Articolo di Giulia Pracucci di eastjournal.net

Secondo Magyar Idők, quotidiano ungherese vicino alle posizioni del governo Orbán, i prodotti alimentari presenti sugli scaffali dell’Europa centrale sarebbero di qualità inferiore rispetto a quelli venduti nella confinante Europa occidentale.

La ricerca ha destato moltissimo scalpore, soprattutto in Ungheria e in Slovacchia, dove già erano emerse simili polemiche in passato. L’attuale denuncia è arrivata attraverso un rapporto del Nébih, l’Autorità per la sicurezza alimentare ungherese. Analizzando 24 prodotti campione venduti dalle grandi catene di supermercati sia in Ungheria sia in Austria, si è scoperto l’inghippo.

Secondo la ricerca, infatti, i prodotti destinati al mercato magiaro presenterebbero delle differenze sostanziali, legate alle proprietà organolettiche e alla consistenza. Tra i beni alimentari selezionati troviamo prodotti d’uso quotidiano, come latticini, carne, tonno in scatola, tavolette di cioccolata, zuppe liofilizzate, prodotti da forno e bevande. Oltre a controllare l’imballaggio e le informazioni riportate sulla confezione, le autorità hanno analizzato anche il colore, il sapore e l’odore. I risultati non sono stati proprio edificanti: i cibi venduti in Ungheria conterrebbero più grassi, più dolcificanti artificiali e più conservanti rispetto ai loro equivalenti austriaci.

János Lázár, portavoce del governo magiaro, lo ha definito come “il più grande scandalo della storia recente”. Lázár ha immediatamente puntato il dito verso le multinazionali, accusandole di vendere “spazzatura alimentare” ai cittadini ungheresi. Anche il sottosegretario di Stato, Csaba Dömötör, non ha usato parole propriamente sottili: “Non siamo europei di seconda classe”. Le multinazionali incriminate, dal canto loro, hanno subito etichettato il rapporto del Nébih come “inaffidabile” e “soggettivo”, assicurando l’assenza di differenze tra i vari prodotti analizzati.

Un test simile è stato condotto anche in Slovacchia. Dopo aver analizzato 22 campioni, l’autorità per la sicurezza alimentare è giunta allo stesso triste verdetto toccato all’Ungheria: sapore e consistenza sono nettamente diversi rispetto ai prodotti venduti in Austria, a pochissimi chilometri di distanza dalla capitale slovacca.

Peter Šimko, ricercatore alla facoltà di Tecnologie Alimentari dell’Università Tecnica Slovacca a Bratislava (STU), spiega le possibili ragioni dietro questa discutibile scelta da parte delle multinazionali. In primis, per una pura ragione economica: risparmiare sugli ingredienti per garantire prezzi inferiori e trarne così profitto. Un’altra spiegazione potrebbe essere legata alle tecnologie di produzione dell’Europa centrale, meno avanzate rispetto a quelle occidentali. Secondo il ricercatore, delle tecnologie meno avanzate e degli standard meno elevati, portano i consumatori a non prediligere sempre la qualità sopra la quantità. “I consumatori dell’Europa orientale su questo punto di vista non sono maturi come i loro vicini occidentali” aggiunge Šimko, “Le multinazionali aggiustano le loro strategie di vendita a seconda di questi parametri”.

Sándor Fazekas, il ministro dello sviluppo rurale ungherese, ha ordinato al Nébih di condurre un’altra ricerca, questa volta più capillare, per fare chiarezza su questo ingombrante problema. L’ispezione riguarderà ben 100 prodotti alimentari. Verranno analizzati sia gli ingredienti sia le proprietà organolettiche. I primi risultati sono previsti per la metà di marzo.



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Foto: realista.hu