Tivadar Kosztka Csontváry è tra gli artisti ungheresi più amati, sia in patria che all’estero. Qualcuno lo ha definito il “van Gogh ungherese”, un po’ per lo stile, un po’ per la fragilità psichica, un po’ perché è morto in povertà e, soprattutto, perché in vita fu sconosciuto ai più.

Oggi i quadri di Csontváry sono tra i più quotati nel mercato dell’arte ungherese. Possiamo vedere gran parte delle sue opere al Museo Csontváry di Pécs, a lui dedicato, oltre che alla Galleria Nazionale di Budapest.

Una vita sulla via del sole

Csontváry nasce nel 1853 a Kisszeben (oggi Sabinov, in Slovacchia).

Svolge l’attività di farmacista fino al 1880, quando un giorno d’autunno la sua carriera si interrompe bruscamente. Durante una pausa dal lavoro è preda di quella che definirà una visione mistica. “Tu sarai il più grande pittore della via del Sole, più grande di Raffaello” gli dice una voce misteriosa, che in realtà non è altro che un’allucinazione schizofrenica. Guidato da quella voce, Tivadar Kosztka Csontváry intraprende la carriera di pittore.

taormina csontváry

“Rovine del teatro greco a Taormina”, Tivadar Kosztka Csontváry, 1904-1905, vernice su tela, 302 × 570 cm, Budapest, Galleria Nazionale.

Si forma come pittore solo negli anni Novanta dell’Ottocento, studiando a Monaco di Baviera, Karlsruhe, Düsseldorf e Parigi. Il suo stile è impossibile da inquadrare in una corrente. Diventa famoso come il “pittore della via del sole”: viaggia per tutta Europa, nel Nordafrica e in Medio Oriente, rincorrendo quella luce brillante che illumina i paesaggi mediterranei.

Csontváry riesce a catturare i colori degli scenari mediterranei inondati dal sole grazie all’uso di particolari colori. Troppo povero per potersi permettere i colori ad olio, l’artista sfrutta la sua competenza di farmacista per creare particolari vernici che, prive di olio, col tempo non si scuriscono.

I quadri mostrano un’interpretazione personale della pittura en plein air, arricchita da una componente spirituale. La semplificazione geometrica delle forme, la rappresentazione spontanea dei soggetti, guidata da un impulso creativo lontano da regole accademiche, sono portatrici di una religione primitiva, estemporanea. La creazione divina si manifesta nelle opere della civiltà umana, in questi insediamenti urbani che Csontváry inonda di colori brillanti, quasi ultraterreni.

Cedro solitario

Nel 1907, durante un viaggio in Libano, su una tela di quasi 2 metri per 2 metri e mezzo Csontváry dipinge un cedro in cima ad una collina. Questo diventerà il quadro più famoso dell’artista ungherese, su cui ancora oggi psicanalisti e storici dell’arte si interrogano.

Il Cedro solitario è stato interpretato come un autoritratto di Csontváry. La solitudine ma anche il potere dell’artista sono incarnati da quest’albero che per millenni ha resistito ad ogni tipo di intemperia.

Le vibranti variazioni di colore del cielo, i rami del cedro che si espandono sulla superficie del dipinto, come se fossero mossi dal vento, per poi comprimersi nella parte alta, come se ci stessero a malapena, allo stesso tempo incantano e turbano lo spettatore.

cedro solitario csontváry

“Cedro solitario”, Tivadar Kosztka Csontváry, 1907, vernice su tela, 194 × 248 cm, Budapest, Galleria Nazionale.

Vecchio pescatore

Tra i suoi quadri, che consistono prevalentemente in paesaggi, spicca il ritratto di un vecchio pescatore realizzato nel 1902. Ciò che vediamo a prima vista è un uomo anziano dal volto segnato da un’esistenza difficile, aggrappato ad un bastone, con alle spalle il mare in cui ha passato gran parte della sua vita da pescatore.                                                                                                                           

vecchio pescatore csontváry

“Vecchio pescatore”, Tivadar Kosztka Csontváry, 1902, vernice su tela, 59,5 x 45, Miskolc, Museo Ottó Herman

Negli anni Ottanta è emersa una teoria che svelerebbe il segreto di quest’opera. Utilizzando il bastone come asse di simmetria e riflettendo la parte sinistra del quadro compare l’immagine di un uomo anziano in preghiera e sullo sfondo il mare sereno. Se si riflette la parte destra del quadro compare invece un volto demoniaco, cupo, con tanto di corna, con alle spalle un mare agitato.

vecchio pescatore riflesso csontváry

“Vecchio pescatore” specchiandone la metà destra e la metà sinistra.

La morte nell’ombra nel 1919

Come per molti artisti, anche il talento di Csontváry è stato riconosciuto in Ungheria solo dopo la sua morte. Le sue opere sarebbero andate perdute se non fosse stato per Gedeon Gerlóczy, un architetto che nell’autunno del 1919, pochi mesi dalla morte dell’artista, si imbatté casualmente nei quadri di Csontváry e decise di comprarli appena prima che gli eredi li mettessero all’asta.

All’estero invece l’artista ungherese venne apprezzato, tanto che Picasso, dopo averne visto una mostra a Parigi, disse “Non sapevo che ci fossero anche altri grandi pittori in questo secolo, non solo io.”

 

 



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