Lackfi János – Estratto dal libro Come sono gli ungheresi?

Traduzione di Júlia Iván

Poi l’ungherese si beve un caffé, le nuvole grige cominciano a dissolversi, la schiena non gli fa più male e tossisce fuori tutto ciò che gli si era accumulato in gola. Si rende conto che la sua patria è in effetti il Paese dei miracoli e dovrebbe essere orgoglioso di viverci.

Colline dolci e fertili e campi infiniti, ovunque i poeti ungheresi cantano con tanto affetto in quella loro lingua completamente indecifrabile per gli stranieri! Pur non avendo uno sbocco sul mare, abbiamo delle acque termali conosciute in tutto il mondo e il lago più grande d’Europa, noto con il modesto vezzeggiativo de „il mare ungherese”. Sulle colline rovine pittoresche (risalenti a quando i nostri amici austriaci distrussero i castelli affinché non ci ribellassimo di nuovo) e sottoterra, al posto del petrolio, labirinti di grotte calcaree. La gente è accogliente, i vini eccellenti, la cucina squisita. Il calcio sta affrontando una leggera indisposizione temporanea, ma tutti i cittadini ungheresi conoscono a memoria la rosa della famosissima squadra d’oro che giocò la finale nei mondiali del 1950. Il nome di Puskás, campione del Real Madrid è pronunciato da tutti gli appassionati del calcio con grande stima. Gli atleti di nuoto, canottaggio, pallamano, pallanuoto e pentathlon sono tra i migliori a livello mondiale.

La storia degli ungheresi è tumultuosa ma il fondatore dello Stato, re Santo Stefano (che morì senza discendenti) offrì la patria alla Vergine Maria, decisione diplomatica che si rivelò decisiva! I re medievali riuscirono a governare con determinazione e i nostri audaci antenati, arcieri a cavallo durante le battaglie pagane secondo le tattiche di combattimento asiatiche, iniziarono a coltivare la terra (a proposito, il titolo di campione mondiale di tiro con l’arco a cavallo viene ancora oggi vinto spesso da campioni ungheresi, durante le gare in Asia o in Africa). Per secoli il nostro Paese fu un solido Stato cristiano nell’Europa orientale, circondato da altre superpotenze. Un condottiero ungherese respinse con mano dura l’invasione dell’Impero Ottomano, e per commemorare questa vittoria epocale, il papa ordinò che a mezzogiorno in ogni Paese europeo venissero suonate le campane per rendergli grazie.

Re Mattia, detto il giusto, protagonista di tanti miti popolari, addestrò un esercito conosciuto a livello mondiale e istituí una splendida biblioteca degna di un colto sovrano rinascimentale. Gli ungheresi combatterono gli invasori, come Davide sconfisse il possente Golia. Fermarono l’esercito turco, sebbene quest’ultimo fosse di gran lunga superiore di numero, non permettendogli di invadere l’Europa. Scoppiarono rivoluzioni disperate ma determinate fino alla fine, contro gli Asburgo prima e i sovietici poi. Nella primavera dei popoli e nel 1956 il mondo occidentale guardava, con le guance rigate di lacrime, i combattenti ungheresi cadere ostinatamente. Ma ovviamente il mondo si accontentava di quello spettacolo sanguinolento, nessuno venne a soccorrerli.

La musica popolare ungherese è particolarmente ricca: Kodály e Bartók registrarono migliaia di melodie arcaiche, incorporando anche lo spirito di popoli vicini. Questo folklore fa parte della realtá odierna, conservato e tramandato dalla cultura musicale e spesso riarrangiato dai numerosi gruppi che riempiono gli stadi. Il Paese ha fatto conoscere al mondo numerosi premi Nobel scientifici, e nonostante il fatto che gran parte di loro sia stata costretta a emigrare all’estero a causa di passate vicissitudini, hanno preservato caparbiamente la propria lingua e la propria cultura. I fisici ungheresi che collaboravano nella cerchia più ristretta del programma nucleare a Los Alamos ci tenevano ad ogni costo alle loro vocali accentate e discutevano fra di loro in ungherese, di fronte allo stupore dei loro colleghi che perciò li chiamavano marziani. 

Agli esordi della cinematografia hollywodiana c’erano tantissimi attori, registi, compositori ed operatori cinematografici di origine ungherese. I personaggi famosi prima o poi scoprono di essere stati o che saranno ungheresi, solo che ancora non ne sono consapevoli. L’ungherese, inoltre, sa già che la lingua ungherese non è imparentata con il finlandese ma proviene invece dal sanscrito, ovviamente la lingua più antica del mondo. Anzi, magari proviene proprio da Marte. L’ungherese, facendo l’occhiolino alla propria immagine che si rade riflessa nello specchio, spiega come anche Gesù e Buddha potrebbero essere stati ungheresi, ma questo è un segreto!

Lackfi János è uno scrittore, poeta, traduttore di letteratura francese, professore di scrittura creativa, vincitore del premio József Attila (2000). Padre di 6 figli, attualmente è uno degli autori contemporanei più produttivi, apprezzati e discussi in Ungheria. Uno showman letterario che coglie la quotidianità attraverso l’uso di (auto)ironia e la disinvoltura del parlato umoristico. Diventa noto al grande pubblico nel 2012 grazie al libro “Milyenek a magyarok?” (Come sono gli ungheresi? – guida per stranieri e nativi)  di cui ha scritto una trilogia.

Qui la versione originale dell’estratto, la cui riproduzione è stata autorizzata dall’autore.

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