indipendente infatti, fa salire anche i livelli di corruzione nel Paese. Di nuovo, secondo i dati europei, l’87% degli ungheresi vede la corruzione come un problema molto diffuso (di contro a un 71% di media europea). Molti sono ancora i collegamenti fra politici e certe imprese. E quando vengono mosse accuse serie, la Commissione europea ha sottolineato come il sistema giudiziario non intervenga abbastanza, soprattutto se tali accuse sono rivolte a persone ricoprenti alte cariche.

Il terzo pilastro che ha sollevato non poche critiche fra i Paesi membri, è quello della pluralità dei media. Il Consiglio della stampa (organo indipendente) è composto da un Presidente e da quattro membri eletti dal Parlamento. Secondo il Media Pluralism Monitor, negli ultimi anni il partito al governo ha in pratica nominato tutti e cinque i membri del Consiglio, mettendo a rischio l’indipendenza dello stesso. Inoltre, più di 470 portali di informazione filo governativi sono stati uniti sotto la KESMA (la fondazione centro europea della stampa), un altro colpo al pluralismo dei media, alle condizioni lavorative dei giornalisti, alla concentrazione della proprietà dei media stessi e alla iniqua distribuzione della pubblicità. Ricordiamo inoltre come lo scorso luglio diverse ONG hanno espresso le loro preoccupazioni dopo le dimissioni di un centinaio di giornalisti del sito indipendente, index.hu. E si teme che Index possa finire fra quei siti acquisiti o rilevati economicamente da imprese filo governative.

La Commissaria Věra Jourová, a sinistra, e Viktor Orbán a destra

Questi sono alcuni fra i punti analizzati nel rapporto della Commissione. E le risposte da Budapest non si sono fatte attendere. Anzi, già alla vigilia della pubblicazione, il primo ministro Orbán aveva richiesto alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen le dimissioni della Commissaria Jourová, che aveva definito l’Ungheria come “una democrazia malata.” Secondo Orbán, la Jourová “ha insultato i cittadini europei di nazionalità ungherese dicendo che non sono in grado di farsi un’opinione indipendente” e per questo motivo l’Ungheria ha “sospeso qualunque contatto con lei.”

A commentare il rapporto invece, è stata il ministro della Giustizia, Judit Varga che, in un post su Facebook, ha definito il rapporto della Commissione come “assurdo e falso.”

“Non può servire come base per future discussioni sullo stato di diritto nell’Ue,” ha spiegato. “Il formato e la metodologia non sono obiettivi, le fonti non bilanciate e il contenuto infondato.”

Il rapporto, infatti, verrà adesso analizzato dal Parlamento e dal Consiglio, che decideranno se potrà fungere come base per future discussioni. La Commissione ha invitato anche i parlamenti dei singoli Stati membri e le diverse autorità a discutere, interagire e cercare il supporto l’uno dell’altro per migliorare il livello dello stato di diritto nell’Ue.

 



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Foto: Ansa.it, Financial Times, DW