Oggi scioperano gli insegnanti. Uno sciopero di due ore, dalle 8 alle 10 del mattino. Potrebbe sembrare poca cosa, ma in realtà è un segnale forte in un paese dove lo sciopero negli ultimi anni non è stato molto utilizzato, anche per colpa di una legislazione che ne limita le potenzialità.

Il governo vieta lo sciopero, il ricorso dà ragione ai sindacati

I professori devono infatti avvertire della propria partecipazione allo sciopero prima dello stesso. E negli ultimi giorni molte sono state le pressioni sui professori. Non da ultima quella del governo che inizialmente aveva vietato lo sciopero che poi però è stato autorizzato grazie a un ricorso presentato dai sindacati.

Aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro 

Diverse le rivendicazioni fra cui spicca quella salariale. I sindacati vogliono aumenti del 45%. Il primo ministro Orbán qualche settimana fa a nome del governo ha promesso aumenti del 10%, evidentemente considerati insufficienti. 

In Romania stipendi più alti che in Ungheria

Negli ultimi anni i lavoratori della scuola in Ungheria hanno visto un costante arretramento del proprio potere d’acquisto. Stipendi al palo, erosi dall’inflazione. “Oggi un professore ad inizio carriera guadagna di più in Romania che in Ungheria” titolava una inchiesta giornalistica di qualche giorno fa.

Un titolo forte. Se gli ungheresi trenta anni fa speravano in un futuro prospero ed in uno stile di vita che si avvicinasse a quello di Vienna o dell’Europa occidentale, oggi nei fatti vengono superati dai vicini meridionali, da sempre considerati “indietro”.

Carenza di personale, stipendi bassi, vaccinazione obbligatoria

La scuola ungherese sicuramente non è in buona salute. Non solo il covid ha creato una situazione di crisi nel sistema educativo ma ormai da molti anni il sistema scolastico statale ungherese è stato svilito dal punto di vista economico ed educativo, a vantaggio delle scuole private e religiose. 

Una centralizzazione asfissiante contrassegnata da un controllo soffocante del governo ha tolto qualsiasi forma di autonomia agli istituti.

Ormai da decenni si protrare il problema della grande differenziazione tra istituti di serie A ed altri invece, specie nelle zone rurali, che definirli di serie B è un complimento. In particolare la ghetizzazione degli studenti della comunità rom è stata condannata anche da istituzioni internazionali. 

A queste problematiche si è aggiunta negli ultimi anni la fuga dei professori. La scuola ungherese, più di altri settori, vive un periodo di estrema carenza di lavoratori. Gli stipendi bassi non attirano nuovo personale, che oltre a questi problemi ormai di lungo corso ha dovuto fare anche i conti con l’obbligatorietà vaccinale. Negli ultimi mesi sono centinaia i professori che hanno smesso di lavorare piuttosto che accettare il vaccino obbligatorio, acuendo un problema di difficile soluzione.



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