Benvenuti a questa speciale intervista con il cantautore Erox Martini, un’icona della musica italiana in Ungheria. 

Negli anni ’90, quando la scena musicale italiana era in piena effervescenza, Erox Martini si è trasferito in Ungheria per amore, segnando un nuovo capitolo nella sua storia di vita.

Oggi, ci immergiamo nella sua storia, esplorando l’impatto sulla musica ungherese e le influenze che la ricca cultura di questo paese ha avuto sulla sua musica. Ci porterà in un viaggio attraverso le sue esperienze, le sfide e le soddisfazioni di una vita vissuta tra due culture così diverse ma allo stesso tempo così vicine.

Prepariamoci a scoprire i retroscena di questo straordinario percorso, le ispirazioni, le collaborazioni e i sogni di un uomo che ha saputo unire due mondi con la sua musica.

Si presenti e ci racconta come, a partire dalla sua infanzia, è nata la passione per la musica? 

Salve a tutti, sono Erox Martini. 

La mia passione per la musica è nata quando ero bambino. Ho cominciato a suonare il pianoforte a 12 anni. Provengo da una famiglia di “un cuore eccezionale”: mio papà era direttore delle poste centrali, giù a Palermo in Sicilia. 

Io ho studiato come geometra nonostante la mia forte passione per la musica. Ho fatto il mio percorso come tanti all’epoca: ho finito la scuola, sono andato a fare il militare e poi sono passato nell’arma dei carabinieri. Quella per me è stata un’esperienza di vita istruttiva. 

Dopo questa parentesi della mia vita ho deciso di continuare con la musica. Sono andato a Milano dove ho avuto l’opportunità di partecipare a un concorso canoro dal titolo “Rino Gaetano”, un palco importante all’epoca. 

Cominciai da lì: la mia vita musicale si stava aprendo in Italia. Lì avevo iniziato a coltivare le prime amicizie nel settore tra cui Lorella Cuccarini, Ezio Greggio e Beppe Tiranzoni, che era il pianista di Toto Cutugno.

Qual è stato il viaggio che l’ha portata qui in Ungheria? 

Ormai sono qui in Ungheria da ben 33 anni. Tutto è iniziato quando incontrai la mia prima moglie a Milano. Lei era ungherese e mi portò con lei in Ungheria. E qui, per merito dell’amore per una donna, è iniziato il mio viaggio. La vita poi ci ha separato, lei è tornata in Italia e io invece sono rimasto in questo Paese. 

Qui in Ungheria all’inizio è stata un’esperienza un po’ tribolante: ho accettato una sfida un po’ complessa sia con la vita che col palcoscenico. Tuttavia il mio amore per la musica ha fatto sì che fossi pronto a tutto e quindi decisi di rimanere qui. Mi ero separato da poco, non avevo amicizie, non conoscevo la lingua (non l’ho mai studiata, l’ho imparata ascoltando interviste): è stata una scelta coraggiosa. 

Così ho iniziato ad avere le prime opportunità, grazie al fatto che da ragazzo cantavo al pianoforte, mi hanno cominciato a chiamare. All’epoca riuscivo a cantare come solista presso alcuni locali famosi di Budapest: il Lido, il Maxime, il Moulin Rouge. 

Quando questi locali chiusero, tutti noi artisti di quello scenario ci ritrovammo a cantare negli hotel di lusso.  Dove trascorrevo le notti facendo i miei spettacoli e girando continuamente. 

E oggi? Come gestisce i suoi concerti? Quanta possibilità ha di incontrarsi con il pubblico? 

Da trent’anni a questa parte io mi incontro sempre con il mio pubblico.

Ad ottobre abbiamo avuto una serata meravigliosa a Salgotarjan. Era strapieno, è stata una bellissima serata. 

E poi il 5 novembre c’è stato anche questo concerto in memoria di Tina Turner molto bello in cui mi sono esibito insieme ad altri colleghi, cantando “Cose della vita”: l’unica canzone che Tina Turner ha cantato con Eros Ramazzotti.

Come si è sviluppato il suo stile? Che influenze ha avuto? 

Io mi definisco un cantautore e questo significa che io scrivo la musica, scrivo i miei testi, ho i miei musicisti e -quando necessario- si va in studio e si fanno gli arrangiamenti. 

Nonostante io faccia alcune cover per far divertire e far sentire la gente a proprio agio, quando ho i miei concerti personali, lì canto le canzoni che ho scritto in tutti questi anni. 

Ritornando alla domanda, il mio modo di scrivere è non proprio preciso, le composizioni ricordano quelle di Eros Ramazzotti, lo stile.

Ultimamente invece mi sono avvicinato molto al reggaeton, allo stile un po’ orientale, moderno. L’ultima canzone che ho scritto, l’ho cantata anche in parte in arabo. 

Ci può raccontare un po’ della vita in Ungheria da italiano e quali sono le difficoltà incontrate in questi anni, soprattutto in quanto artista, nel conciliare la vita lavorativa con quella familiare? 

Questo è un problema comune a tutti gli artisti

Se non si trova il giusto partner che riesce a comprendere questo modo di fare dell’artista è molto difficile. Questo è il motivo per cui molte volte, tanti artisti si separano. È difficile conciliare il proprio lavoro con un partner perché talvolta la gelosia può rovinare questi rapporti. Questa cosa l’ho vissuta molto, non solo con una persona ma con più persone. Io purtroppo, non sono mai disposto a rinunciare al mio lavoro, alla musica, alla mia carriera per delle gelosie inutili. 

Ha scritto una canzone su un tema forte, quello della violenza sulle donne con la quale ha vinto anche un premio internazionale. Ce ne può parlare? 

La canzone che ho scritto si chiama “Buongiorno signorina” ed è dedicata a tutte le donne che subiscono abusi. Da qui il titolo “Buongiorno signorina” che sta a significare l’augurio di un buongiorno a tutte le donne quando vanno la mattina a lavorare, che non succeda nulla. 

Inoltre, in estate il governo degli Emirati mi ha premiato con il premio Catone che è il premio artistico più importante del paese. 

Ci può raccontare come è nato il suo nome d’arte? 

30 anni fa, quando cominciai a fare le mie serate nelle discoteche, qui in Ungheria Eros Ramazzotti e le sue canzoni non erano assolutamente conosciute. Allora il mio manager decise di darmi questo nome d’arte “Eros” con la s finale, aggiungendo Martini poiché all’epoca aveva contattato l’azienda Martini per essere sponsorizzati. Poi per vari motivi la sponsorizzazione non andò in porto e rimase comunque il cognome Martini. 

Cominciarono a passare gli anni e lasciai il lavoro degli spettacoli notturni negli hotel e quindi, con un po’ di ambizione e di coraggio, mi misi alla ricerca di altre opportunità. 

Era il 1998 e subito dopo due settimane mi chiamarono alla televisione a TV2 ad un talent show -un po’ sullo stile di XFactor- dove presentai una canzone di Eros Ramazzotti, l’Aurora, vincendo anche il premio del pubblico.

Da quel momento in Ungheria sono andato avanti e mi hanno chiamato dappertutto. Le cose cominciarono a cambiare e quindi decisi anche di voler cambiare nome. Ed è come se da lassù sono stato illuminato e ho trovato una soluzione per non stravolgere completamente il mio nome.  Quando arrivai in Ungheria non ero nessuno e da quel momento che stavo iniziando a costruire la mia strada il mio nome d’arte sarà Ero “X” come ad intendere che non “ero nessuno”. 

Ma è vero che farà anche un film?

In relazione a questo ho il piacere di annunciare che tra la primavera e l’estate prossima, grazie ad una coproduzione italiana-inglese, verrà girato un film su di me e sulla mia carriera che verrà poi trasmesso nelle sale, sia in Ungheria che in Italia. Ci saranno molti attori e ci sarò anche io che impersonerò me stesso in età adulta. 

Il produttore è Dora György e il regista sarà Rosario Neri, un carissimo amico d’infanzia che è colui inoltre che ha scattato il mio primo servizio fotografico per la mia esperienza nella televisione locale in Sicilia quando facevo cabaret all’età di 15 anni. Il titolo del film sarà “Cos’è l’amore” che è il titolo di una mia canzone nonché colonna sonora del film.

Come si pratica per fare mantenere la voce ad un livello alto?

La prima cosa è sempre quella di riguardarsi e di non ammalarsi. E poi certamente esercitarsi.

Bisogna inoltre tenere conto che quando si nasce così, si nasce così. Anche Pavarotti era così, non sapeva leggere lo spartito, però è stato un grandissimo cantante. Pavarotti negli ultimi anni ha imparato a leggere gli spartiti.  Io canto di cuore, io canto attraverso i miei sentimenti. Io non sono un cantante che canta perché ha studiato. Anche il pianoforte stesso l’ho imparato da solo senza aver studiato. In questo probabilmente mi ha aiutato molto anche la mia terra: dicono che la vicinanza del mare aiuta ad avere una bella voce. La vicinanza del mare aiuta in tante cose. 

Come affronta e come si prepara per i concerti? Come gestisce lo stress?  

Io vivo il momento. La mia vita l’ho sempre vissuta “al momento” anche sul palcoscenico. Non ho mai avuto problemi di stress o di ansia da prestazione. Dopo 33 anni si crea anche una routine ben stabilita: è come bere un bicchiere d’acqua. Inoltre ormai il mio pubblico ungherese lo conosco bene, so cosa vogliono sentire, come e cosa li rende felici. Questo è un bel vantaggio per l’artista che si esibisce sul palcoscenico 

Qual è il suo segreto?

Qui in Ungheria sono partito con una nuova concezione discografica e sono stato il primo al mondo ad aver fatto questo: ho scelto le più belle canzoni ungheresi, le ho riarrangiate nello stile italiano e cantate in italiano. 

Fino a quel momento è sempre stato il contrario: sono state le canzoni italiane ad essere state riadattate in ungherese. 

Questo mi ha permesso di vincere un premio da parte del parlamento di Bruxelles nel 2012. 

Che tipo di canzoni canta? 

Sono le classiche canzoni classiche della tradizione Ungherese: canzoni di Apostol, Neoton Família, Charlie Damien etc. 

Abbiamo fatto uno o due album all’epoca in cui ho scritto io stesso i testi. 

Una volta mi proposero di cantare una canzone dal titolo “Szomorú vasárnap” che in italiano sarebbe “Triste Domenica”. Canzone meravigliosa con un testo struggente che ha portato tante persone al suicidio e per questo è stata censurata. Così ho deciso di cambiare completamente testo ed arrangiamento e l’abbiamo cantata. 

Sono arrivati anche i complimenti da László Jávor, uno degli autori di questa canzone, prima di morire.

Lei è conosciuto anche in Italia e all’Estero? 

In Italia non sono molto conosciuto. Negli ultimi anni, da quando è uscita la mia canzone “Cos’è l’amore” sono conosciuto in Sicilia. La canzone è passata anche in radio e i quotidiani locali sia online che in versione cartacea hanno pubblicato articoli su di me. C’è un articolo su di me insieme a Eros Ramazzotti -un buon amico. 

All’estero il mio successo è stato maggiore: ho cantato a Kiev, in Ucraina. Sono stato a Londra, in Svizzera e poi in tutti i paesi qui intorno come Slovacchia, Romania e Slovenia. 

Hai mai avuto l’idea di tornare a vivere in Italia? 

Sì. Spesso mi manca il mare della mia Sicilia. Non vedo l’ora di mettere i piedi nell’acqua nel mio mare e invecchiare lì. Lì voglio invecchiare. Questo è un desiderio forte però ho ancora molto lavoro qui da fare.  

Che progetti ha per il futuro?

Siamo in trattativa per diversi progetti e aspetteremo di vedere come vanno a finire questi contratti. L’idea è quella di spostarmi musicalmente e artisticamente per un po’ di tempo negli Emirati Arabi Uniti. 

Qui dovrò girare il mio nuovo videoclip e dovrei avere i primi concerti ed organizzare il concerto di capodanno a Dubai. 

Gli Emirati Arabi rappresentano inoltre un altro “territorio vergine” che non ha mai avuto un artista italiano trapiantato qui pronto per andare sul palcoscenico. Ed io di questo sono felicissimo. 

A Dubai c’è una comunità italiana molto ampia.



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Fonte immagine di copertina: Erox Martini