Personalmente mi ricordava l’omonima rock band statunitense, che furoreggiava negli anni ’70 anche grazie a trucchi ed abiti quanto mai eccentrici, lunari. L’unica occupazione, invece, di László Kiss era di segnare gol per il Vasas Budapest, club per il quale militava. Ma il nome di questo attaccante è legato ad un record alquanto singolare, una tripletta immediata nel match d’esordio in un mondiale, precisamente la sera del 15 giugno ’82, in Spagna. Detto così sembra che l’ungherese si sia limitato ad emulare ad otto anni di distanza Dušan Bajević, centravanti jugoslavo che nel match inaugurale della rassegna mondiale tedesca del ’74 aveva fatto altrettanto ai danni del povero Zaire, travolto per 9-0, e che due anni prima, ancora, ne aveva rifilate ben cinque al Venezuela, surclassato in amichevole per 10-0.

Kiss e la tripletta da subentrato

Invece Kiss vanta una propria originalità, perché compie l’impresa da sostituto. Infatti, sul 5-0 contro El Salvador subentra al 56’ al posto del titolare András Törőcsik, sorprendentemente a secco, e nel giro di appena 7’ realizza la sua tripletta. Indossa la n. 10, casacca quanto mai pesante ed impegnativa, se solo si pensa che a vestirla tempo addietro era stato nientemeno che il ‘colonnello’ Ferenc Puskás in persona.

Il neoentrato la onora egregiamente, perché si piazza al centro del reparto avanzato e assolve il proprio compito già al 69’, quando sugli sviluppi di un corner dalla destra, spalle alla porta, raccoglie un pallone nel cuore dell’area salvadoregna e, girandosi rapidamente sul posto, di destro lo scaglia rasoterra alle spalle di Guevara Mora. Il tempo di rimettere palla al centro che Lázár Szentes – anche lui appena spedito in campo a rilevare Sándor Müller – sigla fulmineo il 7-1, appena prima che Kiss conceda il suo bis personale con quella che, senza dubbio, rappresenta la marcatura più pregevole dell’intera decina e che merita di essere descritta nel dettaglio: il capitano Tibor Nyilasi caparbiamente ruba la sfera sulla trequarti destra e la fa viaggiare verso sinistra, fin quando perviene a Kiss che, libero in area, di esterno destro si sistema il pallone e, quindi, con l’interno dello stesso piede calibra una palombella angelica che scavalca il portiere e si deposita docilmente nel sacco. Nemmeno cinque minuti e László completa l’opera con una decisa rasoiata al centro dell’area, dopo una goffa smanacciata del portiere salvadoregno.

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La seconda partita con l’Argentina

Tanto basta per convincere il c.t. magiaro Kálmán Mészöly a puntare su di lui per il secondo match del raggruppamento, che oppone l’Ungheria all’Argentina campione del mondo in carica, sconfitta per 0-1 nello stupore generale in occasione della gara inaugurale col Belgio.

Per spegnere la sete di rivincita dei sudamericani il selezionatore ungherese smonta il terzetto offensivo opposto a El Salvador – e formato da László Fazekas a destra, Törőcsik al centro e Gabor Pölöskei a sinistra – ridisegnandolo con un attacco a due, in modo da affiancare lo stesso Kiss a Pölöskei. Probabile che sulla decisione di Mészöly abbiano influito due ragioni, da un lato quella di non privarsi di una bocca di fuoco così deflagrante, dall’altro quella di ritenerla più che sufficiente anche in uno schema a due punte, invece che a tre, così da ottenere contemporaneamente l’effetto di non scoprirsi troppo contro gli albiceleste.

Tutti calcoli vanificati dall’estro incontenibile di Diego Maradona, che con una doppietta trascina i suoi compagni verso un sicuro ed incontestabile 4-0. Di conseguenza, a Mészöly, per passare il turno, non resta che giocarsi il tutto per tutto contro la capolista Belgio, prima a punteggio pieno. Per l’occasione il trainer ungherese opta per un ripensamento audace e manda in campo fin dal primo minuto sia Fazekas che Törőcsik, Kiss e Pölöskei.

L’eliminazione con il Belgio

Nemmeno stavolta l’azzecca, perché se è vero che i danubiani vanno in vantaggio al 27’, è altrettanto innegabile che devono ringraziare un difensore, József Varga, che coglie alla sprovvista la difesa belga con un’improvvisa puntata a rete. Forse bastava già questo per capire che l’azzardo iniziale di quattro elementi offensivi non stava fruttando secondo le aspettative e poteva costar caro, ma il selezionatore magiaro attende il 70’ per avvicendare proprio Kiss, uomo della provvidenza contro El Salvador, con un centrocampista, Ferenc Csongrádi. Troppo tardi, appena sei minuti e Alex Czerniatynski pareggia i conti, consentendo al Belgio di approdare da primo alla seconda fase e rispedendo a casa l’Ungheria.

Un epilogo quanto mai amaro pure per Kiss che, tre anni più tardi, quasi trentenne tenterà l’avventura nel calcio francese, accasandosi insieme a Törőcsik al Montpellier, all’epoca in seconda divisione. Nemmeno la creazione oltralpe della microcolonia magiara e la promozione nella massima serie al termine della stagione ’86-’87 restituiranno più lo smalto dell’estate iberica a questo attaccante, primatista quasi dimenticato di quel mondiale. 



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Foto: origo.hu