Continua la guerra nella vicina Ucraina e la conseguente ondata migratoria verso i Paesi limitrofi, come l’Ungheria. Eppure quando si pensa alle conseguenze che il conflitto avrà sull’economia, globale e dell’Unione europea, bisogna ricordarsi che l’Ucraina non è solo importante da un punto di vista energetico per via dei gasdotti. Altre importanti risorse si trovano sul territorio ucraino, fra cui il titanio (per le cui riserve l’Ucraina si trova al primo posto in Europa) oppure la grafite (secondo posto nel mondo) e il mercurio.

Il conflitto in Ucraina e gli effetti sul settore agricolo

L’Ucraina è anche un importante esportatore di derrate alimentari. Secondo la FAO, nel 2021 o la Russia, o l’Ucraina (o entrambe, in alcuni casi) si sono posizionate fra i primi tre esportatori mondiali di grano, mais, semi di girasole e fertilizzanti.

Durante un incontro speciale sul tema della sicurezza alimentare, la Commissione europea ha ricordato che già prima della guerra la situazione era piuttosto critica a causa dei prezzi alti dell’energia, che avevano avuto delle ricadute anche sulla filiera alimentare. Infatti, alcuni agricoltori (proprio per l’utilizzo di fertilizzanti speciali) da mesi pagano prezzi più alti e, ancora maggiori, sono stati i prezzi pagati dai pescatori. L’aumento dei prezzi, inoltre, non solo ha riguardato il settore energetico ma anche il trasporto e l’imballaggio, due aspetti importanti anche nell’industria agricola.

E infatti, prezzi alti per il cibo si erano già registrati, in generale nel centro-est Europa, ma anche in Ungheria. A gennaio, il premier ungherese Viktor Orbán aveva annunciato prezzi calmierati per 7 prodotti alimentari di uso comune per 3 mesi. I prezzi di questi prodotti dal primo febbraio sono stati riportati al livello del 15 ottobre 2021, proprio per limitare gli effetti dell’inflazione.

Crisi per import/export

Oggi, con la chiusura dei porti sul Mar Nero si percepisce una mancanza di prodotti base come grano, cereali e semi oleosi. Ma non è solo il divieto di esportare dal Mar Nero a creare questa crisi. I Paesi Membri dell’Ue hanno sottolineato che, seppur a fatica, le esportazioni di prodotti agricoli dall’Ucraina stanno continuando, tramite treni o camion, ma il volume è senza dubbio ridotto, soprattutto per quanto riguarda il mais e l’olio di semi di girasole.

L’Ungheria vieta le esportazioni di grano

La rotta contraria è ancora più destabilizzata. Sono in pochi, infatti, i Paesi che si sentono sicuri a entrare in Ucraina. L’Ungheria per esempio, ha vietato qualunque esportazione di grano e cereali. Una misura che colpisce l’Ucraina, ma anche l’Ue in generale, che si trova fra i primi produttori agricoli del mondo e vede limitate le sue esportazioni (a danno di Pesi dell’Ue stessa, come l’Italia, che si rifornivano, a prezzi più vantaggiosi dall’Ungheria). Il ministro dell’agricoltura István Nagy ha detto che le misure adottate servono a proteggere i cittadini ungheresi e a garantire la sicurezza alimentare nel Paese. Chiunque avesse intenzione di esportare prodotti alimentare entro il 15 maggio, dovrà notificare l’autorità nazionale per la sicurezza della filiera alimentare. Se l’esportazione in questione dovesse mettere a rischio l’approvvigionamento interno, lo Stato potrà esercitare il diritto di prelazione.

Infatti, nonostante l’Ue confermi che le riserve di grano siano alte e quindi non c’è bisogno di allarmarsi, in realtà queste riserve sono disponibili in luoghi dove non serve, mentre la scarsità è più percepita nei Paesi del sud-est Europa. L’Ungheria in particolare ha espresso preoccupazioni su possibili divieti che limiterebbero il commercio di grano e cereali.

Non solo cibo

E poi c’è la questione dei fertilizzanti e di risorse come fosfati, cloruro di potassio, fertilizzanti azotati che normalmente venivano importati dalla Russia. Anche la Bielorussia entra in gioco, essendo uno dei maggiori fornitori di potassio.

Nel suo discorso all’Associazione nazionale degli agricoltori e delle cooperative agricole ungheresi, il primo ministro Orbán ha ricordato che l’Ungheria esporta circa 5% dei prodotti agricoli verso Russia e Ucraina. Una percentuale la cui perdita è “sopportabile”, ha detto il premier. Il problema invece sta nelle importazioni. Fertilizzanti artificiali e mangimi per animali provenienti dalla Russia costituiscono il 7% delle importazioni totali. Mentre dall’Ucraina ammontano all’8.4%.

“Questa guerra sta colpendo il 15% delle importazioni,” ha dichiarato Orbán. “Ed è tantissimo.”



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