Grazie anche alla rinomata pellicola “Schindler’s list” di Steven Spielberg, nella mente di milioni di persone rimangono impresse le gesta dell’imprenditore tedesco Oskar Schindler il quale, trovatosi a Cracovia durante il Secondo conflitto mondiale, salvò dalla deportazione e dalla morte certa più di 1.100 ebrei polacchi. Tuttavia, in pochi sanno che tra coloro i quali salvarono migliaia di ebrei durante la Shoah in Europa, vi furono anche dei cittadini italiani. Tra questi Giorgio Perlasca, la cui storia di coraggio ed altruismo è ambientata nella Budapest degli anni 1944-1945, assediata dalle truppe sovietiche e dilaniata dall’odio e dalle esecuzioni sommarie delle Croci Frecciate di Ferenc Szalasi.

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Targa commemorativa per i “Giusti tra le nazioni” nel cortile della Sinagoga di Budapest

Nato a Como nel 1910, Giorgio Perlasca si iscrive appena ventenne al Partito Nazionale Fascista. Poi, nel 1937 parte volontario per la Guerra di Spagna, dove combatte al fianco delle truppe del Generale Franco. Nei due anni di permanenza nel paese Iberico, oltre ad allacciare rapporti di amicizia con diverse personalità politiche locali, impara alla perfezione lo spagnolo, che gli tornerà di vitale importanza qualche anno più tardi in Ungheria. Tornato in Italia, amareggiato per le leggi razziali promulgate dal Regime Fascista, decide di cambiare vita e di iniziare a lavorare all’estero.

Giorgio Perlasca arriva a Budapest nel 1942 in qualità di venditore per un’impresa triestina. Appena un anno più tardi, con l’armistizio dell’Italia ed il cambio di fronte, si rifiuta di prestare giuramento alla neonata Repubblica Sociale Italiana, stato fantoccio controllato dai tedeschi, e per questo verrà arrestato ed imprigionato a Budapest come nemico di guerra. Riuscirà però a scappare ed a chiedere asilo all’ambasciata di Spagna, che gli darà subito un passaporto falso intestato a Jorge Perlasca, che diventerà da quel momento il suo pseudonimo.

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Memoriale della Shoah a Budapest

Non appena giunto nell’ambasciata di Spagna, Perlasca si adopera immediatamente, assieme all’ambasciatore Angel Sanz Briz, al salvataggio degli ebrei ungheresi, dando loro ospitalità nelle cosiddette “case protette”, ossia quei luoghi di proprietà del governo spagnolo e perciò “intoccabili”, in quanto extraterritoriali, dalle autorità ungheresi e tedesche. Tuttavia, nel 1944 la Spagna franchista, non volendo riconoscere il governo filonazista ungherese delle Croci Frecciate, decise di interrompere i rapporti diplomatici con l’Ungheria, ritirando di conseguenza l’ambasciatore da Budapest.

Ma Giorgio Perlasca decide di rimanere al fianco degli ebrei di Budapest, ed all’oscuro del governo spagnolo redige di proprio pugno con la carta intestata dell’ambasciata la propria nomina fittizia a console di Spagna a Budapest. In questa maniera poté continuare la propria opera di salvataggio della comunità ebraica locale, creando una vera e propria organizzazione di “case protette”, salvando così migliaia di ebrei dalla deportazione e dalle esecuzioni sommarie. Ma Perlasca si spinge ancora oltre. Minacciando il Ministro degli Interni ungherese di ritorsioni contro la comunità magiara in Spagna, sventa la distruzione del Ghetto di Budapest, che al termine della guerra conteneva circa 65.000 persone.

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Ambasciata di Spagna a Budapest con la targa in memoria di Angel Sanz Briz

Tuttavia, con l’ingresso delle truppe sovietiche a Budapest, Perlasca dovette scappare immediatamente dalla capitale ungherese per evitare l’arresto ed una morte sicura, sia in quanto italiano con un passato militare e da sostenitore del regime fascista, sia come ambasciatore, seppur fittizio, di un paese, la Spagna, governata dai fascisti. Tornato in Italia non raccontò la sua storia a nessuno, neppure alla sua famiglia, e non cercò mai né la gloria né la riconoscenza delle persone che salvò.

Solamente nel 1987, a più di quarant’anni di distanza dagli eventi appena narrati, Giorgio Perlasca venne rintracciato da tre sopravvissute, che ne raccontarono la storia ed il coraggio. Nel 1988 il governo israeliano gli conferì il massimo riconoscimento nazionale di “Giusto tra le nazioni”, per aver salvato direttamente più di 5.000 persone durante la sua attività da finto diplomatico spagnolo.

Giorgio Perlasca morirà a Padova nel 1992. Che il suo ricordo sia di benedizione.

 

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