Quella di Ferenc Puskás, soprattutto per gli amanti del calcio, è una storia ben nota. Soprannominato “Il maggiore a cavallo”, l’attaccante magiaro è globalmente riconosciuto come il miglior calciatore ungherese di tutti i tempi e tra i più dotati di sempre a livello internazionale. Nell’arco della sua carriera ha segnato più di 1100 reti, vinto una medaglia d’oro alle Olimpiadi con la nazionale Ungherese, rinominata all’epoca aranycsapat, la squadra d’oro, e svariati campionati nazionali, in Ungheria e Spagna, e internazionali, tra i quali tre Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale.

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La nazionale di calcio ungherese negli anni ’50, soprannominata “Aranycsapat“, la squadra d’oro.

Tuttavia, la storia che vogliamo raccontare in questo articolo poco ha a che fare con i grandi successi internazionali della stella magiara. Anzi, la vicenda che racconteremo riguarda un piccolo paesino alle porte di Firenze, Signa, che pochi, o forse nessuno, dei nostri lettori avrà mai sentito nominare. In questa località, infatti, il bomber ungherese disputò la sua unica partita, seppur amichevole, vestendo i colori di un club italiano. Un po’ come se Lionel Messi giocasse per un giorno sotto i vessilli dell’Albinoleffe. Ma andiamo con ordine, ripercorrendo gli eventi che portarono Ferenc Puskás nel piccolo comune toscano.

E’ l’Ottobre del 1956, e mentre i carri armati sovietici entrano a Budapest per sedare la rivoluzione ungherese, Ferenc Puskas si trova con la “sua” Honvéd a Bilbao, per disputare una partita di Coppa dei Campioni. Venuti a sapere quanto sta accadendo nella loro terra, i giocatori della Honved decidono di non rientrare in Ungheria, fatto che costerà a ciascuno di loro una squalifica di due anni impartita dalla UEFA. Così, Puskás decide di trasferirsi a Bordighera, in Liguria, dove riceverà spesso le visite dei dirigenti sportivi dei grandi club italiani, che cercano invano di fargli firmare un contratto per le proprie società. Tra questi c’è anche Renato Bonardi, che tenta invano di convincere la stella magiara a trasferirsi alla Fiorentina, che nel 1957 vince il campionato italiano e perde la finale di Coppa dei Campioni contro il Real Madrid. Tra Bonardi e Puskás nasce una grande amicizia, che porterà “il maggiore a cavallo” a visitare l’amico italiano nella sua città natale nei dintorni del capoluogo toscano: Signa.

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Statua dedicata a Ferenc Puskás a Óbuda.

E’ il gennaio del 1958, e Bonardi riesce finalmente a convincere il suo amico Ferenc a tornare in campo. Ma non con la maglia viola della Fiorentina, bensì con la giallo-blu del Signa 1914, di cui lo stesso Bonardi è dirigente. Così, il 23 gennaio, nel piccolo campo adiacente alla stazione ferroviaria, il più forte calciatore dell’epoca scende in campo assieme ad operai e carpentieri, che per 90 minuti sono i suoi compagni di squadra. Gli avversari sono gli allievi dell’Empoli, che perdono la partita 3 a 0, togliendosi però la soddisfazione di non far segnare l’attaccante magiaro.

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Foto ricordo del Signa 1914: Puskás è il terzo in basso partendo da sinistra.

Dopo la partita, entrambe le squadre si ritrovano per cena al Teatro Comunale, dove gli abitanti del piccolo paese toscano sommergono di affetto e stima il campione ungherese. Da allora, la memoria dei “signesi” è intimamente legata alla figura di Ferenc Puskás, al quale nel 2016 è stato dedicato il nuovo impianto sportivo della città ed un trofeo di calcio giovanile.



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