È stato finalmente raggiunto un accordo sulla tassa minima globale che passa al 15% in modo da ridistribuire, almeno in modo parziale, le tasse pagate dalle multinazionali e combattere l’evasione fiscale.

Lo scorso luglio la proposta coordinata dall’OCSE aveva messo d’accordo 130 Paesi su 139. Fra i contrari l’Ungheria, l’Estonia e l’Irlanda. E, secondo direttive comunitarie, affinché il voto dell’Ue conti, serve l’unanimità. 

A giustificare la posizione ungherese, il ministro delle finanze Mihaly Varga che reputava l’aliquota del 15% troppo alta per l’Ungheria. Budapest, infatti, vanta una corporate tax del 9%, la più bassa nell’Unione Europea, un vantaggio che ha permesso al Paese di attrarre diversi investimenti nel settore automobilistico, energetico e manifatturiero.

Eppure già a luglio, i firmatari si erano detti ottimisti che le cose sarebbero cambiate. Dopo tre mesi, arriva il sì anche dell’Ungheria che, secondo Varga, è riuscita a proteggere i propri interessi.

“Siamo sempre stati molto chiari sul fatto che avremmo accettato una tassa minima globale solo nel caso non portasse a un aumento delle tasse in Ungheria, non mettesse in pericolo la competitività della nostra economia e proteggesse i posti di lavoro degli ungheresi,” he detto il ministro.

La corporate tax ungherese rimane quindi al 9%. Inoltre, per evitare evasione fiscale, le aziende che saranno in grado di dimostrare operazioni veritiere potranno essere esentate dalla tassa minima globale. Infine, il ministro ha ricordato che secondo l’accordo una tassa speciale verrà utilizzata per un periodo di 10 anni per facilitare la transizione.

A cantare vittoria sia gli Stati Uniti, con la segretaria al Tesoro Janet Yellen, che si è detta entusiasta della possibilità di finanziare una parte delle riforme sociali e ambientali. Comunque, l’obiettivo del trovato accordo è quello di metterlo in pratica entro il 2023 e non è detto che il Congresso statunitense si trovi sulla stessa lunghezza d’onda. Oltre, agli Stati Uniti, è una vittoria per il G20 e l’Unione europea che è riuscita a portare a bordo gli ultimi tre Stati membri contrari.



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Foto: profilo Facebook di Mihaly Varga