Il 26 novembre si é svolta a Budapest la sesta edizione del cosiddetto summit “16+1”: i ministri di 16 Paesi del Centro Est Europa hanno incontrato il premier cinese Li Keqiang con l’obiettivo di sviluppare maggiormente la Nuova Via della Seta. Quale ruolo giocherà l’Ungheria?

Sin dal lancio dell’iniziativa “One Belt, One Road” nel 2013, l’Ungheria ha giocato un ruolo fondamentale, essendo il primo Paese europeo ad aver aderito al progetto. La Nuova Via della Seta passerà dall’Asia Centrale e si aprirà un varco in Europa proprio attraverso il gruppo Visegrád. Al termine del summit é stato stabilito che i finanziamenti avverranno in due momenti distinti: il primo consisterà in un accordo di 2 miliardi di euro fra la Banca Cinese dello Sviluppo e l’associazione delle Banche del Centro Est Europa  (BACEE); la seconda parte consisterà invece nell’avvio di progetti diretti, per un valore totale di un miliardo di dollari.

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L’Ungheria é ormai da tempo un partner importante per la Cina. Secondo l’Istituto Centrale di Statistica dell’Ungheria (KSH), infatti, il Paese ha importato beni dalla Cina pari a 7 miliardi di euro solo nel 2015. Inoltre, nel corso del summit “One Belt, One Road”, svoltosi a Pechino nel mese di maggio, il premier Ungherese Viktor Orbán aveva fatto appello a ragioni più sentimentali affermando che gli Ungheresi stessi provengono da Paesi dell’est ed é quindi nei loro geni la volontà di sostituire le tensioni fra l’est e l’ovest con una maggiore cooperazione.

Anche il Ministro degli Esteri Peter Szijjártó, nella medesima circostanza, aveva sottolineato l’importanza di questa iniziativa, “un’opportunità per l’Europa, tutta da sfruttare”. “Dal momento che la competitività dell’UE é in declino, c’é bisogno di nuove strategie che ribaltino questo processo e ridiano slancio alla competitività europea”, aveva aggiunto.

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Concretamente, di quali progetti si parla? Innanzitutto, verranno avviate partnership tecnologiche, che vedranno l’uso di prodotti made in Hungary nei progetti in Cina; in secondo luogo l’Ungheria ha richiesto che la maggior parte dei progetti relativi a infrastrutture e trasporti passino proprio per la terra magiara, sperando in questo modo di poter aumentare le esportazioni; infine l’Ungheria vorrebbe essere il destinatario di investimenti diretti, obiettivo sul quale il governo sta già lavorando da anni, cercando di creare un ambiente favorevole agli investimenti stranieri, grazie per esempio ai tagli sulle tasse, ai finanziamenti alla ricerca e al programma ‘Ungheria Digitale’.

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Tutte belle parole e bellissimi progetti. Ma il primo di questi é già in una situazione di stallo e sotto indagine dall’UE. Per la Cina, infatti, primo e importante passo per assicurarsi un ingresso in Europa sarebbe quello di collegare il porto del Pireo in Grecia con l’Europa Centrale. E cosa ci sarebbe di meglio di una linea ferroviaria che unisce Belgrado a Budapest? La Cina avrebbe il tanto agognato ingresso in Europa; la Serbia si é già dichiarata orgogliosa di essere stata scelta per questo progetto, che per il Paese rappresenterebbe un ulteriore passo verso l’ammissione all’Unione Europea; infine, anche l’Ungheria raggiungerebbe i tre obiettivi sopracitati. Ed ecco che i lavori si fermano. Non é una novità, dato che la Commissione europea é alle prese con questo caso da maggio, ma anche dopo il summit di Budapest, le cose non sembrano essersi sbloccate. L’accusa é quella di aver firmato un accordo bilaterale con la Cina e di aver quindi indicato la società ferroviaria statale ungherese (MAV) come unico gestore dei lavori. La legge europea però prevede che venga indetta una gara di appalto pubblica, cosa non successa. Bruxelles ha quindi chiesto a Budapest di specificare quale sia il ruolo del MAV e di indire una pubblica gara. Tutto ciò anche alla luce del fatto che la Cina non é fra i Paesi firmatari dell’accordo sul pubblico procurement dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, il che la rende esente dalle norme europee sulla trasparenza.

 

Foto: euobserver, hungarianambiance, Forbes